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Antipasti da fare il giorno prima facili ed economici: davvero! | La Cucina Italiana

Antipasti da fare il giorno prima facili ed economici: davvero!
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Antipasti da fare il giorno prima facili ed economici: ecco le preparazioni veloci, molto pratiche ed economiche che tutti sogniamo per un menù di Natale senza pensieri e tanto gusto.

Ne ho pensati 3 diversi per voi, basandomi su quello che più spesso ci richiedete. Partiamo da bocconcini di polenta croccanti, prima passati nelle farina e poi infornati ad una temperatura molto alta per garantire un esterno croccante e un interno morbido. Il tutto accompagnato da morbide cipolle aromatizzate al pepe, spadellate in padella. Proseguiamo con una delicatissima mousse di salmone servita in bicchierini monoporzione, peraltro perfetta anche per l’aperitivo, con briciole di taralli, bacche di melagrana e semi di chia. Concludiamo con dei grissini di pasta sfoglia fatti in casa. Croccanti, dorati al punto giusto e con un profumo che stimola l’appetito. Li potete offrire in combo a dei salumi o a dei formaggi sia morbidi che stagionati, come preferite.

Facili da preparare, questi antipasti da fare il giorno prima vi toglieranno i pensieri e vi faranno fare un figurone sulla tavola di Natale – ma anche della domenica, di capodanno, di quando preferite!

Gluten free, per moda o per davvero?

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Gluten free? Sì, ma solo se viene diagnosticata da un medico la celiachia. Oggi alcuni dati scientifici dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC), usciti in occasione della settimana dedicata alla patologia, riportano che sono 6 milioni gli italiani che si considerano affetti da tale patologia seguendo, in realtà, falsi miti e spendendo vogni anno 105 milioni di euro per l’acquisto di cibi senza glutine a loro non necessari. 

Il mercato del no-glutine è in ascesa, con una crescita di fatturato e proseliti spinti anche dalle celebrità del mondo dello spettacolo: da Gwyneth Paltrow a Victoria Beckham e Lady Gaga, sono infatti tante le star che hanno scelto il gluten-free. Non sono celiache, ma non portano in tavola nulla che contenga glutine, convinte di guadagnare così in salute e restare in forma

Celiaci in Italia: i dati

Nel nostro Paese ogni anno si spendono 320 milioni di euro per prodotti senza glutine, ma di questi solo 215 derivano dagli alimenti erogati per la terapia dei pazienti celiaci, stando ai dati Nielsen diffusi dall’Associazione Italiana Celiachia (AIC) in occasione della Settimana Nazionale (avvenuta a maggio), dedicata quest’anno alla nutrizione e all’educazione alimentare per vivere al meglio una dieta che per i celiaci non è una scelta alimentare, ma l’unica terapia possibile.

«Nessuna ricerca» – spiega Giuseppe Di Fabio, presidente AIC, «ha finora dimostrato qualsivoglia effetto benefico per i non celiaci nell’alimentarsi senza glutine, anzi. Gli studi scientifici stanno ampiamente dimostrando che in chi non è celiaco l’esclusione del glutine è inutile». Come evidenziano dati appena pubblicati dal British Medical Journal, aggiunge Marco Silano, direttore del Dipartimento Nutrizione dell’Istituto Superiore di Sanità, «uno studio che ha seguito oltre 110mila uomini e donne per 26 anni ha inoltre dimostrato che nei non celiaci l’esclusione del glutine non riduce il rischio cardiovascolare, come alcuni sostenevano».

La dieta senza glutine è invece essenziale per i pazienti celiaci: in Italia si stimano circa 600mila casi, pari all’1% della popolazione, ma i diagnosticati a oggi sono appena 190mila. Il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai pazienti celiaci i prodotti dietetici senza glutine fino a un tetto massimo di 90 euro/mese per paziente. «I celiaci hanno faticosamente conquistato diritti e tutele che però» avverte l’Aic, «rischiano di essere messi in discussione dal diffondersi della moda del senza glutine tra i non celiaci, che banalizza la malattia». I veri celiaci, invece, hanno spesso difficoltà anche nel mangiare fuori casa. Un aiuto arriva dal progetto Alimentazione Fuori Casa di AIC: sono più di 4mila i ristoranti, pizzerie, alberghi, gelaterie e laboratori che, in tutta Italia, hanno seguito un percorso di formazione da parte di AIC sulla celiachia. L’elenco completo è consultabile sul sito www.celiachia.it.

