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5 errori + 1 che commetti di sicuro preparando i falafel

5 errori + 1 che commetti di sicuro preparando i falafel

Ci siamo fatti spiegare dal ristorante Nùn – Taste of Middle East a Milano come fare i falafel. È più facile di quanto sembri, ma facciamo sempre un errore gigantesco. Tutta colpa dei ceci

I falafel sono deliziose polpette fritte, di ceci o fave, molto popolari in tutto il Medio Oriente e ormai anche da noi. Le fanno un po’ ovunque e la voglia di provarci anche a casa è tanta. Ma i risultati…. Ci siamo fatti quindi rivelare da Alberto Paolini, di Nùn – Taste of Middle East a Milano, quali sono gli errori più comuni che commettiamo preparandoli in casa.

Abbiamo scoperto che sono ancora più semplici da cucinare di quanto immaginassimo e che sbagliamo tutto in partenza. Provate a farli in con queste accortezze e otterrete dei falafel dalla crosticina croccante e con un interno umido e aromatico, come fossero delle crocchette. Deliziosi.

1 – Lessare i ceci

Potrà sorprendere qualcuno (compreso chi scrive), ma i ceci per i falafel non vanno lessati. Affinché l’amido contenuto naturalmente nei ceci non si disperda e ne pregiudichi la compattezza i ceci non vanno cotti prima di essere tritati; anche il sapore e la consistenza ne risentono. Questo è sicuramente l’errore più comune, ma in realtà farli bene è ancora più semplice: è sufficiente lasciare reidratare i ceci per almeno dodici ore, poi scolarli, lavarli e passare alla fase successiva.

2 – Aggiungere farina, amido o pangrattato

Se lessiamo i ceci, dato che sarà difficile tenere insieme le nostre polpette, saremo tentati di aggiungere un addensante, tipo amido, farina o pangrattato. Assolutamente no. Tritando in un robot da cucina i ceci ammollati non andrà aggiunto nulla di tutto ciò. Il primo motivo è che saranno ingredienti inutili perché i ceci mantengono il proprio amido naturale che gli permette di stare compatti, di conseguenza aggiungendo farina e affini andremo a diluire i sapori che invece vogliamo netti e decisi.

3 – Tritare troppo finemente i ceci

I ceci vanno tritati, questo è sicuro, ma non al punto che diventino una pasta finissima, come fosse hummus. È importante che il composto, una volta passato nel robot da cucina sia ancora abbastanza granuloso, questo ci aiuterà quando formeremo le polpette e permetterà di ottenere durante la frittura una buona crosticina superficiale senza doverli impanare.

4 – Lesinare con il condimenti

Spesso capita di essere troppo parchi con il condimento dei falafel. Un po’ perché, se abbiamo commesso tutti gli errori precedenti, sarà difficile aggiungere altri ingredienti al composto e lasciarlo coeso, un po’ per timore di ottenere poi dei falafel sbilanciati e troppo forti. Il consiglio di Alberto è di non lesinare: cipolla, aglio, pepe, un po’ di cumino, sale, ma soprattutto abbondante prezzemolo. Infatti per un chilo di ceci al Nùn usano attorno ai 90 grammi di prezzemolo. I condimenti vanno tritati assieme ai ceci. Noterete subito la differenza: non solo i falafel si presenteranno molto più verdi, ma saranno più freschi e briosi, da divorare uno dietro l’altro.

5 – Non far riposare il composto prima della cottura

Il composto tritato va fatto riposare almeno due ore in frigorifero, anche di più se potete. Al freddo l’impasto di ceci si compatterà, stabilizzandosi e insaporendosi omogeneamente. Successivamente potete anche formare le polpette e congelarle per friggerle quando ne avrete bisogno. Una volta tolti dal frigo, i falafel saranno pronti per essere fritti: al ristorante, per facilità e per la gran quantità, li si cuoce in friggitrice, ma a casa si possono fare in padella, magari formando delle polpette più piccole e curandosi di girarle. Per la frittura Alberto raccomanda un buon olio di arachide oppure un olio di girasole alto oleico, che non cederanno aromi non graditi ai nostri falafel.

Errore bonus: Usare i ceci in scatola

Sappiamo che qualcuno avrà la tentazione di usare i ceci in scatola. Così facili, così tentatori. Tuttavia con essi, come avrete capito dai primi due errori, non potranno venire buoni falafel. Innanzitutto i ceci in scatola sono già cotti e stracotti, quindi hanno perso gran parte del loro gusto e per poter fare le polpette saremo costretti ad aggiungere farina o pangrattato. Il risultato sarà spento e triste, con quell’aroma tipico della scatola che non raccomandiamo.

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Testo a cura di Jacopo Giavara

Storia e ricetta dei falafel egiziani

Storia e ricetta dei falafel egiziani

Qual è l’ingrediente segreto che rende i falafel egiziani così verdi? Scoprirlo potrebbe rivelarsi utile e importante anche per la preparazione di tanti altri piatti

I falafel egiziani sono i più verdi di tutti. E a renderli così verdi è la parte di una verdura che noi, purtroppo, siamo abituati a scartare. In Egitto invece no: è un ingrediente che si usa spesso, in molti piatti, tra cui appunto i falafel. Che non mancano mai, a partire dal momento della colazione.

