Tag: Plin

Ravioli del plin – Ricetta di Misya

Ravioli del plin

Innanzitutto mettete nella pentola la carne a pezzi, con un po’ di olio, e lasciatela rosolare da tutti i lati.

Intanto mondate carota, cipolla e sedano e tagliateli a pezzi in maniera grossolana.


Unite gli odori alla carne, coprite con brodo, condite con sale e pepe, chiudete con coperchio e lasciate cuocere per circa 1 ora.

Nel frattempo preparate la pasta all’uovo: unite farina e uova in una ciotola e lavorate velocemente fino ad ottenere un panetto omogeneo, avvolgetelo con pellicola per alimenti e lasciate riposare a temperatura ambiente per 1 ora.

Una volta cotte, sollevate carne e verdure con una schiumarola, separatele, quindi disossate la prima e frullate le seconde, poi tenetele da parte.

Mettete la scarola ben lavata in una pentola con un filo d’olio, senza aggiungere acqua, e lasciatela appassire con coperchio per un paio di minuti, poi unite anche gli spinaci e stufate ancora per 5 minuti.

Mettete in un mixer la carne e frullatela, poi unite uovo, parmigiano e verdure stufate, aggiustate di sale e pepe e frullate ancora.

Riprendete la pasta, dividetela in pezzi e stendetela prima con le mani sul piano di lavoro leggermente infarinato e poi con la macchinetta tirasfoglia, partendo dallo spessore più grande e ripassandola poi più volte con spessore decrescente fino ad arrivare a quello più sottile.

Distribuite la farcitura di carne sulla sfoglia a intervalli regolari, quindi pizzicare con le dita di lato al ripieno e poi ritagliate i ravioli con la rotella zigrinata.

A questo punto i vostri ravioli del plin sono pronti, ora non vi resta che lessarli e condirli.

Fate scaldare dell’olio in una padella antiaderente con della salvia spezzettata, poi unite le verdure del brodo frullate che avevate messo da parte e lasciate insaporire e scaldare per qualche minuto.

Lessate i ravioli per circa 5 minuti in abbondante acqua bollente leggermente salata, scolateli e aggiungeteli al condimento.

I ravioli del plin sono pronti, non vi resta che aggiustare di sale e pepe e gustarveli.

Ravioli del plin, storia e ricetta di nonna Metilde | La Cucina Italiana

Ravioli del plin, storia e ricetta di nonna Metilde
| La Cucina Italiana

Metilde Cigliutti vive da sempre tra le colline delle Langhe, insieme ai suoi ravioli del plin. E da sempre sa bene che sono un patrimonio di tutta l’umanità, come pochi anni fa ha riconosciuto anche l’Unesco. «I miei genitori» racconta, «erano contadini. Avevano un po’ di vigneti, ma anche alberi da frutta, perché mio padre amava le pesche e coltivava le varietà più rare e originali che trovava. In passato tutto era molto diverso. D’inverno faceva davvero freddo, la neve scendeva in abbondanza e il ghiaccio restava fino alla primavera. Oggi tutto intorno vediamo filari di viti, ma allora c’erano anche tanti campi di grano e granoturco. In queste zone la mietitura è stata fatta a mano fino agli anni Sessanta». Anche la cucina, nel corso degli anni, è cambiata: «La vita in campagna era durissima. Si mangiava di più e le portate dovevano essere molto nutrienti per sostenere la fatica del lavoro. Oggi alcuni piatti sono complicatissimi, ma allora le pietanze erano semplici, preparate con gli ingredienti disponibili in quel momento».

Se vivi nelle Langhe, non puoi fare a meno di tajarin e ravioli e Metilde era una bambina quando ha imparato a fare la pasta fresca da mamma Clementina. «La cucina era il luogo più importante della casa, era l’unico spazio riscaldato, il centro della vita della famiglia. Durante la giornata, il potagé (la stufa a legna) era costantemente acceso, con il contenitore dell’acqua calda pronto per l’uso. Il fuoco era sempre utilizzato, con il sugo che cuoceva lentamente, le minestre che bollivano nel loro brodo denso per tutta la giornata e i piatti che venivano tenuti in caldo per chi arrivava in ritardo».

