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Unione Europea: ridurre gli sprechi alimentari del 30% in 10 anni

La Cucina Italiana

L’Unione Europea ha fatto un importante passo avanti nella lotta contro gli sprechi alimentari, con l’obiettivo di ridurre il 30% degli sprechi alimentari pro-capite entro il 2030 in ristoranti, mense e famiglie, e il 10% nell’industria alimentare. Questi obiettivi vincolanti sono parte di una riforma mirata della direttiva sui rifiuti. Gli sprechi alimentari rappresentano una sfida significativa per l’UE, con quasi 59 milioni di tonnellate di cibo sprecate ogni anno, con un valore di mercato stimato di 132 miliardi di euro. Ma c’è speranza, grazie all’impegno di aziende come Too Good To Go.

L’Unione Europea per la lotta agli sprechi alimentari

L’azienda Too Good To Go, certificata B Corp a impatto sociale, accoglie con favore la proposta dell’UE di fissare obiettivi giuridicamente vincolanti per la riduzione degli sprechi alimentari. Da sempre Too Good To Go è nota per sostenere la causa della riduzione degli sprechi alimentari e si è impegnata attivamente nel processo di consultazione della Commissione europea. Questa iniziativa rappresenta un importante passo verso un sistema alimentare più sostenibile.

Nel 2022, l’azienda ha contribuito a evitare lo spreco di oltre 79 milioni di pasti, equivalente a 625mila tonnellate di CO2 evitate. Questo impatto ambientale è paragonabile a 125mila posti a sedere per volare in tutto il mondo. Lanciata nel 2016, To Good To Go,  è ora presente in 17 Paesi e 2 continenti (Europa e America).

Un cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani

Too Good To Go non si limita a salvare pasti da ristoranti e negozi, ma ha anche influenzato positivamente le abitudini alimentari degli italiani. Un sondaggio condotto da Too Good To Go in collaborazione con YouGov ha rivelato che il 93% degli italiani ha modificato le proprie abitudini alimentari a causa dell’aumento dei prezzi. Il 49% degli italiani ha iniziato a portarsi il pranzo da casa, preparato la sera prima, per motivi sia economici che ecologici. Più di due italiani su tre hanno ridotto la frequenza dei pasti fuori casa. Questi cambiamenti dimostrano che le iniziative come Too Good To Go possano ispirare e responsabilizzare le persone a ridurre gli sprechi alimentari.

Consapevolezza e azioni antispreco: risultati dell’Osservatorio di Too Good To Go

Lo “Osservatorio sullo Spreco Alimentare” presentato da Too Good To Go in occasione della scorsa Giornata Internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari offre un importante quadro sullo stato di consapevolezza e le azioni intraprese dai diversi attori della filiera alimentare. I risultati rivelano una crescente sensibilità dei consumatori verso il tema dello spreco alimentare, con il 95% dei consumatori di Too Good To Go dimostrando una profonda consapevolezza e attuando azioni antispreco quotidiane, come l’attenzione alle date di scadenza e il consumo responsabile. Nei Pubblici Esercizi, sebbene metà di essi dimostrino consapevolezza, i costi associati allo spreco alimentare rimangono elevati, con il 31% che dichiara di sprecare una notevole quantità di cibo ogni mese. Nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO), le principali cause di spreco sono la scadenza dei prodotti e il packaging difettoso, ma emergono sforzi per concretizzare azioni contro lo spreco alimentare. Tuttavia, mancano linee guida comuni a livello di settore. Too Good To Go lancia una campagna di sensibilizzazione chiamata “Piccoli Passi, Grande Impatto” per enfatizzare l’importanza delle azioni quotidiane nel contrasto al problema dello spreco alimentare. Questo studio fornisce una base fondamentale per affrontare il problema in modo più efficace e collettivo.

Insieme per un mondo zero spreco

Too Good To Go sta conducendo la lotta contro gli sprechi alimentari in Europa, sostenendo la proposta dell’UE per obiettivi vincolanti e influenzando positivamente le abitudini alimentari degli italiani. Con il suo impegno costante e una crescente community di utenti e partner, l’azienda ha raggiunto un traguardo significativo nel salvataggio di pasti e nell’abbattimento delle emissioni di CO2. La sua missione di combattere gli sprechi alimentari è un obiettivo ambizioso, ma con l’entusiasmo di milioni di persone, sembra che si stia facendo progressi significativi nella sfida dello spreco alimentare.

