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Moscow Mule, la ricetta e i consigli del bartender

Moscow Mule, la ricetta e i consigli del bartender

Abbiamo chiesto al bartender esperto veronese Claudio Perinelli i suoi consigli per preparare un Moscow Mule alla perfezione. Naturalmente, qui trovate anche la ricetta

New York, 1946. Dall’idea di due imprenditori (della vodka e della ginger beer) nasceva un drink così strong che «scalciava come un mulo»: il Moscow Mule. Ne abbiamo parlato con il bartender Claudio Perinelli, vincitore di Worldclass 2014 Italia. Nato a Verona 36 anni fa, da più di dieci nel mondo della miscelazione italiana e internazionale, nel 2016 ha aperto il cocktail bar The Soda Jerk con l‘amico e socio Thomas Bianco, nella sua città, in vicolo Quadrelli. Notizia fresca è il meritato riconoscimento di World Top 500 Bar che posiziona il locale al 429esimo posto: congrats!

Moscow mule, i consigli del bartender Claudio Perinelli

1. Bicchiere
Solitamente si serve in un mug di rame stagnato, come i primi Moscow mule. Meglio però un bicchiere highball di vetro non colorato, raffreddato con ghiaccio, perché l’acido citrico (della soda e del lime) e il metallo non sono una buona accoppiata.

2. Ghiaccio
Deve essere di ottima qualità, in cubetti trasparenti e pieni, non forati, preferibile a quello grattugiato.

3. Freschezza
Per conservare tutto il mordente del lime, spremetene il succo solo al momento dell’uso.

4. Cetriolo Sì o no?
La risposta è un no deciso. Anche se in Italia l’associazione di zenzero e cetriolo è immediata, un po‘ come dire fragole e panna, voi preparatelo (o ordinatelo) senza.

Moscow mule, la ricetta

Ingredienti:
4,5 cl vodka
1,5 cl succo di lime
ginger beer
angostura – lime
menta – ghiaccio

Preparazione:
Colmate di cubetti di ghiaccio un bicchiere cilindrico alto da 30 cl circa (highball).
Versatevi la vodka e il succo di lime.
Mescolate con un cucchiaino lungo (barspoon) per raffreddare gli ingredienti.
Riempite il bicchiere con la ginger beer.
Completate con 4-5 gocce di angostura e decorate con un ciuffo di menta e una fetta di lime.

Moscow mule, abbinamento food

Beverino e aromatico, con il tocco balsamico della menta, il Moscow mule è ideale per accompagnare una tartare di fassona piemontese (oppure di carne di cavallo) condita con poche gocce di salsa Worcester, Tabasco o senape.

Pomodoro San Marzano DOP, dalla Campania al mondo

Pomodoro San Marzano DOP, dalla Campania al mondo

Ieri e oggi. La storia di una famiglia legata alla coltivazione del Pomodoro San Marzano DOP, il miracolo dell’Agro Nocerino Sarnese e della Valle del Sarno

Bisogna venire qui per capire. Bisogna faticare e sudare, bisogna raccogliere con le proprie mani. Bisogna ammirare gli impianti in funzione e soprattutto le persone al lavoro. Donne e uomini, dalla prima all’ultimo: assieme alla terra, veri grandi artefici di questo miracolo. Il miracolo dell’Agro Nocerino Sarnese e della Valle del Sarno. Il miracolo blindato dalla Denominazione di Origine Protetta. Il miracolo chiamato Pomodoro San Marzano.

Un miracolo di gusto, di colore e di storia. Che alcune famiglie si sono ripromesse di difendere e addirittura di ripetere. Tanti, alla seconda o alla terza generazione, si perdono o peggio ancora si arrendono. Qui c’è chi è rimasto per rilanciare.

Nel 1965 Luigi Rega si dedica alla produzione del pomodoro, uno dei prodotti più coltivati dell’Agro Nocerino-Sarnese (foto archivio)

La coltivazione del pomodoro San Marzano

Classe 1991, Luigi Rega mi guida per questi campi. Migliaia di rette parallele, di piante verdi e di oro rosso. Sono passati più di cinquant’anni dall’intuizione di suo nonno, di cui conserva memoria e nome: Luigi fonda Agriconserve Rega e si mette in testa di ricostituire la naturale vocazione della sua terra. Quella di questo suolo vivo, raccolto tra monti Picentini e monti Lattari, su cui si affaccia maestoso il Vesuvio. Con l’influenza benefica del mare e con le condizioni edafiche eccellenti per la coltivazione del pomodoro San Marzano DOP.

Evidentemente ci riesce, per un’azienda che si estende oggi su un’area di circa 30.000 metri quadrati, forte di un regime produttivo tecnologicamente avanzato, rispettoso di un Ambiente senza il quale nulla di tutto questo sarebbe mai possibile. La Natura che si fregia dell’impossibile, appunto. Il genio che è in grado di coglierne e persino di valorizzarne la grandezza.

Da Luigi nonno a Luigi nipote, dunque. Con il terzo millennio che diventa l’occasione ghiottissima per internazionalizzare un mito che dalla campagna della Campania merita di arrivare ovunque nel mondo. Già in tutta Europa, nell’America della New York di Luigi e chissà ancora dove, magari fino all’Oriente più estremo.

Pomodori San Marzano DOP (ph Pablo Vecchione)

Dalla semina alla raccolta, il processo è interamente manuale. Poi le macchine lavano i pomodori, ne fanno fuori scarti e difetti, ripassano comunque per le mani degli esperti e finiscono in barattoli che li portano dritti sulle tavole di tutti. Noi ne addentiamo uno che siamo ancora in mezzo ai campi. È proprio il caso di dirlo: ridiamo di gusto. Mentre il Vesuvio imponente ci guarda, come se ci avesse appena fatto un regalo. Con un abbraccio e con un cenno del capo, noi consapevoli lo ringraziamo. Bisogna venire qui per capire: il miracolo chiamato San Marzano.

Sfogliate la photo gallery per vedere la raccolta e la lavorazione dei pomodori

» Crostata morbida di susine

Misya.info

Unite zucchero, farina, buccia di limone e lievito in una ciotola, aggiungete il burro e iniziate a lavorare, quindi incorporate anche le uova: otterrete un composto molto morbido e appiccicoso, un po’ una via di mezzo tra una frolla vera e la pastella di una torta.

Lavate le susine e tagliatele a spicchietti, eliminando il nocciolo.

Mettete l’impasto nello stampo rivestito di carta forno e cercate di livellarlo il più possibile, con il dorso di un cucchiaio o con le mani inumidite.
Decorate con le prugne, spolverizzate con lo zucchero e cuocete per circa 45-50 minuti o fino a doratura, in forno statico preriscaldato a 180°C.

La crostata morbida di susine è pronta, lasciatela raffreddare prima di servirla.

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