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» Crostata al gelo di anguria

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Innanzitutto preparate la frolla: unite semplicemente tutti gli ingredienti (farina, zucchero, burro, uova e lievito) in una ciotola e lavorate velocemente fino ad ottenere un panetto, che avvolgerete con pellicola per alimenti e lascerete riposare per almeno 30 minuti in frigo.

Nel frattempo preparate il gelo di melone: tagliate l’anguria a fette, eliminate la buccia e i semi, tagliatela a pezzi e frullatela, quindi passatela in un colino a maglie strette in modo da ricavarne solo il succo.

Travasate il succo in un pentolino, incorporate zucchero e maizena e cuocete (mescolando costantemente) per circa 15 minuti o finché non si sarà rassodata, quindi lasciate intiepidire.

Riprendete la frolla, stendetela in una sfoglia abbastanza sottile e mettetela nello stampo imburrato e infarinato, cercando di pareggiare i bordi (conservate la frolla avanzata per decorare la crostata), quindi bucherellate il fondo, copritela con della carta forno e riempitela di legumi secchi per cuocerla alla cieca.

Cuocete per circa 20 minuti a 180°C, in forno ventilato già caldo, quindi riprendete lo stampo, eliminate legumi e carta forno, riempite il guscio con il gelo di anguria e decorate con la pasta frolla rimasta, quindi cuocete per altri 20-25 minuti o fino a doratura.

Lasciate raffreddare completamente, quindi decorate i bordi con la granella di pistacchi, aiutandovi con la gelatina per dolci per farli aderire.
La crostata al gelo di anguria è pronta: non vi resta che servirla.

Pizza romana a Roma: i 5 forni migliori

Pizza romana a Roma: i 5 forni migliori

A Roma la pizza al taglio è un’istituzione. Dagli studenti agli impiegati dei Ministeri, nessuno rinuncia a un trancio di bianca o rossa per la ricreazione e la pausa pranzo

A Roma la pizza romana al taglio spesso viene comprata nei forni. Di tradizione o moderni. Nel centro storico o nei quartieri residenziali. Sempre più con tavolini all’aperto. Ne abbiamo selezionati cinque sconosciuti ai turisti italiani e internazionali (che stanno tornando nella Capitale).

Il Gianfornaio Spagna

Ultima apertura in ordine di tempo (e settimo punto vendita di questa insegna di qualità nata negli anni Ottanta), sfida le vetrine griffate a due passi dalla celebre Scalinata di Trinità dei Monti. Qui si sfornano una trentina di tipi diversi di pizza alla pala. La più gettonata? Quella rossa. La lievitazione varia dalle 24 alle 72 ore, a seconda della lavorazione e, in alternativa all’impasto classico, ne viene usato uno a base di farina ai cinque cereali. Nota green: per limitare l’uso delle bottiglie di plastica, Il Gianfornaio offre un erogatore d’acqua gratuito ai possessori di borracce.Il Gianfornaio Spagna, Via San Sebastianello 6b. Tel. 0623487006. Orario: 8-21 (tutti i giorni).

Antico Forno Urbani dal 1927

In pieno ghetto ebraico, a due passi dall’isola Tiberina, questo forno di tradizione è gestito dai fratelli Urbani, di origini marchigiane come molti panificatori romani, dal 2003: il nonno Torello e il papà Adolfo avevano aperto la prima attività a piazza Bologna. Una fila ordinata attende la pizza bianca e rossa, decisamente scrocchiarella (9,90 euro al kg la prima, 11,90 la seconda). «Non usiamo lieviti secondo la tradizione kosher e condiamo il pomodoro pelato in base a una ricetta segreta», racconta Marcello Urbani, che panifica con passione dalla natte alle 3 fino al pomeriggio alle 16. Antico Forno Urbani, Piazza Costaguti 30. Tel. 066893235. Orario: sempre aperto (sabato e domenica mezza giornata).

Bottega Popolare

Aperto da sei mesi, questo forno (con caffè ottimo) di fronte al Teatro Argentina offre uno spazio esterno da cui godere l’area archeologica con i resti dei quattro templi romani e il ponentino. Agli impasti, Daniele De Santi, cresciuto alla scuola di Heinz Beck e dei ristoranti stellati di Manfredi Collection (Aroma a Roma e Monzù a Capri). «Vogliamo offrire ai nostri clienti un prodotto di alta qualità a prezzi accessibili», racconta De Santi che per la pizza bianca, rigorosamente in teglia classica, usa grani antichi poveri di glutine (9 euro al kg). «Lo spessore varia dai 6 agli 8mm, per il condimento preferisco la passata cilentana, olio e sale. Doppia cottura con forno statico». Bottega Popolare, via San Nicola de Cesarini 5. Orario: 9-21,30 (sempre aperto).