Quando la sostenibilità è “davvero” buona | La Cucina Italiana

Quando la sostenibilità è “davvero” buona
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La sostenibilità passa (anche) da un risotto. Lo sa bene Federico Zanasi, chef di Condividere, ristorante stellato di Torino che fa capo alla famiglia Lavazza. Il piatto in questione è il Risotto alle foglie di fico, zahatar ed eucalipto, una portata del menù estivo Festival servito nel locale aperto nel 2018 all’interno della Nuvola Lavazza. «Le foglie vengono fatte andare con il burro che, sciogliendosi, acquisisce sapore» spiega lo chef. «Da lì lo estraiamo e andiamo a farlo amalgamare mantecando il risotto. In chiusura» prosegue, «aggiungiamo parmigiano, succo di limone e lo zahatar (spezia con diverse componenti aromatiche) per poi concludere con una grattugiata di pigna di eucalipto che in bocca è una ventata di aria fresca». Come dire, un piatto preparato con foglie e pigne: «Se questa non è sostenibilità» aggiunge Zanasi. Del resto i gusti puliti piacciono allo chef modenese (già chef del ristorante dell’Hotel Principe delle Nevi di Cervinia e in cucina per nove anni con Moreno Cedroni a Senigallia), soprattutto nella preparazione dei risotti che ama realizzare in bianco e senza fondi, come diceva Gualtiero Marchesi. Celebri sono, nei menù passati di Condividere, la versione total white del risotto lavorato con acqua di pomodori verdi ed eucalipto e quello con foglie di fico e il formaggio molisano Manteca: in questo caso il burro è passato alla griglia con questi due elementi.

E proprio il Risotto alle foglie di fico e Manteca è stato uno degli assaggi della festa voluta da Michelin Italia per celebrare il 60° compleanno dello stabilimento di Cuneo. La scelta è ricaduta su Torino, città che nel 1906 ha visto nascere la prima sede estera del Gruppo e che ancora oggi ospita la sede legale, attività produttive e logistiche della Michelin italiana. Del resto Michelin Italia è il più grande produttore di pneumatici made in Italy e il solo stabilimento di Cuneo ne realizza 13 milioni all’anno. Sostenibilità sociale, ambientale ed economica sono punti salienti dello sviluppo del gruppo ed è partendo da questo spunto che abbiamo deciso di intervistare Federico Zanasi sulla connessione di questi temi con il mondo della ristorazione.

Intervista a chef Federico Zanasi

La vostra cucina e i ristoranti di oggi sono sostenibili?
«La sostenibilità, rispetto a una ventina di anni fa, è insita nelle cucine dove oggi si parla di educazione. Se avanzano verdure, le mettiamo alla griglia, le passiamo a pressione per fare un fondo, vengono sempre pensate per altre preparazioni. Dal gambero al piccione di Miroglio (siamo a Baldichieri di Asti, ndr) noi utilizziamo tutto, come nelle carote, non viene buttato nulla e questo si fa regolarmente. Siamo attenti a dove e a cosa compriamo: perché non usare più l’anguilla? La acquistiamo da un produttore cuneese che fa un lavoro maniacale per il suo allevamento e sono strepitose. La direzione che stiamo prendendo è quella di servirci sempre meno delle grandi aziende cercando di approvvigionarci di materie prime che siano il più vicine possibile come gamberi liguri, verdure e funghi della val di Susa. Il ricircolo oggi è interno al ristorante: sostenibile vuol dire avere attenzioni, essere educati nei confronti di questo significa essere sostenibili. Ma la nuova frontiera della sostenibilità è un’altra, intendo quella economica e lavorativa».

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