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Renato Bosco torna in tv con “Na Pizza”. Pronti a impastare?

La Cucina Italiana

«Stavolta sono persino più emozionato» confessa Renato Bosco alla vigilia della seconda edizione di Na Pizza, la trasmissione prodotta da Food Media Factory che torna dal 2 al 9 ottobre, dal lunedì al venerdì, alle 18.15, su Sky e in streaming su NOW. Sei nuove puntate in cui Renato Bosco, il “pizza-ricercatore” – che ha fatto scuola con le sue pizze contemporanee, digeribili, “supercrunch”, onnipresente nelle grandi guide con la sua omonima pizzeria di San Martino Buon Albergo (Verona) – ci guiderà alla scoperta della pizza contemporanea

Le novità di Na Pizza

«Si è alzata l’asticella, il progetto è di respiro ancora più ampio, avremmo nuovi ospiti d’eccellenza: con noi ci saranno Devis Lovatel e Pier Daniele Seu» annuncia Bosco, introducendo i nuovi compagni di viaggio che con lui ci racconteranno le grandi innovazioni in ambito tecnico e stilistico della pizza. Due avanguardisti: Lovatel per la pizza di montagna con un impasto sottile e croccante che valorizza i grandi prodotti delle Dolomiti, e Seu per la pizza territoriale e innovativa con impasti leggeri e condimenti originali.

Saranno al fianco di Bosco durante ogni puntata, e in ciascuna proporranno una propria ricetta che realizzeranno con lui a quattro mani. «È stato un confronto molto costruttivo per sapori e saperi. Pier Daniele Seu mi ha molto colpito per la ricerca sul territorio e mi ha trasmesso la passione per la frittura. Denis Lovatel mi ha spinto ad andare ancora più a fondo nella ricerca dei produttori, degli ingredienti, e la sua idea di applicare il foraging alla pizza è molto interessante» prosegue Bosco. In questa intervista ci racconta come sta cambiando il mondo della pizza, ma anche dei pizzaioli.

Intervista a Renato Bosco

La pizza sta diventando un grande banco di prova per i professionisti. Perché, secondo lei?
«Sicuramente negli ultimi vent’anni la figura del pizzaiolo è profondamente cambiata, ed è profondamente cambiato l’atteggiamento del pizzaiolo, che si è messo alla prova ascoltando i clienti. Per esempio per tanto tempo si è pensato che la pizza non fosse digeribile, e questo ha contribuito a rendere centrale il tema degli impasti e a lavorarci molto. Contemporaneamente hanno fatto tanto anche le scuole, formando nuovi professionisti sempre più preparati».

Com’è cambiata la pizza?
«Si è moltiplicata, non esiste più una sola pizza. La pizza napoletana resta la tradizione, il punto di partenza, poi però sono cambiate le forme della pizza, anche in base alle regioni. È il momento delle pizze territoriali».

Come si adegua la pizza contemporanea alle nuove esigenze e stili alimentari?
«Si lascia stimolare. Intolleranze e allergie che purtroppo riguardano sempre più persone per noi pizzaioli sono diventate un’opportunità di sperimentazione. Fino a qualche anno fa non si pensava di poter fare una pizza senza fiordilatte, mentre ora i prodotti senza lattosio, ma anche senza glutine, si sono moltiplicati, e offrono grandi opportunità di studio e lavoro».

Lei è stato tra i primi a sperimentare con gli impasti, ha scalato tante classifiche, e ora è sempre più spesso in tv. Come vive questo cambiamento?
«Lavorare in televisione mi ha fatto cambiare prospettiva, mi consentito di crescere anche perché ho dovuto imparare a delegare, ma senza mai perdere di vista l’obiettivo o cambiare la visione. Io vivo il mio ruolo con grande responsabilità: dover rappresentare la pizza è un grande orgoglio, sia dentro sia fuori la tv».

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Davide Longoni e la michetta per chi parte e per chi torna

La Cucina Italiana

La michetta è uno dei simboli della città di Milano: dal sapore un po’ nostalgico, forse, un po’ dimenticata, ma grande protagonista delle merende di tanti milanesi. Davide Longoni l’ha ripensata nel suo impasto, riportandola alle origini, e trasformandola allo stesso tempo nella michetta del futuro. 

