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Come fare il caffè con la moka a regola d’arte

Come fare il caffè con la moka a regola d'arte

Come fare il caffè con la moka a regola d’arte? Tutti pensiamo di saperlo fare, ma davvero sappiamo utilizzare la moka bene? Tipo, sappiamo davvero la quantità e la qualità di caffè da usare, se lasciare la montagnetta o pressare la miscela, capire quando spegnere il fuoco, versarlo subito o aspettare, girarlo oppure no? Abbiamo così chiesto a chi di caffè e di moka se ne intende. Ma ci sono due premesse da fare legate all’origine della moka, simbolo per eccellenza del consumo del caffè all’italiana. La prima è che il nome rimanda alla città di Mokha, appunto, nello Yemen, famosa per la qualità del caffè. La seconda è che a inventare la macchina della moka è stata Bialetti, icona globale del caffè e, insindacabilmente, simbolo del vivere italiano. L’azienda fondata nel 1919 dal genio di Alfonso Bialetti, proprio 90 anni fa, nel 1933, dava vita alla Moka Express, un progetto di design, ma soprattutto una rivoluzione delle abitudini quotidiane di preparare e bere il caffè.

Oggetto di culto

Presente nelle collezioni permanenti del MoMA di New York e della Triennale di Milano, la moka continua a essere un oggetto di culto legato a un rito che si ripete da 90 anni; venduto in 2 milioni di esemplari nel mondo (60% all’estero), non c’è famiglia italiana (e visti i dati, anche parecchie fuori dai confini nazionali) che non ne abbia almeno una, ereditata dai parenti o acquistata appositamente da esibire in cucina o lasciata accanto alla macchinetta del caffè con le cialde, così da alternare l’uno o l’altro consumo (questo, almeno, risulta da un mio rapido sondaggio tra colleghe e amici). La sottoscritta, per esempio, di moka ne ha a dozzine, sottratte dalle cucine della varie case di famiglia e parenti, in campagna, al mare in città, a tal punto che mia madre ha dovuto ricomprarsene una nuova: «Vedrai, funzionerà anche meglio!», le ho detto per convincerla. Ecco, dunque, come preparare una Moka a regola d’arte (nuova o vintage, poco importa).

La moka secondo l’esperto

Omar Sinanovic è il Coffee plant quality manager di Bialetti. Gli abbiamo chiesto qualche regola da seguire per preparare una moka a regola d’arte.

Ingredienti per una moka da 3 tazze

come cucinarli a regola d’arte | La Cucina Italiana

come cucinarli a regola d'arte
| La Cucina Italiana

I funghi chiodini si trovano piuttosto facilmente nelle zone collinari e in montagna, e hanno un profumo deciso e un sapore dolce e leggermente acido. 
Sono di color miele e crescono in gruppi numerosi di 10 o anche 100 esemplari, sui ceppi o sui tronchi di latifoglie e lungo le rive dei fiumi o dei fossi, ma anche sui salici, sui pioppi e sulle querce. Quelli che crescono sugli alberi sono i più saporiti.
Raccogliete sempre quelli giovani con il cappello arrotondato perché quelli vecchi risultano indigesti.

Conoscere i funghi prima di consumarli

I chiodini possono essere confusi con specie tossiche di funghi, che hanno un colore simile e si trovano negli stessi posti. Quindi fate attenzione!
Per evitare di sbagliare, osservate attentamente le lamelle: quelle dei chiodini sono biancastre, mentre quelle del falso chiodino sono verdastre. 
Non vanno mai raccolti dopo le gelate perché diventano tossici e non vanno consumati crudi.

Come pulire i chiodini

Con un coltello affilato eliminate i residui di terriccio e poi sciacquateli sotto l’acqua corrente e tamponateli con carta assorbente o un canovaccio. 
Poi bolliteli: preparate una pentola dai bordi alti, portate a ebollizione una buona quantità di acqua con un pugno di sale grosso e il succo di un limone
Quando l’acqua bolle, versate i chiodini e togliete la schiuma che si forma in superficie, aiutandovi con un mestolo forato. 
Dopo 15 minuti i vostri chiodini possono essere cotti o conservati in frigorifero o freezer.
Potete anche non bollirli e cucinarli direttamente da crudi, ma questo passaggio assicura che non restino residui di nessun genere.

Come cucinare i chiodini

Come cucinare i funghi chiodini in padella

Dopo averli lavati, sbollentati e volendo anche tagliati, cuoceteli in padella con olio extravergine, aglio e prezzemolo. Salateli e pepateli e in pochi minuti saranno pronti.
Potete utilizzarli in questo modo per condire la pasta, per insaporire una zuppa di cereali e legumi e per un semplice contorno. Sono ottimi anche su fette di pane abbrustolito con la mozzarella o le scaglie di parmigiano, se avete voglia di un aperitivo dal sapore autunnale.

Sugo con funghi chiodini

Se volete preparare un sugo con i funghi, tritateli grossolanamente dopo averli bolliti. 
In una padella fate soffriggere nell’olio extravergine di oliva dell’aglio e dello scalogno. 
Togliete lo spicchio d’aglio, unite i chiodini e la passata di pomodoro
Lasciate cuocere per un quarto d’ora, salate e aggiungete il prezzemolo fresco tritato. 
Aggiungete poi direttamente in padella la pasta scolata al dente e saltate tutto insieme per un minuto ancora.
Un consiglio: aggiungete un pizzico di peperoncino!

come preparare una cotoletta a regola d’arte

come preparare una cotoletta a regola d'arte

Croccante fuori e tenera dentro, è un piatto amato da tutti: ecco 10 consigli per preparare la cotoletta perfetta!

La cotoletta è da sempre uno dei piatti tipici della cucina lombarda, nonostante le sue origini non siano del tutto chiare ancora oggi. Il dibattito se sia nata prima la cotoletta alla milanese o la Wiener Schnitzel tiene ancora banco e un articolo apparso sul Sole 24 ore ingarbuglia ancora di più le cose: “Dai libri francesi emerge che la cotoletta alla milanese (e il Wiener Schnitzel) non sono affatto milanesi. Una ricetta del 1735, ma soprattutto il trattato “La science du maitre d’hotel”, del 1749, parla di cotolette impanate e fritte, che vengono riportate anche nelle edizioni successive del fortunatissimo libro, e arriveranno a Milano con il nome di “Cotolette rivoluzione francese”. La differenza sostanziale con la milanese consiste nella marinatura della carne in burro fuso, sale, pepe, chiodi di garofano ed erbe aromatiche, prima del passaggio nella farina, uovo e pangrattato.

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Comunque sia, la cotoletta alla milanese è un secondo di carne tutt’altro che trascurato nelle carte dei migliori ristoranti lombardi (ma non solo), e, nonostante le numerosissime varianti in circolazione, la sua carta d’identità è una e una soltanto.

L’unica cotoletta alla milanese consiste in una lombata di vitello, con l’osso, dello spessore di circa 1,5 cm. Tutte le altre sono imitazioni. E prima di impanarla, bisogna incidere la carne leggermente, con un coltello appuntito lungo il bordo connettivo, per evitare che si arricci in cottura.

Accompagnata con patate fritte, insalata o verdure miste, la cotoletta è il piatto preferito di ogni bambino, risolve con gusto una cena informale tra amici o un allegro pranzo in famiglia. La si potrebbe quasi definire un comfort food!

Prepararla a regola d’arte è tutt’altro che banale, ma con i nostri suggerimenti la cotoletta non avrà più segreti per voi. Seguite il tutorial.

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