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I diversi limoni campani: una questione di sfumature

I diversi limoni campani: una questione di sfumature

È il turno dei limoni campani. Non c’è Paese al mondo con tanta ricchezza e varietà di prodotti, naturali come li regala il territorio o lavorati da mani esperte in modi semplici, che sono antichi e insieme i più contemporanei. Prosegue il viaggio alla scoperta delle nostre bontà, da quelle più conosciute a quelle meno note lontano dalla zona di produzione.
Limoni campani: bastano pochi chilometri a dare ai limoni di Sorrento, di Amalfi o di Procida qualità diverse.

Limoni campani

«Un bosco di agrumi». Così Alexandre Dumas padre definì la Penisola Sorrentina. Peccando per difetto, perché in Campania i giardini di limoni si rincorrono ovunque e per buona parte della costa, in terrazze spesso ripide dove un’agricoltura eroica regala frutti strepitosi: per il colore giallo chiaro, gli aromi intensi, la succosità della polpa moderatamente acida, la quasi assenza di semi, la particolare ricchezza di oli essenziali. Limoni simili, ma non in tutto. Ecco così che lo “sfusato”, il Limone Costa d’Amalfi Igp, ha la buccia spessa, la forma ellittica e affusolata, e pesa almeno 100 grammi. Più piccolo – ogni frutto in vendita deve essere almeno di 85 grammi – è il Limone di Sorrento, anche questo Igp. Lo gustavano già a Pompei, come testimoniato da alcuni antichi mosaici, ed era amato (e molto citato) da Torquato Tasso, nativo proprio di Sorrento. Ancora diverso è l’agrume di Procida, tanto da essere definito “limone pane” perché il suo albedo, lo strato bianco e spugnoso sotto la scorza gialla, è particolarmente spesso.
Anche se i più noti derivati sono il limoncello e le marmellate, il limone è un ingrediente versatile in cucina nei piatti salati come nei dolci: 200 chili ne ordinò la casa reale inglese per dare aroma alla torta nuziale di Harry e Meghan. In estate, la tradizione campana lo vuole fresco, tagliato a fette, con l’aggiunta di un pizzico di sale o zucchero, foglioline di menta e aceto.

Carta d’identità del limone campano

DOVE NASCONO – Il Limone d’Amalfi Igp è coltivato ad Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti, Vietri sul Mare. Il Sorrento Igp in tutti i comuni della Penisola Sorrentina (Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Vico Equense) e nell’isola di Capri. Il «limone pane» è tipico dell’isola di Procida.

CARATTERISTICHE – Il succo, grazie ai terreni nei quali vengono coltivate le piante, è particolarmente ricco di vitamina C, sali minerali e oli essenziali. La polpa ha punte inaspettate di dolcezza.

STAGIONALITÀ – Da marzo a fine luglio il limone Sorrento; da febbraio a ottobre lo sfusato d’Amalfi.

CONSERVAZIONE – Va tenuto in frigorifero o in un luogo fresco e asciutto.

Le nostre 10 ricette con i limoni

Fiori di zucca croccanti? Pastella in 3 modi diversi!

La Cucina Italiana

Anche se si prestano molto bene a numerose ricette, è senza ombra di dubbio in pastella croccante che i fiori di zucca danno le maggiori soddisfazioni. Ecco allora tre modi diversi per ottenere un’ottima pastella per fiori di zucca croccanti e gustosi.

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Pastella per fiori di zucca: il metodo tradizionale

Per preparare la pastella, esistono diversi procedimenti. Quello tradizionale richiede soltanto un uovo, 100 grammi di latte e 100 grammi di farina. Setacciate quest’ultima in una terrina, aggiungete l’uovo sbattuto e versate un po’ di latte. Mescolate di continuo fino a quando la farina non sarà del tutto diluita. Quando la pastella per fiori di zucca sarà liscia, morbida e senza grumi, la si potrà utilizzare con la ricetta desiderata. Pulite quindi delicatamente 200 grammi di fiori di zucca, lasciando intatto il gambo. Poi incidete i fiori in senso verticale, eliminando il pistillo con attenzione. Si lavano in acqua fredda, si scolano e poi si immergono in una padella con olio abbondante e pastella, avendo cura di girarli spesso. Quando sono ben dorati, non rimane che scolarli e adagiarli su carta assorbente per far grondare l’olio, prima di servire.

Pastella e birra

Un altro modo per preparare la pastella per fiori di zucca prevede la variante della birra: in questo modo si ottiene un composto leggermente più gonfio. Servono sempre 100 grammi di farina e 200 ml di birra chiara fresca. Bisogna setacciare la farina e aggiungere tutti gli altri ingredienti, mescolando per bene fino a ottenere un composto liscio. Far riposare per circa mezz’ora è fondamentale, prima di usarla per friggere.

