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» Crostata a cuore – Ricetta Crostata a cuore di Misya

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Innanzitutto preparate la frolla: lavorate burro e zucchero fino ad ottenere una consistenza a pomata, quindi incorporate farina, fecola e cacao e poi anche i tuorli.

Alla fine aggiungete il colorante e amalgamate fino ad ottenere una colorazione omogenea, quindi avvolgete il panetto con pellicola trasparente e lasciatela riposare in frigo per almeno 30 minuti.

Riprendete la frolla, stendetela in una sfoglia sottile e trasferitela sullo stampo imburrato, pareggiando bene i bordi (eventualmente, potete usare gli avanzi per creare dei decori per la crostata).

Bucherellate il fondo, quindi coprite con un foglio di carta forno, riempite di legumi e procedete con la cottura in bianco, in forno ventilato preriscaldato a 180°C: cuocete per 30 minuti in totale, ma negli ultimi 5 minuti togliete carta forno e legumi.
Una volta cotta sfornate e fate raffreddare completamente.

Per preparare il frosting al Philadelphia, versate semplicemente formaggio e panna in una ciotola e lavorate con le fruste fino ad ottenere un composto ben montato.

Trasferite il frosting in una sac-à-poche e farcite il guscio di frolla: io ho lasciato una parte un po’ concava al centro, sempre a forma di cuore, per creare un decoro con le fragole.

La crostata a cuore è pronta, non vi resta che servirla.


Anna in Casa: ricette e non solo: Rotondi sbagliati al latte condensato

Anna in Casa: ricette e non solo: Rotondi sbagliati al latte condensato

Vi starete chiedendo il perché del nome di questi biscotti e la risposta è semplicissima: dovevano essere delle gocce e invece sono diventati dei semplici e biscottoni piatti e rotondi. Insomma, per farla breve, sia nella forma che nel gusto non sono assolutamente come avrei voluto. Seguendo la ricetta con tutti i passaggi capirete quale doveva essere la forma iniziale.

Come spesso succede é una ricetta nata dall’esigenza di finire avanzi di frigorifero o dispensa, in questo caso é il latte condensato l’ingredienti incriminato. 

Ingredienti

300 g di farina 00

25 g di cacao amaro

200 g di zucchero semolato

4 g di bicarbonato 

2 uova 

2 cucchiai colmi di latte condensato

1/2 buccia d’arancia grattugiata

1/2 buccia di limone grattugiato

1/2 cucchiaino di miele

Procedimento

Grattugiare la scorza di limone, la scorza di arancia e riunirle in una ciotolina. Aggiungere l’aroma vaniglia, il miele e mescolare.

Scaldare il forno a 175°C e foderare con carta forno due teglie.

In una ciotola capiente o in quella della planetaria,

versare le uova e lo zucchero.

Mescolare fino ad amalgamare i due ingredienti.

Aggiungere il mix aromatico, mescolare,

unire il bicarbonato e

il cacao.

Infine aggiungere la farina in tre volte, 

sempre mescolando.

A questo punto aggiungere i due cucchiai di

latte condensato

Lavorare il composto fino ad ottenere un impasto

simile alla pasta frolla. 

Formare un rotolo e,

tagliarne dei piccoli pezzi.

Formare dei cilindri dello spessore di un mignolo

e unire le due estremità a formare una goccia.

Allineare, distanziandolo bene, le gocce.

Infornare e cuocere per 15 minuti circa,

Ecco la trasformazione da gocce a “rotondi” 😄.

Togliere dal forno e lasciare raffreddare completamente 

prima di conservarli in una scatola di latta.

Da visitare nel 2022: Chioggia, Courmayeur e Napoli 

Da visitare nel 2022: Chioggia, Courmayeur e Napoli 

Sono le località da visitare secondo il New York Times, che noi confermiamo anche per la bontà del cibo: ecco la top 5 dei piatti più tipici

Chioggia, Courmayeur e Napoli. Sono queste le località italiane incluse nella lista dei 52 luoghi del pianeta da visitare nell’anno 2022 appena cominciato secondo il New York Times. Il fil rouge della top parade stilata dall’autorevole quotidiano americano è quello del turismo sostenibile, ovvero quei luoghi dove anche “i visitatori possono fare una differenza (…), destinazioni di viaggio per un mondo cambiato”, si legge tra le motivazioni. La differenza la fa anche il cibo, da sempre tra le prime attrazioni per i turisti stranieri che vengono nel nostro Paese. 

