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Gratin di asparagi: la primavera in tavola

Gratin di asparagi: la primavera in tavola

Ortaggio versatile, avete mai provato gli asparagi gratinati? Ricetta veloce e semplice, massima resa: ecco come prepararli

Nel cesto primaverile non possono mancare gli asparagi. Il loro sapore magari può non piacere a tutti, ma fanno così bene! Sono ricchi di vitamine A, C ed E e di acido folico e sono ideali soprattutto per la prevenzione del diabete.
Se volete provare a convincere la vostra famiglia a mangiarli, soprattutto i bambini, che di solito di fronte a essi storcono il naso, perché non proporli gratinati?
La ricetta è velocissima e molto semplice, non occorrono molti ingredienti: ve la proponiamo qui sotto, mentre nella nostra gallery ecco qualche dritta per renderli ancora più golosi.

Gratin di asparagi: la primavera in tavola

Come fare il gratin di asparagi: la ricetta

Gli ingredienti

Per preparare il gratin di asparagi, vi occorrono: 500 g di asparagi, 80 g di speck, 1 scalogno, burro, parmigiano grattugiato, sale e pepe nero qb.

Il procedimento

Mondate gli asparagi, levando la parte dura del gambo. Lessateli in acqua bollente salata e scolateli al dente. Asciugateli con la carta assorbente e disponeteli ordinatamente, uno accanto all’altro, in una pirofila imburrata. Ora, con l’aiuto di un frullatore, tritate lo scalogno, precedentemente sbucciato, insieme allo speck. Cospargete gli asparagi con la granella di speck e poi con un’abbondante grattugiata di parmigiano. Aggiungete qualche fiocchetto di burro e poi un pizzico di pepe nero. Preriscaldate il forno a 200 gradi e infornate per circa mezz’ora. Sfornate e servite caldi.

Dal Milanese: il ritorno della cucina meneghina, con un tocco nuovo

Dal Milanese: il ritorno della cucina meneghina, con un tocco nuovo

Un segnale importante per il nuovo corso: una trattoria-bottiglieria che vuole rilanciare i piatti della storia cittadina, in un ambiente informale e curato. Un format ambizioso, firmato da Luca Guelfi, da sempre anticipatore di tendenze

Non parliamo di rinascita o di ripartenza, soprattutto a Milano. Parliamo di nuovi locali, che nella capitale del food italiano saranno fondamentali per riprendere il filo interrotto un anno fa e che ha avuto qualche buon sprazzo tra una chiusura e l’altra. Tra queste novità, in marzo, ci sarà Dal Milanese, che merita un approfondimento per varie ragioni. La prima: è l’ennesima idea di Luca Guelfi, uno dei più bravi imprenditori del food & drink italiani. Ha iniziato nel 1994 – a 23 anni – con Julien, aprendo successivamente una ventina di locali tra Milano e il mondo. Spaziando tra ostriche, tapas e piatti vietnamiti. In location mai banali, molto amate da un pubblico etichettato (malamente) come superficiale o incompetente, ma in realtà con la voglia di stare bene, mangiando “in scioltezza” e in ambienti molto curati. Guelfi è uno che anticipa le tendenze, conosce benissimo i gusti del pubblico e colpisce sempre nel segno: ecco perché è interessante l’imminente apertura della nuova trattoria-bottiglieria, all’angolo tra via Archimede e viale Premuda. Non è solo un luogo, ma un segnale.

Un format esportabile

«È un’idea che mi è venuta durante l’anno più complicato della mia avventura imprenditoriale, con i locali chiusi, che spero di riaprire ovviamente, e la creazione di una dark kitchen», racconta Guelfi. «Ho pensato non solo in chiave imprenditoriale, ma anche in omaggio alla mia città. Milano ha dato tantissimo a me e a migliaia di persone: è ora che ci impegniamo per farla tornare come era e forse ancora meglio. Dal Milanese è il mio primo locale di cucina tradizionale e, se funzionerà, il mio sogno è quello di esportare il format all’estero. In tutto il mondo il brand Milano è visto con ammirazione e la nostra cucina è una delle migliori in Italia, quindi del mondo. Prima tappa Los Angeles». Ed ecco Dal Milanese, aperto dalla mattina sino a notte. Perché oltre al pranzo e alla cena – nello stile delle vecchie bottiglierie – sarà pronto per un aperitivo con i mondeghili, una merenda “rinforzata” o un calice di vino (lombardo, sia chiaro) prima di andare a dormire.

Menu a due facce

Una sessantina di coperti tra interno e dehors, arredi originali (in parte degli anni Venti, perché il negozio di panetteria ristrutturato era del 1927), ma niente foto in bianco e nero del Duomo o dei Navigli. «La mia Milano è quella che ho sentito raccontare e che vissuto a partire dagli anni Ottanta, con richiami alla tradizione, ma non folclore o banalità. Poca scenografia, grande accoglienza, un prezzo medio tra 30 e 40 euro. E una grande informalità: se c’è una cosa in questo disastro che abbiamo imparato è il bisogno di stare bene, nei locali di qualsiasi tipologia. Lavorando bene, ma senza prendersi troppo sul serio» Il menu? A parte i taglieri di salumi e formaggi (rigorosamente lombardi), c’è una doppia visione: da un lato i classici della cucina milanese, in versione integralista. Dall’altro una sezione “moderna” con piatti comunque riferibili al territorio quali i fiori di zucca fritti al ripieno di gorgonzola o gli asparagi bianchi di Civalegna con uova strapazzate.

Risotti e bolliti

«Il fiore all’occhiello saranno le sette preparazioni a base di riso, da ordinare per almeno due commensali e portate nel tegamino di rame in stile paella. Poi voglio far tornare il piacere del servizio al tavolo con il carrello dei bolliti e la preparazione della “tartara” al momento», sottolinea Guelfi che si sta divertendo un sacco a girare la regione per trovare i fornitori giusti. Del resto è la prima volta nella sua intensa carriera che si cimenta su un format di tradizione, per quanto con aspirazioni internazionali. E lancia un messaggio di ottimismo. «Quando tutto tornerà davvero normale, i locali saranno pieni sette giorni su sette. Pranzo e cena. Un’invasione. Bisogna farsi trovare pronti. Tutti hanno immensamente voglia di uscire, abbracciarsi, uscire fuori casa e non avere più paura di stare vicini. I prossimi anni saranno bellissimi, soprattutto a Milano». Sì, andra così.

» Fagottini di patate e tonno

Misya.info

Innanzitutto lavate le patate, fatele cuocere per circa 35-40 minuti (dipende dalle dimensioni delle patate), quindi pelatele, schiacciatele con una forchetta e conditele con sale, pepe e prezzemolo tritato.

Tagliate la pasta sfoglia in 6 spicchi uguali, disponete un po’ di composto di patate sulla parte larga, quindi aggiungete tonno e olive.

Arrotolate la sfoglia sul ripieno (quasi a voler formare dei cornettini), lasciando aperte le 2 estremità, con il ripieno a vista.
Disponete i fagottini su di una teglia rivestita di carta forno, spennellate con latte, decorate con semi di sesamo e infine cuocete per circa 20 minuti (o fino a doratura) a 180°C, in forno ventilato già caldo.

I fagottini di patate e tonno sono pronti: serviteli caldi o tiepidi.

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