Forno Ottavi 1921

Compie 100 anni questa insegna storica nel cuore del quartiere San Lorenzo, fra l’ex Pastificio Cerere, oggi sede di mostre e studi d’artista, e il condominio dove Mario Monicelli girò I soliti ignoti con Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni. Rinnovato con gusto nel 2020, il locale ha conservato i pavimenti di cementine e il fascino di una Roma ormai sparita. Tavolini open air all’ombra degli alberi, servizio accogliente e supervisione di Samuele Vinci, 23 anni, allievo di Simone Braghetta. «Sforniamo pizza alla pala, bianca e rossa (rispettivamente vendute a 10 e 15 euro al kg, ndr), anche la sera. Impasto semi integrale con farine italiane dei Molini Cavanna, Mariani e Riggi, pomodori pelati Serafino DOP, un pizzico di origano. E 48 ore di lievitazione», spiega Vinci che ha già fidelizzato un pubblico di giovani, complice la vicinanza con la città universitaria. Forno Ottavi 1921, via dei Dalmati 3. Tel. 0665498083. Orario: 8-24 (chiuso la domenica).

Forno Lucarelli

Se avete deciso di fare una passeggiata nel polmone verde di Villa Torlonia e visitare le mostre in programma, non potete non fermarvi in questo moderno forno del quartiere Trieste a due passi da quel liceo Giulio Cesare cantato da Antonello Venditti che in questa strada è nato e cresciuto. «Sforniamo almeno 30 kg di piazza bianca e 20 kg di pizza rossa romana al giorno», racconta il titolare Fabrizio Lucarelli, figlio di Umberto che aprì il negozio 40 anni fa. Anche loro originari delle Marche. «La nostra pizza alla pala bianca (8,50 euro al kg, ndr) è un po’ più alta delle altre perché molti clienti la riempiono con salumi e formaggi». Una delizia che in parecchi gustano sul marciapiede. Lucarelli, via Alessandria 218, Tel. 0644250622. Orario: 7,30-19,30 (in estate: 7,30-15,30; chiuso la domenica).

Dal ricettario di famiglia: il tiramisù della Jacopa

Stiamo raccogliendo le vostre testimonianze per creare una «banca nazionale» delle ricette di casa. Iniziamo dal numero di giugno, ecco una dolce anticipazione

In quasi tutte le famiglie italiane il patrimonio di affetti e tradizioni passa, per molti versi, attraverso la tavola. Piatti che si avvicendano di generazione in generazione, spesso tramandati oralmente, altre volte grazie a preziosi taccuini e ricettari, passano di mano in mano e si arricchiscono ogni volta di ingredienti e di piccole storie. Un caleidoscopio di varianti che di casa in casa, di città in città alimenta da sempre la cultura gastronomica del nostro Paese, unica nelle sue infinite differenze.

Noi di La Cucina Italiana abbiamo deciso di raccogliere queste gustose testimonianze, le vostre, per creare una «banca nazionale dei ricettari di famiglia». Un’iniziativa che si aggiunge al nostro programma di sostegno alla candidatura della «cucina di casa italiana» all’Unesco.

Cominciamo dal numero di giugno de La Cucina Italiana con la storia di una famiglia di matematici e letterati,  i Dalla Vedova, e di una tata speciale, «la Ada», che accudiva tutti come una mamma. La storia completa la trovate in edicola: oggi vogliamo regalarvi un’anticipazione deliziosa. E se anche voi avete un ricettario di famiglia che gradireste condividere, noi siamo pronti ad accogliere le vostre proposte. Perché la cucina di casa ci unisce.

«Questa è la versione estiva e leggera del dolce di una cara amica della mamma e delle zie». Paola Tognoli

Tiramisù della Jacopa

Impegno Medio
Tempo 1 ora e 10 minuti
più 2 ore di riposo
Vegetariana

Ingredienti per 4 persone

600 g 4 pesche gialle
300 g 16 savoiardi morbidi
300 g mascarpone
300 g yogurt greco
200 g zucchero
3 tuorli
2 kiwi
1 limone non trattato
zucchero a velo

Procedimento

Lavate e tagliate le pesche ed eliminate il nocciolo.
Preparate uno sciroppo con 300 g di acqua, 200 g di zucchero e la scorza di 1/2 limone.
Portate a ebollizione e dopo 2 minuti tuffate le pesche nello sciroppo e cuocetele per altri 5 minuti.
Togliete dal fuoco e lasciate raffreddare le pesche nello sciroppo.
Privatele infine della buccia e tagliatele a fettine.
Pelate il kiwi e riducetelo a cubetti.
Amalgamate i tuorli con 3 cucchiai di zucchero a velo e montateli con una frusta finché non diventano spumosi.
Incorporate il mascarpone e lo yogurt greco mescolando dolcemente.
Intingete i savoiardi nello sciroppo delle pesche e ponetene 2 in un piatto.
Versatevi sopra 2 cucchiai di crema e completate con qualche fettina di pesca e qualche cubetto di kiwi; quindi ripetete l’operazione. Preparate così altri 3 piatti. Decorate a piacere con riccioli di cioccolato bianco.
Fate riposare in frigo 2 ore prima di servire.

La versione originale

Prevede le pesche sciroppate già pronte e l’utilizzo dello zucchero semolato anziché a velo, che rende più vellutata la crema al mascarpone.

di SARA TIENI, food styling JOËLLE NÉDERLANTS, foto GIACOMO BRETZEL, styling CHARLOTTE MELLO TEGGIA

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