Tempura giapponese

Alternativa proveniente dal Sol Levante, infine, è la pastella giapponese, meglio nota come tempura. È ottima per la frittura di pesce, ma va molto bene anche per i fiori di zucca. Per prepararla servono 200 ml di acqua fredda gassata, 100 grammi di farina e un uovo. Sbattete il tuorlo in una ciotola e poi aggiungere acqua e farina. Si mescola togliendo solo i grumi più grandi e si lascia in frigorifero per almeno un’oretta. Ancora fredda, la si utilizza con gli ingredienti scelti, ben sapendo che grazie alla sua temperatura questa pastella consentirà al fritto di essere ancora più croccante e poco oleoso. Il merito è dello sbalzo termico al contatto con l’olio bollente.

10 ricette con i fiori di zucca

fiori di zucca

Ricette con i fiori di zucca

Come cucinare le uova in 50 modi diversi

La Cucina Italiana

Come cucinare le uova? C’è solo l’imbarazzo della scelta! Sì, perché quello della cottura delle uova è un mondo sconfinato. Non si contano infatti le tecniche che esistono per preparare uno degli alimenti più usati nelle cucine di tutto il mondo. Le uova sono un ottimo alimento, sia dal punto di vista organolettico sia di quello nutrizionale: sono buone e danno energia. Gli usi delle uova in cucina sono tantissimi: possono essere le protagoniste di un piatto dal crudo al cotto.

Qui sotto troverete svariati metodi di cottura per cucinare le uova per un risultato garantito. Non solo: nella gallery tante ricette sfiziose e nutrienti con le uova. Buon appetito!

Come cucinare le uova in acqua bollente

Uova sode

Le uova sode si presentano ben cotte, totalmente solide sia nell’albume che nel tuorlo. Immergete le uova in un pentolino e copritele completamente con acqua fredda. Aggiungete un pizzico di sale, che contribuirà a rassodare gli albumi velocemente e a sigillare le crepe che potrebbero formarsi sui gusci durante la cottura delle uova, e un goccio di aceto, che aiuterà a coagulare l’albume che dovesse fuoriuscire. Accendete l’acqua e spegnetela 8/10 minuti dopo l’inizio dell’ebollizione. Una volta pronte, le uova sode vanno sgusciate: per farlo, dovrete raffreddarle sotto un getto di acqua fredda e batterle delicatamente su un piano per rompere il guscio. Tenetele nuovamente in acqua fredda per qualche minuto e poi sgusciatele del tutto. Se fate fatica a sgusciare le uova, sappiate che ciò accade perché sono molto fresche. L’alone grigio-verdastro che alle volte si forma tra albume e guscio, non è sintomo di poca freschezza, ma semplicemente una reazione chimica tra zolfo e ferro, data da una cottura un po’ troppo prolungata.

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Uova alla coque

Nella cottura alla coque, i tuorli rimangono cremosi e tendenti al liquido; gli albumi invece si inturgidiscono risultando ben cotti. Per eseguire delle perfette uova alla coque è sufficiente immergerle in acqua leggermente salata durante l’ebollizione e farle cuocere per 3 minuti. Per questa cottura è necessario fare attenzione a un paio di dettagli: immergete le uova in acqua con delicatezza e fate bollire il tutto lentamente a fuoco abbastanza lento, in modo da evitare che il guscio possa rompersi. A questo punto toglietele dall’acqua con un mestolo forato, passatele sotto l’acqua fredda e servitele in un portauovo.

Uovo bazzotto

Le uova bazzotte (o barzotte) si presentano con un albume solido e ben cotto e tuorlo morbido, ma non quanto quello della cottura alla coque: la via di mezzo verso le uova sode. Il tempo di preparazione dell’uovo bazzotto è leggermente più lungo: sei minuti anziché tre. Non però dal momento in cui l’acqua ricomincia a bollire, ma da quando l’uovo è stato immerso nell’acqua bollente. Trascorsi i sei minuti, scolatelo, passatelo sotto l’acqua fredda, fatelo rotolare delicatamente per crepare il guscio e sgusciatelo.

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Giornata mondiale dell’uovo: tanti modi per preparare le uova

Uovo in camicia

Le uova in camicia sono uova bollite senza il guscio; l’albume si presenta solido, mentre il tuorlo resta di consistenza cremosa. Si contraddistinguono per la loro grande digeribilità. Per cuocere a regola d’arte un uovo in camicia è sufficiente utilizzare un recipiente abbastanza largo, riempito con acqua salata e un po’ di aceto: l’aceto facilita la coagulazione dell’albume. L’uovo viene immerso nell’acqua alla soglia del bollore dopo essere stato aperto in un tegamino o in un piattino. Il trucco sta nel girare prima l’acqua con l’aiuto di un cucchiaio formando un vortice, all’interno del quale far poi scivolare delicatamente l’uovo. Dopo 3 minuti di cottura, e dopo aver eliminato i filamenti di albume in eccesso, l’uovo in camicia è pronto per essere scolato con un mestolo forato e poi servito.

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