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Crostata della Babbaiola – Ricetta di Misya

Crostata della Babbaiola - Ricetta di Misya

Preparate la pasta frolla: lavorate insieme burro e farina fino ad ottenere un composto sabbioso, poi incorporate zucchero, uova e aromi e impastate fino ad ottenere un panetto omogeneo.
Avvolgete la frolla con pellicola per alimenti e lasciate riposare in frigo per almeno 30 minuti.

Nel frattempo preparate la crema al limone: sbattete le uova (i 2 tuorli e l’uovo intero) con lo zucchero e il sale, poi incorporate la maizena.
Fate scaldare panna e latte con buccia di limone e vaniglia in un pentolino, quindi unite i due composti, spostate il tutto in un pentolino e cuocete fino ad ottenere una crema densa.

Eliminate la buccia di limone, unite il burro facendolo sciogliere nella crema calda, quindi incorporate anche il succo di limone, infine coprite con pellicola a contatto e lasciate raffreddare.

Riprendete la frolla e stendetela in una sfoglia abbastanza sottile, quindi usatela per foderare fondo e bordi dello stampo, eliminando poi gli eccessi lungo i bordi.

Sbattete la ricotta con lo zucchero.

Incorporate anche l’uovo nella ricotta, quindi unite la crema di ricotta alla crema al limone.

Versate la crema nel guscio di frolla e, con gli avanzi, create delle striscette di frolla e arrotolatele tra le mani per creare dei cordoncini, quindi usateli per creare un motivo decorativo classico sulla superficie della crostata, come vedete in foto.

Spennellate con uovo leggermente sbattuto e cuocete per 35-40 minuti a 180°C, in forno statico già caldo, quindi sfornate e lasciate raffreddare completamente.

La crostata della Babbaiola è pronta, decorate con poco zucchero a velo e servite.

Carnevale: la geografia delle chiacchiere

La Cucina Italiana

Oggi chiacchieriamo di geografia. Anzi, facciamo di meglio: vi presentiamo la geografia delle chiacchiere. Perché la partita, a Carnevale, l’hanno vinta loro, le chiacchiere. Infatti, fra i vari dolci di Carnevale di cui è ricchissima la nostra gastronomia, negli ultimi anni il titolo di golosità più amata spetta certamente alle chiacchiere. O alle bugie, ai galani, alle frappe, ai cenci… Insomma, chiamatele come vi pare, alla fine sono solo tanti nomi per indicare un unico dolce carnevalesco. Con varie differenze a seconda delle regioni; ma con mutamenti di nome e di forma anche distanze minori, tipo tra comuni a poca distanza fra loro.

La geografia delle chiacchiere non è chiacchiera

I frictilia e i Saturnali

Le chiacchiere (in senso ampio) derivano da un dolce romano, i frictilia, che tradizionalmente venivano preparati proprio in febbraio per festeggiare i Saturnali. Grazie all’estrema semplicità della loro preparazione, durante i festeggiamenti venivano distribuite alla folla ingenti quantità di questo dolce e nessuno rimaneva a bocca asciutta. Si tratta di un dolce semplice, nient’altro che striscioline di pasta preparate con farina, burro, zucchero, vanillina, uova e un goccio di liquore (a volte assente), grappa ad esempio, fritte e cosparse di zucchero semolato o a velo. E a volte ripassate al forno.

Lombardia, Piemonte e Veneto

Ma ci sono differenze tra chiacchiere, bugie, galani, cenci e frappe? Più che differenze, è il caso di parlare di sfumature. Il termine “chiacchiere” è diffuso in Lombardia e nel Sud Italia, mentre “bugie” è più piemontese: le bugie sono in genere più piccole, a forma di rombo, ed esistono anche nella variante ripiena alla marmellata o al cioccolato. 
Nei galani veneziani e veronesi, in genere, spesso al posto della grappa, viene usato il vino bianco o il rosolio, e l’uso dello zucchero semolato prevale di gran lunga su coloro che scelgono quello a velo. Tuttavia, nel resto del Veneto così come in Friuli, si preferisce parlare di “crostoli” e la grappa si sente eccome, con lo strutto che spesso figura tra gli ingredienti dell’impasto, ma anche come grasso per la frittura.

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