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Vino al ristorante: come sceglierlo e fare bella figura

La Cucina Italiana

Alberto Piras Sommelier de Il Luogo di Aimo e Nadia di Milano.

Come orientarsi nella scelta del vino in carta?

Ci sono diverse vie nell’orientamento del vino in carta, la prima è sicuramente cercare qualcosa che possa abbinarsi bene al menù scelto, seguendo magari abbinamenti “standard” se non si è molto esperti oppure scegliendo vini reputati passepartout (esempio andate sul sicuro con le bollicine metodo classico o rossi leggeri che si possono abbinare sia a piatti di carne sia di pesce).

La seconda via può essere quella di scegliere qualcosa che sappiamo già che ci piace, nel senso che a volte il gusto personale prevale su quello che è l’abbinamento cibo-vino; così facendo saremo sicuri di essere soddisfatti della nostra scelta nonostante in questo caso l’abbinamento potrebbe esserne penalizzato.

L’ultima via, ma solo in ordine di scrittura, è quella di affidarsi a un professionista che possa aiutarci nella scelta. Chiedete consiglio al sommelier del ristorante, senza alcun imbarazzo. Sicuramente saprà consigliarvi il giusto vino.

Meglio rimanere sui vini locali?

Non per forza, è bene rimanere su vini locali se si mangiano a loro volta pietanze locali.

Qual è il prezzo medio di una buona bottiglia?

Discorso sempre molto complicato e complesso quello dei prezzi in quanto ogni ristorante applica il ricarico che ritiene opportuno secondo le proprie politiche.

le nuove aperture per la bella stagione | La Cucina Italiana

le nuove aperture per la bella stagione
| La Cucina Italiana

Torino è in fermento. Culturale, sportivo, gastronomico. Lo raccontano le nuove aperture che negli ultimi mesi si sono succedute forse senza troppo clamore (in perfetto stile sabaudo), ma con perdurabile costanza.

Caffè storici che ospitano cucine stellate, cocktail bar dallo spirito internazionale, pizzerie sempre vocate all’eccellenza, ristoranti che sanno guardare oltre la tradizione. Questa è la Torino di oggi: una Torino capace di costruire sulle solide basi gastronomiche del suo passato un presente in divenire che guarda al mondo.

Ecco una selezione delle nuove aperture di Torino per la bella stagione 2023:

Villa Margherita e la (bella) Romagna lontana dal mare

Villa Margherita e la (bella) Romagna lontana dal mare

Un’oasi di gusto ed eleganza lontana dal caos della riviera. Per una esperienza della Romagna che non sia una semplice vacanza ma una immersione totale nel suo paesaggio, nella sua storia, cultura e sapore. E la materia prima di certo non manca

Rimini è a poco più di venti chilometri, ma sembra davvero un altro pianeta. Dimenticate la Romagna degli spiaggioni e delle resse in discoteca: abbarbicati qui tra le colline in provincia di Forlì-Cesena, dove il grande Marco Pantani amava pedalare prima di ogni gara, si respira tutta un’altra atmosfera.

Longiano è un borgo antico, placido. Circondato da alberi e frutteti – che in questo periodo colorano il paesaggio con un bellissimo foliage -, viene chiamato balcone di Romagna perché nelle giornate più terse l’orizzonte arriva al mare. È un borgo medievale, fatto di ciottoli, stradine scoscese e case di mattoni, e sulla sua strada principale si avvicendano botteghe di prodotti tipici e artigianali.

Rocca Malatesta

La sua attrazione principale è Rocca Malatesta, un castello appartenuto a una delle più importanti famiglie del Medioevo, che dominò sui territori di Rimini e della Romagna dal 1295 al 1500. «Cesena era “invidiosa” del potere di Rimini e per questo ciclicamente distruggeva il castello, che Rimini ricostruiva più bello di prima: ecco perché negli anni è diventato un gioiello», racconta lo storico locale Giorgio Magnani. Ma oltre che per le sue belle sale, Rocca Malatesta merita una visita anche per la Fondazione Tito Balestra, una interessante collezione di opere d’arte moderne e contemporanee, tra cui alcuni disegni di Goya, Matisse e Chagall, custodita al suo interno.

Villa Margherita

A pochi chilometri dal centro, poi, nella frazione di Montilgallo, un altro posto ambisce a diventare testimonial di questi luoghi ancora troppo poco noti: si tratta di Villa Margherita, antica dimora rurale del 1500 immersa nel verde, che il 7 novembre smette di essere una residenza privata e apre il suo cancello al pubblico. Interamente rinnovata grazie agli interventi di archicoltura dei giovani architetti e designer dello studio Laprimastanza, Villa Margherita si è trasformata in un relais con 6 camere da letto super tecnologiche, ma estremamente accoglienti (inclusa una suite con spa al suo interno), una grande piscina a sfioro, un parco agricolo e botanico con alberi centenari e il ristorante il Sambuco che, diretto da Giuseppe Ricchebuono, chef stellato al Vescovado di Noli, Liguria, promette di diventare un polo di attrazione gourmet sul territorio.

Al motto di elegante, eccellente, esclusiva, ma allo stesso tempo inclusiva, raffinata ma non lussuosala Villa punta a richiamare un turismo certamente d’élite sul territorio (quello lento e sostenibile su cui tanto si puntan nel post Covid), ma anche a dialogare direttamente con esso. Ed ecco quindi che il suo grande parco agricolo ospiterà eventi gestiti dal teatro Petrella di Longiano, esposizioni a cura della Fondazione Tito Balestra, attività ludiche per anziani e bambini.

Nonostante il periodo di incertezza, anche il ristorante sarà operativo sin da subito: coprirà regolarmente il servizio pranzo, mentre la cena sarà esclusivamente per gli ospiti della struttura, garantendo il distanziamento e il rispetto delle norme anti Covid. Del resto la stessa struttura della villa e gli ampi spazi garantiscono un naturale distanziamento, a contatto con la natura.

«È nei momenti di crisi che bisogna investire», ricorda Luca Panzavolta, l’amministratore delegato di Cia, società cooperativa che fa capo a Conad e che con questo progetto si propone di coniugare valorizzazione del territorio con alta cucina e riscoperta dei prodotti locali. Basta provare uno dei menu degustazione per rendersene conto: trota affumicata dell’Appennino, tortello di Mora Romagnola (razza suina autoctona), guancia di Vacca Romagnola e un’intera cantina di vini a disposizione (i cui locali sono rimasti intatti come nel 1500).

Un’oasi di gusto ed eleganza ideale per un weekend romantico, ma anche per cerimonie, pranzi e cene speciali, eventi aziendali. Lontani eppure allo stesso tempo vicini al mare e alla riviera. Per una esperienza della Romagna che non sia solo una semplice vacanza, ma un’immersione totale nel paesaggio, nella storia, nella cultura e nel sapore. E la materia prima, come abbiamo visto, di certo non manca.

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