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PizzAut sempre più in grande: il progetto 2024

La Cucina Italiana

PizzAut è un progetto unico in Italia. Unico è Nicola Acampora, che lo ha fondato, unici i ragazzi che lavorano grazie a lui, e unico il sostegno incontrato lungo il cammino da parte di Bosch Italia, totalmente conquistata dall’energia che anima tutto il team. Per questo, Bosch Italia, da sempre impegnata in attività di responsabilità sociale, dedicate ad abbattere i pregiudizi e a promuovere l’inclusione, ha deciso di proseguire il percorso iniziato con PizzAut nel 2022, con una nuova Pizza #LikeABosch, per sostenere il nuovo progetto di PizzAut, la nuova flotta di food truck.

Che cos’è PizzAut

PizzAut è una Onlus che si dedica all’occupabilità delle persone autistiche: un gruppo di sognatori, come si autodefiniscono loro stessi, che si impegna per costruire un futuro, umano e sociale, a persone che soffrono di autismo, più o meno severo. La pizza è al centro del progetto, i ragazzi sono formati e impiegati nei due locali aperti in Lombardia, a Cassina De’ Pecchi e a Monza. Soprattutto, sono inseriti in un contesto sociale e lavorativo, che ha però il calore di una famiglia: in questo modo, possono uscire dall’isolamento a cui spesso sono costretti. Molti di loro, infatti, vivono esclusivamente in casa con le famiglie o in strutture dedicate. Accade, nelle pizzerie, di vedere trasformate persone prima chiuse in loro stesse, grazie all’amore con cui vengono accolte, valorizzate e spronate anche in rapporto a persone che non sono del loro strettissimo giro famigliare. L’impegno del fondatore Nico Acampora è quotidiano, non soltanto nei due locali, con i ragazzi: la sua è quasi una “missione” volta a sensibilizzare tutti, a creare una nuova coscienza collettiva, più consapevole e più inclusiva, con una serie di iniziative diverse, tra cui la più intensa è rivolta alle scuole ospitate nelle pizzerie, dove Nico e i suoi ragazzi parlano con gli scolari a tavola. Il successo è garantito: abbiamo potuto sperimentare di persona, in un pranzo alla pizzeria, quanto possa essere trascinante Nico, e quanto dolci ed entusiasti i suoi ragazzi.

Bosch e la Pizza #LikeABosch

Il sostegno di Bosh Italia è stato fondamentale per l’apertura del secondo locale, inaugurato lo scorso aprile e oggi già tutto prenotato fino a gennaio: già a dicembre 2022, infatti, era nata l’iniziativa Pizza #LikeABosh: per ogni pizza #LikeABosh ordinata e pagata a PizzAt, Bosch ha raddoppiato il ricavato, devolvendolo alla Onlus. Quest’anno l’iniziativa torna per tutto il periodo natalizio: la pizza speciale #LikeABosch si chiama GourmAut, e si propone di sostenere il nuovo progetto di PizzAut dedicato alla flotta di food truck, che Acampora vuole moltiplicare fino a raggiungere tutte le province d’Italia. Cinque ragazzi autistici per ogni truck troverebbero un nuovo lavoro e porterebbero in tutto il Paese questo straordinario progetto. La pizza GourmAut, in edizione limitata, ha ingredienti d’eccellenza della tradizione italiana per simboleggiare il viaggio fra le diverse province dove arriveranno i food truck di PizzAut. Dal prosciutto di Parma alla burrata pugliese, dai pomodorini siciliani alle olive taggiasche del Ponente ligure, sopra un letto di rucola.

“PizzAutObus è il food truck più inclusivo che esista nella Galassia Conosciuta!” – ha affermato Nico Acampora. “Nati per portare PizzAut e i nostri ragazzi in giro per le piazze, i food truck sono diventati il simbolo della nostra resilienza durante la pandemia ma, soprattutto, quello che ci ha permesso di portare pizze farcite con dignità, inclusione e amore a casa delle persone. Il mio sogno è ampliare la flotta di PizzAutObus, uno per ogni provincia italiana, per formare e dare lavoro a 500 giovani ragazzi autistici in tutta Italia, attraverso il coinvolgimento delle Onlus sul territorio. Per nutrire l’inclusione, ovunque”.

Sosteniamo il sogno e aspettiamo i PizzAutoBus!

Ricerche frequenti:

Semi nello Spazio: il progetto della FAO e IAEA

La Cucina Italiana

I semi saranno sottoposti a un processo di importazione fitosanitaria, un requisito standard per il trasporto di materiale vegetale attraverso i confini nazionali per ridurre al minimo il rischio di introdurre nuovi parassiti, prima dell’arrivo finale ai laboratori.

Le radiazioni nei laboratori avvengono in genere in una macchina che utilizza raggi gamma e raggi X, accelerando il processo di variazione genetica spontanea. Gli scienziati lavorano per identificare i tratti positivi nei semi irradiati e introdurli nelle generazioni future. In questo modo, le piante si evolvono più rapidamente con qualità desiderabili, tra cui la resistenza alle malattie e la tolleranza alla siccità. L’ampia gamma di radiazioni più pesanti nello Spazio, combinate con altri estremi come la microgravità e la temperatura, potrebbero innescare cambiamenti genetici normalmente non riscontrabili con le fonti di radiazioni sulla Terra.

«Questo è il primo studio di fattibilità della FAO e dell’AIEA per determinare l’effetto delle radiazioni cosmiche, della microgravità e delle temperature estreme sul genoma e sulla biologia delle piante, al fine di generare una variazione genetica sufficiente per un maggiore adattamento al cambiamento climatico» ha dichiarato Shoba Sivasankar, responsabile della sezione di genetica e selezione delle piante presso il Centro congiunto FAO/AIEA.