7 buone abitudini per ridurre lo spreco alimentare

7 buone abitudini per ridurre lo spreco alimentare

Un italiano su tre utilizzerebbe delle app per comprare prodotti alimentari invenduti, imperfetti o prossimi alla scadenza, salvandoli dalla spazzatura e soprattutto risparmiando denaro. Ecco cosa ci raccontano i risultati di una ricerca

È uno studio condotto da Ipsos in collaborazione con Waste Watcher International Observatory a rivelare che circa 4 italiani su 10 (il 39%) sono attenti a limitare lo spreco di cibo e questa buona abitudine si sarebbe rafforzata nel periodo successivo al lockdown: gli under 35, invece, sarebbero i cittadini più impegnati a prevenire gli sprechi.

«Il lockdown ha imposto agli italiani un corso accelerato di educazione alimentare e di economia domestica, ma dimostrano di aver ben compreso anche le implicazioni dello spreco alimentare per la salute dell’ambiente e la propria», osserva Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International e fondatore della campagna Spreco Zero, che conclude: «È questa l’eredità positiva della pandemia, che tuttavia fra le sue tragiche conseguenze include anche la drammatica accentuazione del food divide: il divario alimentare che si aggiunge alle diseguaglianze economiche, educative, digitali, di genere. Restituire valore al cibo e garantire il diritto per tutti i cittadini resta la strada maestra per colmare questo squilibrio, in Italia e nel mondo».

A confermare ulteriormente questi dati, inoltre, è una ricerca recente pubblicata dell’Osservatorio Reale Mutua e dedicata all’agricoltura e alle nuove abitudini d’acquisto dei nostri connazionali che afferma che il 48% degli intervistati investe tempo per stilare una lista della spesa mirata ad acquistare solo gli alimenti necessari e uno su tre sfrutterebbe le applicazioni che offrono la possibilità di comprare (a prezzi inferiori) prodotti agroalimentari invenduti, imperfetti o prossimi alla scadenza, risparmiando denaro e salvandoli dalla spazzatura!

Sull’argomento, è il team di Phenix, startup che facilita la donazione degli alimenti in scadenza da parte di supermercati e industria, a fornirci indicazioni utili per evitare che le nostre abitudini quotidiane errate possano generare un enorme quantitativo di rifiuti alimentari: «Ogni anno, gli italiani sono sempre più attenti alla questione dello spreco alimentare: dall’ultimo rapporto Waste Watcher, infatti, è emerso che oltre il 57% della popolazione è più sensibile al tema, grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco. Nel 2020, gli sprechi alimentari si sono ridotti del 25% rispetto all’anno precedente, passando dai 6,6 ai 5 euro a settimana per persona. Una diminuzione significativa che però genera ancora 6,5 miliardi di euro di sprechi ogni anno. Questi pochi (ma importanti) numeri ci portano però ad affermare che, sebbene il percorso verso l’obiettivo #ZeroWaste sia ancora lontano, siamo sulla buona strada», spiega Julien Fanara, country manager di Phenix Italia.

Con l’app Phenix è possibile acquistare, quindi salvare dai rifiuti, una box con i prodotti invenduti della giornata dei negozi più vicini a casa nostra. Così, oltre ad aiutare le piccole attività di quartiere e risparmiare denaro, si contribuisce a ridurre emissioni di CO2 nell’atmosfera: basterebbe pensare che ogni box salvata equivale a 2,5 kg di CO2 in meno.

7 consigli utili per evitare di sprecare cibo

1. Siate “locavori”

Questo termine deriva dall’unione di locale e onnivoro e sposa la filosofia del buon cibo, ma a km zero. Essere locavori, oggi, è di fondamentale importanza per ridurre l’impatto ambientale ed evitare sprechi: è buona abitudine dare priorità ai cibi di stagione, magari prodotti da piccole aziende agricole del territorio così da ridurre massicce emissioni di anidride carbonica.

2. Non giudicate dall’aspetto

È sbagliato scartare un mela dall’aspetto poco curato perché la sua forma non è quella “convenzionale”, tantomeno una banana se presenta qualche macchia scura: è solo più matura e dolce. Al giorno d’oggi siamo abituati a buttare via del cibo solo perché lo giudichiamo (erroneamente) dall’aspetto, ma un morso può fare la differenza.

