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Castel di Sangro – Campo Felice: il Giro d’Italia… per ristoranti

Castel di Sangro - Campo Felice: il Giro d'Italia... per ristoranti

La tappa numero nove del Giro d’Italia si corre sulle montagne abruzzesi. Ma tra una corsa e l’altra possiamo trovare il tempo per visitare borghi montani mozzafiato e assaggiare le prelibatezze gastronomiche di questa meravigliosa terra

Castel di Sangro – Campo Felice (Rocca di Cambio) è la nona tappa del Giro d’Italia che parte da una delle zone montane d’Abruzzo: la Maiella nella sua affascinante espressione in provincia di L’Aquila, nell’omonimo Parco Nazionale.

Inseguendo il Giro d’Italia, con tappa al ristoranti

I cronometri vengono attivati a Castel di Sangro che, per chi conosce l’area, vuol dire il seducente territorio caratterizzato dai “borghi presepe” di Rivisondoli e Pescocostanzo a pochi chilometri di distanza. Proprio alle porte di quest’ultimo, a quota 1400 metri, si trova un’insegna dalla forte connotazione regionale gestita da un trio quarantenne. È La Corniola dei fratelli cuochi Concezio e Lucia Gizzi e di Barbara di Geronimo a occuparsi dell’altra anima del ristorante, la sala. Una cucina che racconta con fedeltà, tecnica e sorriso il territorio in cui si trova, caratterizzato da boschi, piante di montagna magistralmente adoperate, funghi, allevamenti ossigenati e formaggi entusiasmanti. Tra le coccole offerte nell’elegante sala mangerete alcuni grandi piatti della tradizione con il tocco dello chef Gizzi: bastano lo spaghettone all’uovo, anatra, finocchio e pecorino, il lombetto di coniglio o il porcino con patata, nocciola e fondo di vitello per capire che la loro è una cucina di sostanza e sentimento, in cui gli ingredienti nostrani vengono esaltati dalla semplicità. E a proposito di grandi formaggi, dirigendosi verso il vicino e romantico bosco di Sant’Antonio (a una manciata di chilometri dal ristorante), sulla strada è possibile fare una breve sosta prima della ripartenza: trattasi di un giovane e talentoso produttore di formaggio, Aldo Trozzi, creatore di uno dei migliori caciocavallo su piazza; ai margini del bosco realizza i suoi formaggi a latte crudo dall’aroma di fieno e dalle diverse stagionature, dolce da fresco, pungente quando affinato.

Tra i punti d’interesse gastronomico lungo il percorso del Giro d’Italia compare uno dei più fotografati e bei borghi d’Italia: la famosa Scanno nell’Alta Valle del fiume Sagittario, conosciuta per le botteghe orafe, il lago a forma di cuore e la presenza di Gregorio Rotolo, uno degli ultimi veri pastori rimasti sul territorio italiano. Nel suo agriturismo Valle Scannese ospita i numerosi viandanti che scelgono la zona in estate. Ma non è per il ristorante che merita la visita, un’ora di conversazione con il “gigante buono”, così come è soprannominato, equivale a un viaggio intero nel mondo della più autentica pastorizia e non solo, qui vengono prodotti formaggi folgoranti, unici nel genere e di cui innamorarsi. Numerose le forme del latte da lui create, dal classico pecorino al Gregoriano (pasta molle di pecora), dal Francesco (tre latti diversi, lavorato come il gorgonzola) al virtuoso Trittico (forme grezze di 30 kg a pasta filata). E come Rotolo sempre ripete: «Non ti mettere mai in cammino se la bocca non sa di vino, non ti mettere mai in viaggio se la bocca non sa di formaggio».

