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Spaghettoni alla crema di spinaci e gorgonzola, il primo piatto wow

La Cucina Italiana

Cremosità irresistibile, sapore inimitabile: il Gorgonzola Dop, che sia dolce o piccante, quando arriva in tavola conquista la scena, in ogni piatto. Perfino nei dolci. Con Paolo Bussolino ospite della nostra cucina di redazione, abbiamo preparato per voi 5 ricette incredibili. Qui in anteprima web, gli Spaghettoni alla crema di spinaci e gorgonzola, una ricetta facile e veloce per un pranzo o una cena da leccarsi i baffi!

Prima, conosciamo l’ingrediente

Il Gorgonzola Dop è una delle eccellenze italiane più amate, anche all’estero, dove è esportato
(dall’Europa agli Stati Uniti, fino all’Oriente e all’Australia) per la ragguardevole quota del 36% circa della produzione. È nato nel IX secolo, sembra nella omonima cittadina lombarda, vicino a Milano: secondo la leggenda, un pastore nascose del formaggio di mucca in una grotta per proteggerlo dai ladri. Mesi dopo lo ritrovò con le caratteristiche venature, date dalla tipica muffa blu. Era nato un nuovo formaggio, la cui produzione crebbe costantemente fino a conquistare, nel 1955, la denominazione di origine. Nel 1996 fu riconosciuto e registrato come prodotto Dop, nelle due tipologie dolce e piccante. Si produce con latte vaccino pastorizzato, proveniente dalle zone di origine, con l’aggiunta di fermenti lattici e muffe. Stagiona poi da 50 a 150 giorni il tipo dolce, da 80 a 270 giorni quello piccante.

SPAGHETTONI ALLA CREMA DI SPINACI E GORGONZOLA

Impegno Facile
Tempo 35 minuti

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

  • 400 g spinaci novelli puliti
  • 300 g spaghettoni o pici
  • 100 g Gorgonzola Dop dolce
  • 50 g formaggio fresco spalmabile
  • 4 fette di SpeckAlto Adige Igp
  • sale – pepe

PROCEDIMENTO

  1. Abbrustolite le fette di speck in una padella calda, voltandole sui due lati per circa 8-10 minuti a fuoco basso. Spegnete e attendete che si raffreddino, quindi sbriciolatele.
  2. Lessate gli spaghettoni in abbondante acqua bollente salata.
  3. Frullate intanto gli spinaci con il formaggio spalmabile e 50 g di gorgonzola, un goccio di acqua di cottura della pasta, sale e pepe, ottenendo una salsa verde.
  4. Versatela in una padella, scolate la pasta e mantecatela nella salsa verde.
  5. Adagiate gli spaghetti nei piatti e completateli con il gorgonzola rimasto e lo speck sbriciolato.

Chi è Paolo Bussolino?

Veterinario di professione, cuoco per passione, è molto organizzato, dalla spesa all’esecuzione del piatto, fino alla cura del suo aspetto estetico. È un grandissimo estimatore del gorgonzola in tutte le sue sfumature tanto che quando lo compra rischia di finire prima di arrivare in tavola. Tra queste ricette le sue preferite sono la torta al testo e l’hamburger, ispirate dalla passione per i cibi di strada.

Puntarelle alla romana: tutti i segreti

La Cucina Italiana

Puntarelle alla romana, il contorno per eccellenza nella Capitale Dal finire dell’autunno all’inizio della primavera, quando sono di stagione, nei mercati – e di conseguenza nei ristoranti – romani è tutto un arricciarsi di puntarelle. Perché la cosa più difficile, in realtà, non è renderle saporite, ma dar loro quella tipica forma a ricciolino che prendono solo se lavorate nel modo giusto. Abbiamo chiesto come le prepara alla cuoca di un ristorante di Trastevere fra i più veraci di Roma. Lei è Stefania Porcelli, cuoca e nipote di Checco er Carettiere, in cucina da quarant’anni, dove dice di aver imparato tutto rubando con gli occhi. Compreso il mondare e condire alla perfezione le puntarelle, che sono quelle che, in tanti anni di assaggi, abbiamo trovato fra le più equilibrate in sapidità e acidità, oltre che perfette nella consistenza. Per la cronaca: Checco er Carettiere, che dà il nome al ristorante, è un mitologico personaggio trasteverino realmente esistito. Ha iniziato la carriera portando in città il vino più buono dei Castelli, poi è diventato oste e poi… la moglie era brava a cucinare e da lì è nato tutto.

Da cicoria catalogna a puntarella alla romana: «Ci vuole pazienza!»

Per prima cosa, le puntarelle sono la parte più tenera della cicoria catalogna. Si usa il cuore della pianta e qualche fogliolina esterna più morbida, ma nient’altro. La lavorazione è una vera e propria arte: a Roma è facile trovare e acquistare l’apposito attrezzo, una specie di griglia con cui incidere dall’alto il cuore della catalogna e zac! si formano i fili. Difficilissimo, peraltro, trovarlo per esempio nel Nord Italia. Anche se, come dice Stefania, «è meglio sfilarle a mano, come si dice a Roma, così da togliere pure i fili esterni, che se no vanno fra i denti. Ci vuole tanta pazienza, ma la differenza si sente eccome». E in effetti, dal momento che si mangiano crude, è facile che qualche fibra causi il fastidioso inconveniente, salvo essere così precisi da mondarle correttamente.

Per arricciarle: acqua, ghiaccio e limone

Appena mondate si mettono a bagno in acqua, ghiaccio e limone. È il freddo che, grazie allo choc termico, aiuta a farle arricciare alla perfezione. La funzione del limone è invece di non farle annerire, in modo da conservare quella bella palette di verdi che va dal chiarissimo dei fili che vengono dal cuore della catalogna al più scuro delle foglioline.

Il condimento: un’emulsione che sa di mare

L’aglio nel condimento delle puntarelle alla romana c’è e ci deve essere, per Stefania, «ma deve essere solo un lontano ricordo perché non piace a tutti». Fondamentale il ruolo delle alici, che danno il sapore e anche la giusta componente di sale. Da Checco comprano rigorosamente quelle sotto sale e poi provvedono loro a dissalarle: «Devo vedere che cosa mi hanno portato, quando sono già in olio a stento riconosci che pesce è», commenta Stefania, che ha negli anni ha consolidato l’arte della selezione della materia prima. Quindi si fa l’emulsione con abbondante olio e aceto. «Le alici si schiacciano nel mortaio fin quasi a scioglierle, insieme all’aglio, che non deve essere presente nel piatto, ma solo al palato, poi con olio e aceto si crea l’emulsione». Volendo dare una proporzione, l’aceto è un quarto dell’olio: «Schiacciate al mortaio una decina di alici dissalate, sciacquate e asciugate bene, insieme all’aglio e, se piace, a una puntina di peperoncino. Una volta che sono diventate una poltiglia, cominciate ad aggiungere l’olio, almeno due cucchiai, e un cucchiaino di aceto. Naturalmente non serve sale perché le alici già danno il loro contributo di sapidità», avverte infine Stefania.

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