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Ricetta Scrippelle italiane verdi al prosciutto

Ricetta Scrippelle italiane verdi al prosciutto

Le scrippelle italiane verdi al prosciutto sono una gustosa variante delle classiche scrippelle, nome dialettale delle crespelle, tipiche della zona del Teramano, in Abruzzo. Sottilissime, sono molto simili alle crêpes, tanto che qualcuno si è chiesto se siano stati gli abruzzesi a “copiare” dai francesi o viceversa gli abbiano insegnato a preparare queste delicate sfoglie d’uovo. 

Se, dunque, è verosimile che il primato sulla crêpe sia francese (concediamolo), è anche vero che la cugina scrippella è una versione modificata (acqua anziché latte, cottura con lardo o grasso di prosciutto anziché burro), ancora più sottile e, soprattutto, di diverso utilizzo: in Abruzzo, infatti, serve al posto della sfoglia di pasta, per creare esclusivamente piatti salati. Il famoso timballo di scrippelle ne è l’esempio più trionfale: una costruzione a più strati, farcita di uova, formaggio, carne, verdura, sugo di ragù.

4 chicche tutte italiane da provare | La Cucina Italiana

4 chicche tutte italiane da provare
| La Cucina Italiana

Guadagnare in bontà e convenienza al mercato. Ecco i prodotti di stagione da scegliere quando andate a fare la spesa in questa fine di inverno. Dalla frutta alla verdura fino ai prodotti trasformati vi proponiamo quattro rarità e unicità che, forse, ancora non conoscevate.
Insomma una guida a una spesa di stagione e anche un po’ particolare grazie alle chicche che offre il nostro paese.

Al mercato: il paese delle rarità

Sarde essiccate del lago d’Iseo

Dopo la pesca, gli agoni vengono eviscerati, lavati e posti a essiccare all’aria. Poi, pressati in contenitori di legno o acciaio, si conservano in olio di oliva, anche per due anni. Squisiti cotti alla brace, conditi con olio, aglio e prezzemolo e serviti con la polenta.

Carciofo di Niscemi

Coltivato da pochissimi in Sicilia, ha un sapore delicato, aromatico e persistente. Il capolino, dal colore verde scuro con sfumature violacee, possiede un cuore compatto e scarso di “barba”. Tradizione voleva che fosse la colazione dei locali: arrostito sotto la carbonella, condito con olio, sale e pepe.

Ane di Canolo

Tipico delle pendici dell’Aspromonte, si prepara con farina di segale (jermano in calabrese), prodotta facendo essiccare il cereale al sole su panni in fibra di ginestra, e poi macinandolo
in mulini. La pagnotta, tonda e non troppo alta, ha una crosta bruna friabile e un rustico sapore amarognolo.

Nel mar Mediterraneo

Tutto l’anno

Cefalo, nasello, occhiata, pagello, pescatrice, rombo, sciabola, scorfano, sgombro, mormora, zerro, suggello, San Pietro.

In inverno

Polpo, rombo chiodato, sardina, seppia, triglia, vongola verace, pagello fragolino, palamita.

La lista dei prodotti per la spesa d’inverno

Arancia, barbabietola, bietola costa, broccolo, cachi, carciofo, carota, cardo, cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolo nero, cavolo verza, cavoletto di Bruxelles, cime di rapa, clementina, finocchio, kiwi, limone, mandarino, mela e pera, melone invernale, pompelmo, porro, radicchio rosso, spinaci, topinambur, zucca.

Nutri-Score, che cos’è e perché danneggia le eccellenze italiane

Nutri-Score, che cos’è e perché danneggia le eccellenze italiane

Entro la fine del 2022, la Commissione presenterà una proposta legislativa per introdurre un’etichetta informativa uniforme. Ma gli italiani non vogliono quella a semaforo

L’etichetta a “semaforo”, il cosiddetto Nutri-Score, continua a far storcere il naso. Sono state avviate ben cinque istruttorie sull’uso di questo discusso sistema di etichettatura, e il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, ha preso una netta posizione contraria. Anche i partiti italiani in Europa, pur di schieramenti politici opposti, sono compatti dalla stessa parte del fronte.