Metilde ha festeggiato pochi mesi fa il suo cinquantesimo anniversario di matrimonio. Ha conosciuto suo marito Giuseppe andando a lavorare come cameriera per il ristorante Savona di Giacomo Morra, il padre fondatore della famosa Fiera del tartufo di Alba. Durante una festa organizzata dal ristorante al Castello di Racconigi, i due si sono incontrati e da allora sono stati sempre insieme. «Quando ci siamo sposati, abbiamo fatto una grande festa nel cortile di casa e a cucinare per tutti noi è venuto un cugino. Era autunno e avevamo un cesto enorme di tartufi. Ma allora costavano molto meno di oggi».
E così, da Barbaresco si è trasferita qualche chilometro più in là, ad Alba, nella frazione Madonna di Como, dove vive ancora oggi con il marito, il figlio Mario e il cognato Osvaldo. A pochi passi di distanza c’è il suo piccolo agriturismo, Villa Bricco Paglieri, un’unica casa in affitto con dieci stanze. «Quanto sono cambiati i tempi. In passato gli unici stranieri arrivati in zona», conclude Metilde, «erano stati gli americani verso la fine della guerra. Ora arrivano turisti da tutto il mondo per conoscere la nostra terra, le nostre tradizioni e la nostra storia. E quando vengono a trovarci, c’è sempre un bicchiere di vino e qualche fetta di salame ad aspettarli».

I ravioli del plin, la ricetta di Metilde Cigliutti

«Iniziate cucinando l’arrosto di vitello; come una volta, io aggiungo alla carne anche un po’ di acqua e vi cuocio il riso. A parte, sbollento le erbette (spinaci e coste) e poi le salto in padella con il burro. Quando l’arrosto è pronto, trito insieme carne, verdure e riso e amalgamo con formaggio grattugiato, un uovo e un pizzico di noce moscata. La pasta è simile a quella dei tajarin: dieci uova per un chilo di farina. Dovete tirarla con la macchina finché non diventa molto sottile. Si taglia con la rotella in lunghe strisce larghe circa 5 centimetri; si posa il ripieno in piccole quantità a distanza regolare di poco più di un centimetro e più vicino a uno dei due bordi. Dopo aver ripiegato la pasta, in modo da coprire completamente i mucchietti, arriva il momento del plin, il pizzicotto che chiude per bene il ripieno all’interno della pasta fresca sigillandone le estremità, prima di dividere i raviolini con la rotella. Il condimento? Io preferisco burro e salvia, perché lascia apprezzare tutto il sapore del ripieno. E non preoccupatevi per quelli che si rompono durante la preparazione: saranno ottimi alla sera, da gustare col brodo».

Ricetta Plin di trota, robiola e radicchio

Ricetta Plin di trota, robiola e radicchio
  • 300 g trota salmonata pulita
  • 80 g latte
  • 50 g albume
  • timo limone
  • sale
  • 300 g robiola
  • 100 g latte
  • 1 radicchio lungo tardivo
  • amido di mais
  • limone
  • olio extravergine di oliva
  • aceto
  • sale
  • pepe rosa

PER LA PASTA
Impastate la farina con i tuorli, raccogliete l’impasto in una palla, copritelo con una pellicola alimentare e ponetelo a risposare in frigo per 1 ora.
Stendete la pasta, ottenendo una sfoglia di circa 2 mm di spessore.

PER IL RIPIENO
Tagliate la trota a pezzetti e frullatela con il latte, gli albumi e 1 cucchiaino di foglie di timo limone, regolando di sale.

PER I PLIN
Tagliate la sfoglia in strisce di circa 6 cm; distribuite il ripieno in piccole noci sulle strisce di sfoglia, tenendo una distanza di un paio di centimetri l’una dall’altra; bagnate i bordi della sfoglia con poca acqua e sovrapponeteli, pizzicando tra una noce e l’altra, in modo da eliminare l’aria in eccesso, quindi tagliate con la rotella tagliapasta tra una noce e l’altra, ottenendo dei raviolini; pizzicatene le estremità per sigillarli (plin, in dialetto piemontese, vuole dire pizzicotto).

PER IL CONDIMENTO
Sciogliete 1 cucchiaino di amido di mais in poco latte.
Portate a bollore il resto del latte, unitevi l’amido di mais sciolto e fate cuocere per 4-5 minuti; togliete dal fuoco, aggiungete la robiola e stemperatela mescolando; insaporite con sale e pepe rosa.
Mondate il radicchio, spezzettatelo e saltatelo in padella con un paio di cucchiai di olio e una spruzzata di aceto per circa 3 minuti, regolando di sale.
Cuocete i plin in acqua bollente salata e scolateli quando salgono a galla.
Distribuite la crema di robiola nei piatti, accomodatevi i plin e il radicchio saltato, completate con pepe rosa e scorza di limone grattugiata e servite subito.

Ricetta: Giovanni Rota, Foto: Claudio Tajoli, Styling: Fabio Finazzi

Proudly powered by WordPress