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Storia e ricetta dei falafel egiziani

Storia e ricetta dei falafel egiziani

Qual è l’ingrediente segreto che rende i falafel egiziani così verdi? Scoprirlo potrebbe rivelarsi utile e importante anche per la preparazione di tanti altri piatti

I falafel egiziani sono i più verdi di tutti. E a renderli così verdi è la parte di una verdura che noi, purtroppo, siamo abituati a scartare. In Egitto invece no: è un ingrediente che si usa spesso, in molti piatti, tra cui appunto i falafel. Che non mancano mai, a partire dal momento della colazione.

La colazione egiziana

Dimenticate latte e corn flakes. La colazione egiziana è una cosa seria, soprattutto per chi vive in campagna. Ricordiamo, infatti, che l’Egitto ha un’economia ancora prevalentemente agricola, nonostante lo sviluppo recente di altri settori, come quello industriale o turistico. Per cui non è raro che per molti sia davvero il pasto più importante della giornata, in quanto c’è un gran bisogno di energie! Innanzitutto la colazione egiziana è rigorosamente salata: niente dolci, brioche, marmellate o biscotti. Si inizia subito con piatti forti, dal carattere deciso, come il ful, la crema di fave di cui vi avevamo già parlato a proposito della colazione palestinese, che è molto simile. Poi ci sono varie verdure, quali insalata, patate, melanzane e altre a seconda della stagione, spesso fritte. Come proteine, invece, uova sode, a volte sardine e, ovviamente falafel, che si distinguono da tutti gli altri diffusi in Medio Oriente per vari motivi. E in accompagnamento il classico pane arabo fatto in casa.

L’ingrediente segreto

I falafel egiziani originali sono diversi dagli altri che trovate in giro, come quelli siriani, palestinesi, libanesi, che quasi sempre vengono fatti con i ceci (per questo sono più chiari). In Egitto, invece, si preparano fin dai tempi antichi con le fave, di solito secche: vengono messe a mollo, cotte e poi tritate con varie spezie, erba cipollina, sale, pepe, prezzemolo e (tanto) aglio. C’è anche chi ci aggiunge un po’ di farina di ceci o due uova, pur non essendo previsti nella ricetta originale. Ma l’ingrediente responsabile di quel suo colore verde acceso e di quel suo sapore speciale è il korrat, una varietà di porro più piccola (chiamata Allium Ampeloprasum), molto diffusa e coltivata in Egitto, che è praticamente impossibile da trovare in Italia (se non ogni tanto al Mercato Ortofrutticolo). In particolare si usano le sue foglie fresche, che vengono tritate e unite all’impasto dei falafel. In realtà vengono utilizzate anche in tantissimi altri piatti, come ad esempio sull’insalata, con pane e formaggio o in zuppe, salse e minestre. Noi, al contrario, siamo abituati (erroneamente) a consumare solo la parte bianca alla base e a scartare le foglie, che per altro sono anche la parte della pianta più ricca di vitamina C. «Tagliate via la parte verde», si legge in molte ricette con i porri, forse perché troppo dure o amare. Ma se provate con dei porri più piccoli, coltivati senza fertilizzanti, vedrete che sarà possibile utilizzare anche le foglie. E magari preparare i falafel egiziani con la nostra ricetta.

Foglie Korrat porro egiziano per falafel.
Foglie di Korrat, porro egiziano per falafel.

La ricetta originale

La ricetta ci è stata fornita da Mohamed Ibrahim, originario di Al Cairo, che vive da anni a Milano con la sua compagna Francesca Zullo. Insieme hanno fondato la casa di distribuzione cinematografica Il Nero Distribution, con lo scopo di diffondere e far conoscere alcuni film indipendenti provenienti dall’Egitto, in cui spesso compaiono i falafel. «È sempre l’ora di mangiare falafel». Ma di certo non si tratta di un lavoro semplice: preparare i falafel richiede soprattutto tempo. Infatti, ormai la maggior parte delle persone si fa mandare direttamente dall’Egitto l’impasto già pronto congelato: lo trovate in tanti negozi, come ad esempio quello di via Giambellino 131. Se invece volete provare a partire dall’inizio, non vi resta che seguire le nostre indicazioni: le dosi che seguono sono da intendersi a piacere a seconda dei gusti personali, in quanto non alterano il risultato finale.

Ingredienti per 4 persone

½ kg di fave
1 quarto di bicchiere di foglie di porri fresche già tagliate
qb sesamo
qb coriandolo fresco
qb cardamomo
qb cumino
qb aneto
qb aglio
qb cipolla
qb erba cipollina
qb sale
qb pepe nero
qb prezzemolo
qb olio (per friggere)
1 cucchiaino di bicarbonato (sciolto in un po’ d’acqua)
tahina, insalata e peperoncini (a piacere)

Procedimento

Mettete a bagno le fave per una notte intera. Successivamente fatele cuocere, poi tritatele in un frullatore o, meglio, con un passapatate, insieme agli altri ingredienti, nelle dosi scelte a seconda dei gusti. Se volete potete provare ad aggiungere anche un po’ di farina di ceci o un paio di uova nell’impasto.
Una volta pronto il composto, aggiungete un cucchiaino di bicarbonato sciolto nell’acqua, mischiate e iniziate a formare delle palline tonde con le mani.
Infine, decorate con un po’ di sesamo e friggetele in abbondante olio bollente finché non diventano dorate e croccanti fuori e morbide dentro.
Accompagnate a piacere con salsa tahina, insalata, cipolla cruda e peperoncini, ovviamente, verdi, a parte.

