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Bignè al caffè – Ricetta di Misya

Bignè al caffè

Innanzitutto preparate la pasta choux: sciogliete il burro in una pentola dal fondo spesso, insieme con latte, acqua e sale, portando a ebollizione.
Unite la farina, già setacciata, tutta in una volta, mescolando energicamente con un cucchiaio di legno finché sul fondo non inizierà a depositarsi una leggera patina, a quel punto togliete dal fuoco e lasciate raffreddare.

Una volta quasi completamente freddo, unite le uova uno per volta, aspettando che il primo sia completamente incorporato prima di aggiungere il secondo, poi trasferite la pasta choux in una sac-à-poche dal beccuccio liscio non troppo sottile.

Create i bignè sulla teglia rivestita di carta forno, ben distanziati tra di loro.
Inumidite un dito e usatelo per schiacciare la punta rimasta in cima ai bignè, in modo da ottenere dei bignè gonfi e tondi.

Cuocete per circa 10 minuti in forno statico preriscaldato a 200°C, quindi abbassate a 180°C e cuocete per altri 15-20 minuti, infine sfornate e lasciate raffreddare completamente.

Sciogliete il caffè nell’acqua dopo averla riscaldata, poi lasciate almeno intiepidire.

Unite in una ciotola mascarpone, zucchero a velo e caffè e amalgamate, quindi unite la panna ben fredda di frigo e montate con le fruste fino ad ottenere una crema omogenea e ben montata, poi trasferitela in una sac-à-poche con beccuccio non troppo grande.

Create un buchino sul fondo dei bignè e farciteli con la crema.

Procedete infine con la decorazione: sciogliete il cioccolato spezzettato (in microonde o a bagnomaria), poi, uno per volta, immergeteci la parte superiore dei bignè e disponete in cima un chicco di caffè.

I bignè al caffè sono pronti: lasciate asciugare per bene il cioccolato prima di servirli.

Ricetta Salmone marinato alla barbabietola con “maionese” di cavolfiore

Ricetta Salmone marinato alla barbabietola con “maionese” di cavolfiore

Il Salmone marinato alla barbabietola con “maionese” di cavolfiore è un antipasto fresco e leggero da portare in tavola nella stagione fredda. Realizzare questo piatto è semplice e veloce, ma dovrete considerare i tempi di riposo della marinatura, almeno 12 ore.

Una volta pulito, il filetto di salmone va spalmato con la barbabietola frullata, zucchero e sale e lasciato marinare mezza giornata in frigo. Una volta trascorso questo tempo, il pesce va scolato dalla marinatura e si può servire con la maionese di cavolfiore – ottenuta frullando l’ortaggio lessato con olio, sale e limone – e con della cicoria.

Scoprite anche queste ricette: Salmone marinato sui crostini, Salmone marinato con arance, indivia belga e litchi, Salmone marinato con vinaigrette allo zucchero, Salmone marinato all’aneto e cracker alla paprica, Insalata con salmone marinato, noci e maionese all’avocado.

Allan Bay e l’elogio del mangiare con le mani: intervista

La Cucina Italiana

Giornalista gastronomico, storico, scrittore, Allan Bay ha appena messo nero su bianco in un libro ciò che in molti (se non tutti) pensiamo, ma che spesso non abbiamo il coraggio di dire. Almeno non in pubblico (perciò, figuriamoci di fare!). Ha ricordato che mangiare con le mani è uno dei grandi piaceri della vita, e come e perché dovremmo farlo ogni volta che possiamo, salvo rare e eccezioni che rendono impossibile l’utilizzo del pollice e dell’indice per toccare il cibo, annusarlo e portarlo alla bocca.

Si intitola Elogio del mangiare con le mani (Il Saggiatore): chiaro sin dal titolo, è un colto e divertente viaggio storico e antropologico che sdogana questo gesto così appagante che nei secoli le convenzioni sociali hanno fatto apparire “esotico”. Anzi – diciamolo pure – in certe circostanze un po’ maleducato.

Come scoprirete leggendolo, fino a poco tempo fa le forchette non esistevano nemmeno: sono arrivate sulle tavole della borghesia europea solo nell’800, dopo essere state inventate in Cina. Poi il galateo ha cominciato a dettare le regole limitando a una ristrettissima cerchia i cibi mangiabili senza le posate. Una faccenda, anche questa, rimasta tutta occidentale, considerato che c’è mezzo mondo – con tanti Paesi asiatici e africani a fare da capofila – che delle posate fa spesso e volentieri a meno. Allan Bay racconta anche questo e, per passare dalla teoria alla pratica, suggerisce man mano gustose ricette da «conlemanisti». O meglio, come spiega in questa intervista, «indicazioni», che di certo rendono ancora più piacevole la lettura del suo primo libro «personale».

Intervista a Allan Bay

Perché è un libro “personale”?
«Riguarda una mia passione che pochi dei miei amici, quelli veri, conoscono: mangiare con le mani, appunto. Ho scritto tanti libri, specie ricettari, che in quanto tali di base avevano un’oggettività. Questo libro è diverso proprio perché parla di me».

Cosa rende così piacevole mangiare con le mani?
«Da bambini si scopre il mondo – e quindi anche il cibo – anzitutto con il tatto e con l’olfatto, e questo contatto fisico con ciò che si mangia resta il massimo godimento. Però con il tempo si tende a privarsene perché crescendo insegnano che bisogna usare le posate: ci si rinchiude negli schemi. Lo scopo del libro è uscire fuori da questi schemi e sdoganare, quando possibile, questo grande piacere di mangiare con le mani».

In quanti vorrebbero farlo ma non hanno il coraggio di farlo o anche solo di dirlo?
«Non lo so. So però per certo che diversi dei miei amici amano mangiare con le mani e che in tanti usano le posate anche in casi in cui non ce ne sarebbe bisogno. Penso ad esempio a quanti mangiano la pizza con forchetta e coltello e agli sguardi attoniti dei pizzaioli mentre lo fanno. E poi a Napoli anche gli spaghetti una volta venivano mangiati con le mani: ricorda Totò?»

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