L’Arabidopsis, un tipo di crescione facile ed economico da coltivare e che produce molti semi, sarà testato per la tolleranza alla siccità, al sale e al calore. Il sorgo, un cereale ricco di sostanze nutritive che può crescere in terreni aridi ed è resistente ai cambiamenti climatici, sarà testato per individuare i tratti desiderabili per la resilienza ai cambiamenti climatici. Entrambi i semi saranno coltivati fino alla generazione successiva prima della selezione dei tratti e, con l’Arabidopsis che cresce più rapidamente, a seconda di quando arriveranno nei laboratori di Seibersdorf, i primi risultati potrebbero essere disponibili nell’ottobre 2023.

In entrambe le specie coltivate, il DNA sarà estratto e sequenziato, per confrontare i cambiamenti tra i semi irradiati in laboratorio, quelli posizionati all’interno della ISS e quelli posizionati all’esterno della ISS, che hanno ricevuto l’esposizione completa a radiazioni cosmiche, microgravità e temperature estreme. Questi confronti, insieme all’analisi comparativa della biologia delle piante, aiuteranno a capire se le dure condizioni spaziali hanno un effetto unico e prezioso per il miglioramento delle colture e potrebbero potenzialmente portare benefici all’uomo sulla Terra.

Il contesto

Il Centro congiunto FAO/IAEA, con sede a Vienna, in Austria, da quasi 60 anni accelera la ricerca sulla selezione delle piante utilizzando le radiazioni per sviluppare nuove varietà di colture agricole. Nella storia dell’agricoltura vegetale, la selezione naturale o l’allevamento evolutivo, chiamato anche allevamento per mutazione, sono stati i motori della domesticazione delle colture e della selezione delle piante. Sono responsabili dell’adattamento genetico delle piante ai loro ambienti mutevoli e portano al miglioramento delle colture. Finora, grazie alla variazione genetica indotta dalle radiazioni e alla selezione per mutazione, sono state sviluppate oltre 3400 nuove varietà di più di 210 specie vegetali, tra cui numerose colture alimentari, ornamentali e arboree utilizzate dagli agricoltori di 70 Paesi.

News FAO

A Caltanissetta, N’Arancina davvero Speciale: il progetto inclusivo

La Cucina Italiana

I piccoli capolavori di gastronomia prodotti da N’Arancina Speciale, arancineria di Caltanissetta, sono buoni due volte. Intanto, perché sono croccanti e hanno la fragranza dei migliori ingredienti del territorio. Poi, perché sono il fulcro di un progetto di inclusione che coinvolge disabili e persone che hanno avuto un percorso difficile, come ex minori non accompagnati o donne vittime di violenza. Ce lo spiega Fabio Ruvolo, presidente della Cooperativa Sociale Etnos, a cui fa capo l’iniziativa.

Intervista a Fabio Ruvolo

Perché questo progetto?
«In un territorio ancora culturalmente difficile come il nostro, la Sicilia, vogliamo dimostrare che la disabilità è semplicemente un altro modo di esprimere le proprie abilità. Un progetto come il nostro sembra centrare l’obiettivo: N’Arancina Speciale è aperta da novembre, e oggi i clienti già chiamano tutti i nostri ragazzi per nome. Questo, per noi, è un risultato molto significativo, che indica un cambiamento di vedute».

A chi è venuta questa idea?
«Tutti i nostri progetti nascono da incontri. Le faccio un esempio. Noi della Cooperativa Sociale Etnos abbiamo anche gelateria, Equo Cream, di cui si occupa un maestro gelatiere, Salvatore, un omone altro un metro e novanta che era diventato disabile dopo un intervento chirurgico. Si era chiuso in se stesso: non accettava la sua condizione e aveva abbandonato la sua arte. Gli chiesi di venire a insegnarla nella nostra scuola di autonomia per giovani adulti con disabilità, e vidi la grande passione con cui lo faceva. Da lì l’idea di aprire una gelateria, che in effetti è diventata una delle migliori del territorio, perché usa prodotti di alta qualità e una ricetta segreta della famiglia di Salvatore. E così è andata anche per N’Arancina Speciale».

Ci racconti.  
«Avevo conosciuto Alfonso, un grande animatore e organizzatore di eventi. Un uomo da discoteca, molto lontano dal settore della disabilità, ma dotato di una grande energia e di una rara capacità di entrare in relazione con gli altri e farli divertire. Con lui, che è anche un grande cultore della buona cucina, abbiamo pensato di realizzare un progetto che mettesse insieme il gusto e l’allegria. Ed è nata N’Arancina Speciale».

Quante persone ci lavorano?
«Una decina di persone, ognuna con la propria storia difficile. C’è Alina, una mamma ucraina scappata dalla guerra. Poi Famous, 26enne della Nigeria, che è stato in carcere ingiustamente per 3 anni e mezzo, con l’accusa di associazione a delinquere, e che nel frattempo perso una gamba. Ora ha una protesi e una casa, e per N’Arancina Speciale ha imparato a friggere. Ci sono Manuela, Marco, Andrea: sono ragazzi con disabilità che lavorano come personale fisso, mentre altri giovani si stanno ancora specializzando e vengono da noi per fare esperienza prima di essere inseriti nell’organico. A breve cominceranno a lavorare anche due donne vittime di violenza. A coordinare i processi di produzione ci pensa Giuseppe Zuppardo, maestro di rosticceria, che ha deciso di dedicare a questo progetto gli ultimi anni della sua vita lavorativa».

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