Chioggia, il sapore della laguna 

“Costruita su un agglomerato di isole della laguna veneta, con edifici secolari che sorgono dai canali in tutto il loro splendore decadente, Chioggia è chiamata la “piccola Venezia”. La gente del posto non è d’accordo: semmai, dicono, è la vicina Venezia che dovrebbe essere descritta come la più grande sosia di Chioggia, ed è vero, Chioggia ha origini più antiche”. Anche la tradizione culinaria vanta una lunga storia legata perlopiù alla pesca, confermato dall’importanza del Mercato Ittico di Chioggia, e da alcuni piatti tipici locali. (Posizione in classifica: 1)

– Sarde in saor, sardine fritte con cipolle bianche di Chioggia cotte in aceto di vino bianco; 

– Bigoli in salsa, pasta lunga con un sugo di acciughe salate; 

– Peoci in cassopipa, cozze cucinate con cipolla e aglio; 

– Suca risi, minestra di zucca con chicchi di riso; 

Polenta e schie, piccoli gamberetti fritti tipici della laguna veneta. 

Courmayeur, il sapore della montagna 

“Questa affascinante cittadina ai piedi del Monte Bianco, in una regione storicamente francofona d’Italia, ha da tempo cercato di trovare un equilibrio tra turismo e conservazione. Decenni prima che il turismo di massa diventasse allarmante, Courmayeur aveva iniziato a limitare in estate l’accesso alle sue due alte valli, la Val Veny e la Val Ferret, riducendo il numero di ingressi anche nelle osterie locali, note per la loro polenta concia — polenta cremosa con fontina locale”. Non solo polenta, perché è il territorio il segreto dei prodotti valdostani. Aria pura, acqua incontaminata dei ghiacciai e terra di montagna conferiscono il sapore deciso ai salumi, carni, formaggi e ai vini d’alta quota, come il Vallée d’Aoste Blanc de Morgex et de La Salle. (Posizione in classifica: 13)

– Chnéfflene, bottoncini di pastella cotti in acqua bollente e conditi con fonduta, panna e speck;

– Chnolle, gnocchetti di farina di mais, da mangiare in un brodo di carne di maiale caldo; 

– Seupetta à la valpelleunèntse, la zuppa della Valpelline con pane nero, cavoli e fontina; 

–  Tartiflette, ricetta della Savoia con formaggio reblochon, patate, cipolle e pancetta; 

– Bouilli à la saumure, un bollito di carne salata. 

Napoli, il sapore del mare 

“Vedi  Napoli e poi muori, si dice, il che significa che questa bellezza del Mediterraneo dovrebbe essere inclusa nella lista dei desideri di tutti. Ma purtroppo la città ha di fronte un futuro precario. Senza alcun intervento, a causa dell’alta densità di popolazione, secondo un recente rapporto Napoli patirebbe 55 giorni di caldo estremo all’anno entro il 2049 e 93 giorni entro il 2081. La buona notizia è che alcuni locali si stanno rimboccando le maniche. Un gruppo di residenti nel quartiere popolare di San Giovanni a Teduccio ha creato una comunità di “energia equa” per fornire elettricità pulita e gratuita alle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà, con un sistema di 166 pannelli solari”. A parte le belle iniziative a sostegno di una città migliore e sostenibile, a Napoli “si muore” anche per il cibo. Oltre ai grandi classici, dalla pizza alla sfogliatella al babà, ecco quali sono alcuni piatti della tradizione forse meno noti, perlopiù primi a base di pasta (al dente). (Posizione in classifica: 34)

– Sartù di riso, sformato con ragù e piselli; 

– La genovese, ziti con ragù bianco di carne e cipolla;  

– Spaghetti alla Nerano, con zucchine fritte e basilico;

– Casatiello, torta salata di pane con sugna e… molto altro;  

– Pasta e patate, con pasta mista e tanta provola, molto asciutta. Divina. 

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