Dopo aver contribuito a rivoluzionare il mondo del pane portando al successo la pasta madre e le farine macinate a pietra, anima del “pane moderno”, Longoni ha voluto attuare una rivoluzione inversa, studiando e riproponendo questo pane tipico regionale. Un progetto che, però, segue sempre il suo stile, discostandosi dalla michetta soffiata tradizionale: la sua “Michetta dal 2034” è realizzata con farine di filiera piemontese provenienti da Mulino Sobrino, farine certificate biologiche, non trattate e non tecniche, cosa che permette di ottenere un prodotto meno soffiato e più morbido rispetto alla michetta degli anni ’70. Più simile a quelle ancora precedenti, realizzate prima che farine sempre più tecniche portassero allo “svuotamento” estremo del panino.

Sono andata ad assaggiare questa nuova michetta, presso l’ape car all’ingresso del Mercato Centrale di Milano: un colorato “avamposto” che propone l’iconica michetta anche a chi è di fretta, come recita lo slogan scritto con il gesso sulla lavagnetta del “menù”, e con l’occasione ho fatto alcune domande a Davide Longoni, artefice di questa simpatica idea. 

4 domande a Davide Longoni

Davide, come deve essere una michetta per essere buonissima? 

«Sincera: cioè deve essere fatta con farine sincere, biologiche, di grani italiani, con la biga che dà quel caratteristico gusto di fermentato, tipico del pane lombardo. Deve essere vuota ma non troppo, perché nel morso non si deve percepire troppo asciutta, e deve accompagnare al meglio il ripieno. Per me, il ripieno ideale è la Mortadella.»

In che cosa è diversa la michetta del futuro da quella del passato?

«Ho ancora in mente la michetta che faceva mio papà, che era panettiere: un tempo non erano così vuote, via via ho assistito al loro svuotarsi, perché farine sempre più tecniche, sempre più “gonfie” davano panini con sempre più aria,  sempre più asciutte. Ho recuperato quindi farine meno forti, con meno proteine, con meno glutine e faccio michette un po’ più piccole, un po’ più vicine all’idea di pane di Davide Longoni, un pane della memoria, perché il futuro è sempre collegato con la memoria.»

Torna il Festival Franciacorta in Cantina

La Cucina Italiana

Per chi visita la Franciacorta per la prima volta, e vorrebbe scoprire il territorio e quello che offre, è tornato il servizio dei bus tour di tre ore l’uno che fanno varie soste in alcune cantine e produttori, con partenza da Rovato.

Entrambi i weekend offriranno le stesse esperienze ed attività per permettere ai visitatori di trovare la stessa varietà e qualità di proposte. Le cantine restano sempre il punto di ritrovo, e per le visite è necessaria la prenotazione, contattando direttamente le cantine. Il Festival avrà luogo il weekend del 10 e 11 Settembre e quello successivo, del 17 e del 18

Le cantine aderenti al Festival Franciacorta in Cantina

Abrami Elisabetta, Alberelle, Antica Fratta, Azienda Agricola Fratelli Berlucchi, Azienda Agricola Massussi Luigi, Barboglio de Gaioncelli, Bariselli Gabriella, Barone Pizzini, Bellavista, Berlucchi Guido, Bersi Serlini, Biondelli, Boccadoro, Bonfadini, Bosio, Ca’ del Bosco, Cantina Clarabella, Caruna, Castello Bonomi Tenute in Franciacorta, Castello di Bornato, Castello di Gussago La Santissima, Castelveder, Cavalleri,  Contadi Castaldi, Corte Aura, Corte Fusia, Derbusco Cives, Due Gelsi, Faccoli, Ferghettina, IBARISEI, Il Dosso, La Costa di Ome, La Fiorita, La Manèga, La Montina, La Riccafana di Riccardo Fratus, La Torre, Lantieri de Paratico, Le Cantorie, Le Marchesine, Majolini, Marchesi Antinori Tenuta Montenisa, Marzaghe Franciacorta, Mirabella, Monzio Compagnoni, Monte Rossa, Mosnel, Plozza Ome, Priore, Quadra, Ricci Curbastro, Romantica, Ronco Calino, San Cristoforo, Santus, Spensierata, Tenuta Ambrosini, Tenuta Moraschi, Turra, Vezzoli Ugo, Villa Crespia Fratelli Muratori, Vigna Dorata, Villa Franciacorta, Villa Giuliana.

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