La colazione egiziana

Dimenticate latte e corn flakes. La colazione egiziana è una cosa seria, soprattutto per chi vive in campagna. Ricordiamo, infatti, che l’Egitto ha un’economia ancora prevalentemente agricola, nonostante lo sviluppo recente di altri settori, come quello industriale o turistico. Per cui non è raro che per molti sia davvero il pasto più importante della giornata, in quanto c’è un gran bisogno di energie! Innanzitutto la colazione egiziana è rigorosamente salata: niente dolci, brioche, marmellate o biscotti. Si inizia subito con piatti forti, dal carattere deciso, come il ful, la crema di fave di cui vi avevamo già parlato a proposito della colazione palestinese, che è molto simile. Poi ci sono varie verdure, quali insalata, patate, melanzane e altre a seconda della stagione, spesso fritte. Come proteine, invece, uova sode, a volte sardine e, ovviamente falafel, che si distinguono da tutti gli altri diffusi in Medio Oriente per vari motivi. E in accompagnamento il classico pane arabo fatto in casa.

L’ingrediente segreto

I falafel egiziani originali sono diversi dagli altri che trovate in giro, come quelli siriani, palestinesi, libanesi, che quasi sempre vengono fatti con i ceci (per questo sono più chiari). In Egitto, invece, si preparano fin dai tempi antichi con le fave, di solito secche: vengono messe a mollo, cotte e poi tritate con varie spezie, erba cipollina, sale, pepe, prezzemolo e (tanto) aglio. C’è anche chi ci aggiunge un po’ di farina di ceci o due uova, pur non essendo previsti nella ricetta originale. Ma l’ingrediente responsabile di quel suo colore verde acceso e di quel suo sapore speciale è il korrat, una varietà di porro più piccola (chiamata Allium Ampeloprasum), molto diffusa e coltivata in Egitto, che è praticamente impossibile da trovare in Italia (se non ogni tanto al Mercato Ortofrutticolo). In particolare si usano le sue foglie fresche, che vengono tritate e unite all’impasto dei falafel. In realtà vengono utilizzate anche in tantissimi altri piatti, come ad esempio sull’insalata, con pane e formaggio o in zuppe, salse e minestre. Noi, al contrario, siamo abituati (erroneamente) a consumare solo la parte bianca alla base e a scartare le foglie, che per altro sono anche la parte della pianta più ricca di vitamina C. «Tagliate via la parte verde», si legge in molte ricette con i porri, forse perché troppo dure o amare. Ma se provate con dei porri più piccoli, coltivati senza fertilizzanti, vedrete che sarà possibile utilizzare anche le foglie. E magari preparare i falafel egiziani con la nostra ricetta.

Foglie Korrat porro egiziano per falafel.
Foglie di Korrat, porro egiziano per falafel.

La ricetta originale

La ricetta ci è stata fornita da Mohamed Ibrahim, originario di Al Cairo, che vive da anni a Milano con la sua compagna Francesca Zullo. Insieme hanno fondato la casa di distribuzione cinematografica Il Nero Distribution, con lo scopo di diffondere e far conoscere alcuni film indipendenti provenienti dall’Egitto, in cui spesso compaiono i falafel. «È sempre l’ora di mangiare falafel». Ma di certo non si tratta di un lavoro semplice: preparare i falafel richiede soprattutto tempo. Infatti, ormai la maggior parte delle persone si fa mandare direttamente dall’Egitto l’impasto già pronto congelato: lo trovate in tanti negozi, come ad esempio quello di via Giambellino 131. Se invece volete provare a partire dall’inizio, non vi resta che seguire le nostre indicazioni: le dosi che seguono sono da intendersi a piacere a seconda dei gusti personali, in quanto non alterano il risultato finale.

Ingredienti per 4 persone

½ kg di fave
1 quarto di bicchiere di foglie di porri fresche già tagliate
qb sesamo
qb coriandolo fresco
qb cardamomo
qb cumino
qb aneto
qb aglio
qb cipolla
qb erba cipollina
qb sale
qb pepe nero
qb prezzemolo
qb olio (per friggere)
1 cucchiaino di bicarbonato (sciolto in un po’ d’acqua)
tahina, insalata e peperoncini (a piacere)

Procedimento

Mettete a bagno le fave per una notte intera. Successivamente fatele cuocere, poi tritatele in un frullatore o, meglio, con un passapatate, insieme agli altri ingredienti, nelle dosi scelte a seconda dei gusti. Se volete potete provare ad aggiungere anche un po’ di farina di ceci o un paio di uova nell’impasto.
Una volta pronto il composto, aggiungete un cucchiaino di bicarbonato sciolto nell’acqua, mischiate e iniziate a formare delle palline tonde con le mani.
Infine, decorate con un po’ di sesamo e friggetele in abbondante olio bollente finché non diventano dorate e croccanti fuori e morbide dentro.
Accompagnate a piacere con salsa tahina, insalata, cipolla cruda e peperoncini, ovviamente, verdi, a parte.

Dopo la colazione, per chi lavora in campagna, c’è solo un altro pasto importante. È il pranzo, che si fa a fine della giornata lavorativa, di solito con piatti a base di riso e carne o pesce a seconda delle disponibilità. La sera, invece, ci si mantiene leggeri, con un po’ di frutta e al massimo un pezzo di pane e di formaggio, in modo da andare a letto presto, non appesantiti, in attesa di quella che sarà la prossima colazione.

Ricerche frequenti:

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