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Basilicata: il museo dedicato al Lucano più famoso nel mondo

Basilicata: il museo dedicato al Lucano più famoso nel mondo

Cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano!” Ed è davvero un tributo all’ “essenza” della terra che lo ha generato e a cui si richiama, ogni qualvolta, dopo mangiato, si sorseggia quel dolce-amaro che lo caratterizza. Le terre lunari e malinconiche dei calanchi. Le argille di cui è composta ogni architettura. La matriarca che porta il raccolto selvatico. La varietà e spontaneità dei luoghi da cui “sboccia” la ricetta. Un racconto di un sapore ma soprattutto un itinerario su Pisticci e sulle sue specialità. Tutto questo si trova visitando, allo Scalo del paese che produce il famoso liquore, “Essenza Lucano”, il museo di un amaro fatto di Basilicata.

Il primo ingrediente sono sicuramente tutte le erbe spontanee di un territorio così vario quale quello della Grande Lucania. Erbe che la narrazione del museo ha voluto mettere in primo piano grazie a un curato e ben descritto giardino che accoglie il visitatore.

I vecchi confini della Basilicata, oltre all’attuale territorio, comprendevano tutto il Cilento, la parte superiore della Calabria settentrionale e una parte della murgia pugliese. Un ambiente naturale così vario, fatto di coste marine, monti, colline da generare delle originali e speciali erbe spontanee. Proprio dalla selvaggia generosità lucana nasce la ricetta delle 32 erbe dell’Amaro Lucano. Il cavalier Pasquale Vena, in realtà, quando preparò l’infuso e lo lasciò riposare per circa sei mesi, voleva ottenere una bagna per dolci. Il fondatore del famoso amaro della Basilicata, in origine pasticcere, aveva imparato l’arte delle erbe per le bagne dai monaci dell’antica Certosa di Pisticci. I Certosini usavano le erbe a fini officinali e lui cercava di sfruttarle in pasticceria. Quando si accorse che la bagna ottenuta era troppo amara per un dolce ne intuì il potenziale per un digestivo, molto probabilmente, anche questo frutto della sapienza certosina. Nel racconto museale si può vedere una cartina dell’antica Lucania con i nuclei monastici dove Vena andava a fare rifornimento di erbe: la Certosa di Padula, allora nei confini lucani, la Grancia di Brindisi di Montagna vicino Potenza e, infine, la Certosa di Pisticci. Ripercorrendo quelle strade, in “Essenza Lucano” si può anche fare un’esperienza olfattiva che trasmette il profumo di quasi tutte le erbe utilizzate per l’antica ricetta della famiglia Vena, naturalmente l’elemento mancante è l’ingrediente segreto, quello tramandato di generazione in generazione.

Involtini di cetriolo – Ricetta di Misya

Involtini di cetriolo - Ricetta di Misya

Lavate bene il cetriolo e, usando un pelaverdure, tagliatelo a fettine molto sottili (senza eliminare la buccia).

Preparate la crema di avocado: pulite l’avocado e ricavatene la polpa (qui la guida per farlo al meglio), poi mettetelo in un mixer con olio, sale, pepe e succo di limone e frullate brevemente, in modo da ottenere un composto un po’ grossolano (in alternativa potete semplicemente schiacciarlo con i rebbi di una forchetta).

Disponete le fette di cetriolo su un foglio di pellicola per alimenti, leggermente sovrapposte tra loto, in modo da creare uno strato abbastanza compatto.
Disponete sul cetriolo il formaggio e poi la crema di avocado, quindi arrotolate il cetriolo nel senso della lunghezza delle fette (come a voler arrotolare le singole fette, ma facendolo con tutte quante insieme), infine avvolgete con la pellicola e lasciate riposare in frigo per almeno 30 minuti.

Riprendete il cilindro, eliminate la pellicola e tagliatelo a rondelle, quindi infilzate ogni rondella con uno stuzzicadenti.

Gli involtini di cetriolo sono pronti, serviteli subito o conservateli in frigo per non più di 1 giornata.

Pizza facilissima

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Per i nostri principianti in libertà, la pizza più facile e veloce che ci sia. Con la pasta già lievitata, formaggio, salame e ortaggi di stagione, è presto pronta per un aperitivo o un pranzo al volo

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