Dopo la colazione, per chi lavora in campagna, c’è solo un altro pasto importante. È il pranzo, che si fa a fine della giornata lavorativa, di solito con piatti a base di riso e carne o pesce a seconda delle disponibilità. La sera, invece, ci si mantiene leggeri, con un po’ di frutta e al massimo un pezzo di pane e di formaggio, in modo da andare a letto presto, non appesantiti, in attesa di quella che sarà la prossima colazione.

Ricerche frequenti:

I ristoranti egiziani Milano – La Cucina Italiana

I ristoranti egiziani Milano - La Cucina Italiana

Abbiamo girato Milano per voi alla ricerca di alcuni piatti della cucina egiziana. Ecco che cosa abbiamo scoperto

I ristoranti egiziani a Milano praticamente non esistono. O meglio, il più delle volte non fanno piatti della cucina egiziana, ma la pizza, che ormai è diventata la loro specialità. Gli egiziani, infatti, si sono distinti e hanno fatto parlare di sé in particolare per la “tipologia egiziana”: sottile, croccante e senza lievito, per questo anche molto più leggera e digeribile. E sulle motivazioni ci sono varie teorie. «Non so quante persone mi hanno chiesto perché gli egiziani sono così bravi a fare la pizza», dice Essam, proprietario di un’azienda di traslochi. «Una delle ragioni è che in Egitto c’è un pane che si prepara soprattutto in campagna molto simile alla pizza egiziana».

Pane fatto in campagna in Egitto.
Pane fatto in campagna in Egitto.

È d’accordo con lui anche Mohamed, fondatore di Il Nero Distribution, una casa di distribuzione di film indipendenti provenienti dall’Egitto, che aggiunge: «Quando mio zio è arrivato qui negli anni Novanta faceva il lavapiatti in una pizzeria, poi ha iniziato a fare l’aiuto pizzaiolo e ha imparato a fare la pizza, e chissà quanti altri come lui. Probabilmente anche così si è diffuso il mestiere. Ma è innegabile che gli egiziani fossero già esperti in quanto a lavorazione di acqua e farina. Basta entrare in un panificio in Egitto per ritrovarsi di fronte a migliaia di prodotti da forno differenti». Però, aggiunge Abdul, fruttivendolo: «Dobbiamo ammettere che la cucina egiziana è molto pesante, per cui tra i ristoratori si è diffusa l’idea che non piaccia, che non funzioni, che non venga richiesta, a maggior ragione in un momento storico in cui sono sempre tutti a dieta. La pizza, invece, proprio perché più leggera, ha fatto un gran successo». Così i ristoranti e le pizzerie egiziane, forse senza nemmeno accorgersene, hanno dato il via a una nuova formula: preparare i piatti della propria tradizione solo ed esclusivamente su richiesta; provate a entrare in un locale qualsiasi e chiedere! Tuttavia c’è anche chi, insieme a pizza e kebab, propone timidamente anche varie specialità della cucina egiziana, sempre!

Rosticceria Anestom

Non fatevi ingannare dalla scritta Kebab di via Giambellino 132: all’interno c’è tutt’altro. Innanzitutto non c’è il kebab; in secondo luogo vi troverete il paradiso della cucina egiziana, proprio come quella della mamma, ci assicura Essam. I piatti cambiano di continuo, sempre preparati con cura dalla moglie del proprietario: tutti i giorni c’è il riso basmati mischiato con una pasta sottile simile ai capelli d’angelo, da condire poi con kofta (polpette di carne e spezie), pollo, spezzatino, legumi, verdure o pesce. Spesso fanno anche mahshi, gli involtini di riso avvolti nelle foglie di cavolo, melanzane, vite, zucchine o peperoni. Al venerdì, invece, c’è quasi sempre il cous cous pur non essendo tanto diffuso in Egitto così come in Maghreb. Insomma Anestom, che in arabo vuol dire benvenuto, è molto amato in zona, sia come take away che da consumare su tavolini vista Giambellino.

Specialità egiziane Casa Nostra

Piccolo locale in Corvetto, da quattro anni è il punto di riferimento per gli egiziani del quartiere, soprattutto per l’asporto, ma c’è anche la possibilità di sedersi in una saletta interna. Qui le specialità egiziane, come recita il nome del posto, ci sono tutte, come ad esempio i falafel di fave che vengono fatti sempre e solo al momento; o l’hawawashi, una sorta di panino che si mangia spesso in Egitto, con carne macinata e spezie; ma anche insalata, grigliate, spiedini, zuppe, pesce, pizze, kebab e dolci egiziani quali kunafa, mahallabia, riso al latte e basbousa (vi lasciamo il gusto della sorpresa). Insomma, un menu davvero infinito, il tutto a uno sconvolgente rapporto qualità-prezzo.