Cos’è il Nutri-Score?

Si tratta di un’etichetta che classifica i prodotti alimentari attraverso lettere e colori, suddividendoli in cinque categorie, sulla base di un punteggio calcolato tramite un complesso algoritmo che sottrae dal valore totale degli elementi “sfavorevoli” (energia, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) quello degli elementi “favorevoli” (frutta, verdura, legumi, fibre, proteine). Gli alimenti con punteggi molto bassi – quindi con più elementi favorevoli – rientrano nella categoria A (verde), mentre quelli con i punteggi più alti nella categoria E (rosso).

Entro la fine del 2022, la Commissione europea presenterà una proposta legislativa per introdurre un’etichetta informativa per i prodotti alimentari, obbligatoria e uniforme su tutto il territorio dell’Unione Europea, più sintetica della lista degli ingredienti e dai valori nutrizionali.

Perché no al Nutri-Score?

Il problema è che, secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (che ha avviato le istruttorie), i punteggi e i giudizi forniti dal Nutri-Score, senza adeguate avvertenze, “vengano erroneamente percepiti come valutazioni assolute sulla salubrità di un determinato prodotto, che prescindono dalle esigenze complessive di un individuo (dieta e stile di vita), dalla quantità e dalla frequenza di assunzione all’interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato”. Tant’è che a molte eccellenze italiane, secondo questo sistema di etichettatura, vengono attribuiti voti bassissimi. Un esempio per tutti: l’olio extravergine di oliva, pilastro della dieta mediterranea, che finisce tra i “cattivi”, sullo stesso piano dell’olio di colza.

Chi è contro il Nutri-Score?

Tutte le nostre eccellenze sarebbero etichettate dalla D in giù. Formaggi e prosciutti, ad esempio, contengono elevate quantità di grasso e sale, ma sono alimenti di per sé sani: dipende sempre dalla quantità che se ne mangia”, ha spiegato Paolo Di Stefano, rappresentante delle relazioni internazionali della Coldiretti. Non solo: il Nutri-Score non tiene conto di eventuali additivi chimici, coloranti o conservanti. “Il paradosso è che i nostri salumi naturali vanno in rosso o arancione, mentre il prosciutto cotto sgrassato con l’utilizzo di chissà quali sostanze rientra nella categoria A o B. Non viene preso in considerazione il grado di trasformazione del cibo, che è un aspetto fondamentale per giudicarne l’impatto sulla salute”.

Anche secondo Confagricoltura “il sistema di etichettatura Nutri-Score è dannoso per tutti i prodotti agroalimentari italiani”, ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Alessandria e componente della Giunta nazionale, Luca Brondelli di Brondello. “Negli ultimi tempi abbiamo registrato ripensamenti, anche a livello politico, in Francia e in Spagna a seguito, in particolare, delle forti contestazioni mosse dagli olivicoltori spagnoli e dai produttori francesi di formaggi”.

Anche l’Adiconsum, pur favorevole a sistemi di etichettatura in grado di aiutare i consumatori a comprendere con semplicità il valore nutrizionale degli alimenti, precisa che “è fondamentale, tuttavia, che tali sistemi siano adeguatamente contestualizzati nell’ambito di un regime bilanciato e vario, che non può ridursi nell’attribuzione di un giudizio tranchant difficile da relativizzare”, come ha detto il presidente dell’associazione, Carlo De Masi.

Persino il presidente del Consiglio Mario Draghi ha preso posizione contro il Nutri-Score, che penalizzerebbe senza basi scientifiche la dieta mediterranea, apprezzata in tutto il mondo.

L’intero sistema agroalimentare italiano vale complessivamente 220 miliardi, di cui le indicazioni di origine e di qualità (DOP e IGP) incidono per l’11%. “Alla fine di quest’anno, l’export di settore potrebbe raggiungere il livello record di 50 miliardi di euro”, conclude Brondelli di Confagricoltura, secondo cui “l’intero sistema merita di essere tutelato nei confronti del Nutri-Score”.

 

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