3. Pianificate

Sembrerà banale, ma pianificare i pasti e fare sempre una lista spesa oculata è la chiave per consumare in modo responsabile e attento. Con un po’ di fantasia e organizzazione, riempire il frigo con i giusti alimenti per la settimana sarà un gioco da ragazzi.

4. Comprate “alla spina”

Date priorità ai prodotti sfusi e comprate solo ciò di cui avete realmente bisogno. Acquistare alimenti sfusi ci consente non solo di evitare rifiuti alimentari, poiché acquistiamo solo le quantità necessarie, ma anche quelli degli imballaggi.

5. Le date di scadenza

Sebbene numerosi alimenti si possano consumare anche dopo la data di scadenza indicata sulla confezione, è buona norma consumare i cibi in tempo e tenere d’occhio le date è fondamentale per ridurre gli sprechi. Tuttavia, è una buona idea quella di acquistare cibi prossimi alla scadenza soprattutto se stiamo facendo una spesa che andrà consumata in tempi brevi.

6. Organizzate il frigorifero

La giusta conservazione degli alimenti è fondamentale per evitare che questi possano deteriorarsi rapidamente e quindi che vadano nella spazzatura. È importante che all’interno del frigorifero i cibi vengano riposti negli spazi più idonei. Ad esempio: nella parte superiore possiamo conservare i dolci e i formaggi; nel ripiano di mezzo i cibi cotti, gli affettati e i sughi; in quello inferiore, la carne, pesce e i cibi crudi.

7. Parlate con i negozianti

Chiacchierare con il salumiere può aiutare a evitare che del cibo ancora buono vada a finire nei rifiuti. Ad esempio, possiamo chiedere al negoziante quali sono gli alimenti prossimi alla scadenza per portarli a casa, magari risparmiando, e mangiarli prima che vadano a male!

Foto di Anna Shvets da Pexels.

Perdere peso senza ridurre le calorie: la dieta dell’orologio

Perdere peso senza ridurre le calorie: la dieta dell’orologio

Il programma alimentare è stato studiato dal Pennington Biomedical Research Center e prevede che tutti e tre i pasti principali vengano consumati nell’arco di sei ore

Le diete non fanno per voi, perché non riuscite a ridurre a lungo il numero di calorie ingerite ogni giorno? È un problema comune: i tassi di fallimento delle diete, secondo le statistiche, si aggirano intorno al 95%. Ma adesso una nuova ricerca ha individuato un “segreto” per bruciare i grassi in eccesso senza modificare la quantità delle calorie nel piatto. Secondo lo studio condotto dalla ricercatrice italiana Eleonora Poggiogalle del Pennington Biomedical Research Center in USA con l’équipe di Eric Ravussin e Courtney Peterson (e attualmente a La Sapienza Università di Roma), il segreto è consumare i tre pasti della giornata nell’arco di appena sei ore.

La dieta dell’orologio: gli orari
Si parte alle 8 del mattino con la prima colazione, si pranza alle 11 e si cena alle 14 del pomeriggio. Nelle 18 ore fra l’ultimo pasto e il primo del giorno successivo, invece, si digiuna. Questa «dieta dell’orologio» determina anche la diminuzione dell’appetito, e quindi può essere seguita senza troppi sforzi e senza neppure dover ridurre la quantità di zuccheri e grassi ingeriti. È un’alimentazione bilanciata: apporta il 50% di carboidrati, il 35% di grassi e il 15% di proteine, che però devono essere assunti rigorosamente nella prima parte della giornata.

L’esperimento
Per dimostrare l’efficacia di questo programma alimentare, gli studiosi hanno chiesto a pazienti in sovrappeso, tra i 20 e i 45 anni, di consumare colazione, pranzo e cena nell’arco di 12 ore, dalle 8 alle 20, per quattro giorni di seguito. Per i successivi quattro giorni, invece, l’arco di tempo in cui consumare i pasti è stato ridotto dalle 8 alle 14. In questa seconda fase, i ricercatori hanno riscontrato una riduzione dei livelli di grelina, l’ormone responsabile dell’aumento del «senso di fame». Il fattore di fondamentale importanza è stato il digiuno di 18 ore, che permette di ottimizzare lo smaltimento dei grassi senza effetti negativi sulla salute.

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