(Ri)scoprire una nuova Trastevere – La Cucina Italiana

(Ri)scoprire una nuova Trastevere - La Cucina Italiana

La rinascita del quartiere caro a Trilussa passa per piazza San Cosimato, attorno alla quale si moltiplicano i locali in cui mangiare alcune fra le migliori carbonare della città

Per gli appassionati di Romanzo Criminale piazza san Cosimato è dove venne ucciso Franco Giuseppucci, il boss della Banda della Magliana che ha ispirato il personaggio del Libanese. Oggi quella zona di Trastevere, fra il mercato in piazza e i vicoli circostanti, è ben lontana da quei tempi ed è diventata il nucleo in cui si combatte strenuamente la banalizzazione della cucina romana. È la parte buona di Trastevere, quella meno turistica, in cui andare per mangiare bene: dalla carbonara alla trippa, dai salumi Dol “di origine laziale” a quello che forse è il gelato più buono della città, senza dimenticare croissant tutto burro e baguette dal sapore francese.

Le Levain

Cominciamo da Le Levain per due motivi. Il primo è che Giuseppe Solfrizzi ha aperto la sua pasticceria in un vicolo di questa zona un po’ isolata di Trastevere in tempi in cui qui non c’era granché, nel 2015. Un pioniere, quindi, che ha scelto di portare a Roma la sua fusion franco-pugliese, che spazia dalle baguette alla focaccia, dai panzerotti ai croissant (buonissimi, tutto burro), passando dalle ottime torte e monoporzioni dallo stile moderno e che ammicca alla pasticceria francese. Impossibile non fermarsi se ci si trova in zona.

Otaleg

Rimaniamo in zona dessert, ma non è detto, perché parliamo di una gelateria che facilmente prepara anche proposte salate. Otaleg ha aperto da poco a Trastevere, ma è una conferma nel panorama cittadino: parliamo del gelato al contrario di Marco Radicioni, che dopo una gestione a doppio binario del punto vendita originario di Colli Portuensi e di quello di Trastevere, ha deciso di abbandonare il primo e puntare tutto sul secondo, premiando la rinascita di quest’angolo del quartiere caro a Trilussa. Qui si mangia il gelato con la G maiuscola, frutto di un bilanciamento al millimetro fra le materie prime, tutte di ottima qualità e acquistate senza badare al centesimo. Dai gusti salati, vera ossessione per Radicioni, a quelli dolci e alla frutta, rigorosamente di stagione, da Otaleg è tutto “un equilibrio sopra la follia” del farsi tutto in casa e non acquistare nulla di semilavorato.

Eggs

Fra i pionieri del quartiere c’è Eggs, che ha di recente traslocato da un locale all’altro spostandosi però solo di pochi metri, per allargarsi e riuscire a controllare meglio l’enorme successo che ha riscosso questa formula “a tutto uovo”. Le protagoniste dei piatti provengono dal Bio Farm Orto di Arianna Vulpiani, un orto bio con pollaio a pochi passi dal raccordo, lato Nord di Roma. Ovviamente da Eggs la regina indiscussa è la carbonara, che ha una carta a parte e una decina di varianti, anche se il consiglio è di assaggiare il cosiddetto Triplete, che mostra l’evoluzione dalla cacio e pepe alla carbonara, passando per la gricia. In carta le uova sono di ogni tipo e le ricette ripercorrono non solo classici della tradizione romana, ma anche di quella piemontese, visto che la cuoca Barbara Agosti è di Novi Ligure. Last but not least, come dolci ci sono i tiramisù di Zum, che fanno parte della stessa famiglia e che qui sono disponibili in diversi gusti.

Il Maritozzo Rosso

Negli spazi che fino a poco fa erano di Eggs, ha preso casa invece il Maritozzo Rosso, un altro indirizzo “tematico” che ha puntato tutto sul pagnottello della colazione dei romani. Ovviamente ci si può trovare il classico con la panna, ma prima di ordinarlo bisogna passare per la selezione di versioni salate che hanno un po’ ripreso il concetto del panino farcito: in pratica il maritozzo diventa una tavolozza su cui appoggiare il meglio della tradizione e della fantasia in cucina, dalla scarola con le alici al pulled pork. Eppure non si mangiano solo i maritozzi da queste parti, perché ci sono anche gli altri piatti, molti dei quali della tradizione romana, ma ovviamente si conclude la cena con il classicone con la panna.

Proloco Trastevere

Sono in molti a ritenere che dopo 3 locali (più uno che non c’è più) Proloco Dol abbia trovato la quadra perfetta in quello di Trastevere, dove ha aperto da pochi mesi, fermo restando che si sta molto bene anche negli altri due (a Centocelle e Piazza Fiume). Per gli ultimi marziani che non lo sapessero, Dol è l’acronimo di Denominazione di origine laziale e nasce da un’idea di Vincenzo Mancino, che ha raccolto il meglio delle campagne laziali, con una particolare attenzione per il banco di formaggi e salumi. La cucina è di tradizione ed è sempre stata accompagnata dall’ottima pizza, che vanta i tre spicchi della guida pizzerie del Gambero Rosso. Probabilmente l’artefice dell’immediato successo di Proloco Trastevere è la moglie di Mancino, Elisabetta, che ha dato il suo tocco femminile al locale, ingentilendo il tutto. Qui, oltre alla sempre ottima selezione vinicola, ci sono anche i cocktail, magari da sorseggiare seduti nei comodi divani all’ingresso, in attesa del tavolo.

Trippa Osteria

Pochi metri più in là, la brava Alessandra Ruggeri ha appena aperto un posto tutto suo. Una sfida, per lei che ha sempre masticato di cucina, ma che viene “dalle vendite”. Trattasi di osteria moderna, dall’aspetto raffinato e dal servizio curato. È ancora nella fase «Ma che, siete quelli di Milano?», riferendosi all’omonimo Trippa che ha fatto faville in quel di Porta Romana. Alessandra schiettamente risponde «No, siamo quelli de Roma!». In carta una sezione dedicata al prodotto che dà il nome al locale, la trippa (fritta, a polpette, con i fagioli, nei ravioli e ovviamente classica alla romana), nonché diversi altri piatti di quinto quarto. Molta tradizione, anche se Alessandra afferma che ha già in mente di sparigliare con altre contaminazioni regionali. Lei è ovunque: in cucina prepara la linea, in sala coordina e accoglie i clienti, al tavolo suggerisce il vino dalla bella carta tutta Lazio.

Zia

Quando si passa in rassegna la rinascita della zona di piazza San Cosimato, come non parlare di Antonio Ziantoni e della sua deliziosa compagna Ida Proietti? Lui in cucina, lei in sala, danno la misura del nuovo che avanza prepotentemente. Per fortuna. Lui ha alle spalle esperienze importanti e considera suo mentore Anthony Genovese (il Pagliaccio, due stelle Michelin). Lei lo accompagna con discrezione presidiando la sala con grazia e aiutandolo nella gestione operativa di un ristorante in cui si è messo in gioco in prima persona, da imprenditore, mettendosi a capo di una squadra fatta tutta di giovani. L’esordio è stato scoppiettante, le carte ci sono tutte, dalla mano felice alla creatività senza troppi fronzoli: questi ragazzi faranno strada. Disclaimer: anche se finora abbiamo parlato prevalentemente di carbonare, in questo caso si parla di una cucina “fine dining”, raffinata, benché dai costi contenuti. Astenersi adoratori del piatto da camionista.

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