Dream Cafè

Da più di dieci anni in piazzale Cuoco (dove vivono moltissimi egiziani) c’è un posto di fiducia che garantisce la freschezza dei piatti preparando ogni giorno una specialità differente. Da provare assolutamente è il koshari, che fanno (divinamente) solo martedì e sabato: si tratta del tipico street food egiziano, a base di pasta, riso, lenticchie, ceci, cipolla fritta, sugo di pomodoro e salsa piccante (a parte). Tutti gli altri giorni falafel, mahshi, riso con carne o pesce e tanto altro, ma sempre meglio ordinare prima. Solo ed esclusivamente su richiesta fanno anche uno dei piatti nazionali, la molokhia, cioè la minestra di malva, una zuppa dal colore verde scuro e dal sapore molto amaro che per questo può anche non piacere. Molokhia indica sia la pianta che la preparazione e significa “ortaggio dei re”, perché il suo utilizzo risale al tempo dei faraoni, quando un re egizio ne bevve una zuppa per riprendersi da una malattia. Oggi cresce in abbondanza sulle rive del Nilo, poiché quello fluviale è il suo ambiente ideale; infatti, si consuma moltissimo nella cucina egiziana, di solito essiccata in una polvere finissima, che ormai si trova ovunque anche in Italia.

Il Faraone

A nord della città, tra Portello e Bovisa, c’è uno dei primi locali egiziani a Milano, aperto da quasi quarant’anni. Era il 1982, infatti, quando questa famiglia copta, ha iniziato con le pizze, per poi aggiungere al menu anche alcuni piatti della tradizione egiziana, visto l’interesse crescente. Particolarità del posto è l’Aperitivo del Faraone: degustazione dei profumi d’Egitto, con tanto di accompagnamento musicale.

Il Moro 2

Dal 1989 sono sempre loro: Hassan, Mohamed, Mahomoud e Nour. In zona Solari li conoscono tutti, in particolare per la pizza, che è ancora la preferita di molti: una sorta di madeleine dell’infanzia, una certezza che resta invariata nel tempo, sempre all’altezza del ricordo. Oltre alla classiche margherite e marinare, li ha resi noti la pizza italo-egiziana, preparata con falafel, tahina, pomodori, rucola e mozzarella, un omaggio all’incontro tra le loro origini e il luogo dove vivono da anni. Inoltre propongono sempre anche l’Antipasto d’Egitto: falafel, hummus di ceci, tahina, ghebna (formaggio piccante), babaganoush di melanzane e ful, un classico egiziano a base di fave che si mangia spesso a colazione. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla pizza bianca (che assomiglia tantissimo a quel pane che si fa in campagna). E nel resto del menu compaiono qua e là anche altri piatti egiziani, quali spiedini di agnello alla griglia, shish kebab, kofta e per concludere il loro delizioso budino di riso.

Mido Ristorante Arabo

Zona Navigli, da ormai anni si presenta come il portavoce della cucina araba a Milano, con vari piatti che attingono un po’ dai paesi del Maghreb e un po’ dal Medio Oriente. Ma i proprietari sono egiziani, per questo nell’ampia scelta presente nel menu, prediligete alcune delle specialità di cui vi abbiamo già parlato, quali mahshi, falafel o koshari.

Garden City

Nel quartiere Gambara, è questo uno dei tanti ristoranti egiziani dove basta chiedere e i proprietari saranno ben contenti di preparare appositamente per voi tutto quello che è possibile. Da falafel, mahshi, kofta e koshari alla chakchouka, una sorta di ragù vegetale con cipolla e pomodoro, che si trova in molte varianti, ad esempio con lenticchie rosse o peperoni; di solito si mangia in accompagnamento al pesce fresco, che viene marinato per ore con spezie e una grandissima quantità di aglio, tant’è che addirittura ci chiedono scusa per averne messo troppo (pensate come siamo mal abituati). Una volta marinato, il pesce viene poi impanato nella farina e cotto al forno con limone, olio, sale e prezzemolo. Per questo è sempre meglio avvisarli con un certo anticipo, in modo che abbiano tutto il tempo necessario per cucinare, ma soprattutto per far marinare il pesce.

Dunque, come il Garden City, quasi tutti i ristoranti egiziani a Milano preparano i piatti della propria cucina solo su ordinazione, anche perché negli anni la comunità egiziana non ha fatto che crescere, quindi sono aumentate anche le attività, in particolare in questo settore. Pensate che oggi ci sono più di 110mila egiziani in Italia, di cui circa 40mila solo a Milano. «L’Italia è stato per anni il principale paese europeo d’immigrazione per gli egiziani e continua a essere sempre tra le mete predilette», ci racconta il proprietario del Ristorante Pizzeria San Marco. «Anche per questo preferiamo fare cucina italiana. Ma se qualcuno ce li chiede… non sai quanto siamo felici di preparare anche i piatti della nostra tradizione».

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