Dunque dopo averlo preso in parola ci si può rimettere in carreggiata per raggiungere un’altra tappa obbligatoria attraversata dalle squadre del Giro d’Italia, Ovindoli (lungo il percorso, con una brevissima deviazione, è anche possibile visitare il borgo medievale di Aielli, reso celebre e caratteristico dai murales a firma di importanti personalità della street art internazionale). Nel centro storico di Ovindoli si vive la tipica atmosfera dei borghi di montagna italiani con vicoli ripidi e casette in pietra che si susseguono. La cucina marsicana (da cui il nome dell’orso che in queste zone vive e che potrete incontrare) è figlia di un’antica tradizione agro-pastorale che si esprime con sapori decisi. Basti pensare alle carni: la pecora alla cottora e la sua lunghissima cottura nel grande tegame di rame, il castrato con le patate o l’agnello con i peperoni. In zona, e con precisione ad Avezzano, compare un indirizzo da tenere in considerazione. Si tratta dell’osteria Mammaròssa di Franco e Daniela Franciosi. Lui cuoco di polso e testa, lei capitano della sala. La proposta parla di territorio in forte chiave moderna, con una cifra stilistica che gioca con criterio sull’innovazione di una cucina locale non ancora apprezzata come merita. I piatti che proverete, e che accoglierete sicuramente con favore, parlano delle migliori produzioni abruzzesi, valorizzate con rispetto e merito.

Non esagerate però, l’arrivo della nona tappa a Campo Felice è li ad aspettarvi!

Tortelli amari di Castel Goffredo, storia e ricetta di un piatto unico

Tortelli amari di Castel Goffredo, storia e ricetta di un piatto unico

I tortelli amari sono un piatto tipico di Castel Goffredo, in provincia di Mantova. Si chiamano così per via della particolare erba che si mette nel ripieno

La tradizione culinaria italiana è così ricca che, a volte, si trovano ricette che non superano i confini di un Comune. È questo il caso dei tortelli amari di Castel Goffredo, un piatto antico e molto “cucinato” dai castellani, ma fino poco tempo fa non molto conosciuto al di fuori delle mura domestiche. La storia recente di questo piccolo paese della provincia mantovana è legata a doppio filo a quella delle calze. Ancora oggi, buona parte dei filati e dei collant che ricoprono le gambe di migliaia di donne arrivano proprio da qua. La dimensione industriale è però relegata alla periferia. Attraversando le viuzze del centro storico, dalle bocche dei suoi abitanti e dai menu delle sue trattorie, ci si accorge che a dominare la scena è piuttosto questa particolare pasta ripiena.

Tortelli amari, l’origine del nome

Si chiamano così per la presenza nel ripieno dell’erba di San Pietro, comunemente nota anche come “erba amara”. Il nome scientifico è Balsamita major, fiorisce intorno alla fine di giugno, quando cade la ricorrenza del Santo (29 giugno). La pianta fa parte della famiglia delle mente aromatiche-balsamiche e ha, come si sarà intuito, un piacevole retrogusto amaro. La ricetta è stata tramandata di generazione in generazione, ma per lo più oralmente. Di letteratura a riguardo ce n’è davvero poca, a parte qualche ricettario conservato nelle credenze delle massaie più anziane che, assicurano, in casa loro questi tortelli si sono sempre fatti.

Dalla zucca all’erba amara il passo è breve

Nella non lontana Mantova la sfoglia la riempiono di zucca e i loro tortelli sono famosi in tutta Italia. Qui, a Castel Goffredo, invece ci mettono questa particolare erba che cresce ancora oggi spontanea nei giardini e negli orti delle case. L’idea di sostituire la cucurbitacea con la pianta aromatica deve essere venuta a qualche massaia che, in tempi di magra, con il poco che aveva, si sarà ingegnata a creare un nuovo piatto. La fama non è paragonabile a quella dei tortelli mantovani, ma ultimamente anche i tortelli amari stanno iniziando a uscire allo scoperto.

Nella ricetta “pubblica” tutti gli ingredienti

Solo alcune delle “risidure” (termine dialettale per definire le donne che gestiscono la casa) conoscono la ricetta originale, che mantengono però gelosamente segreta per riservare il piatto verace ad amici e parenti. Quella di seguito è la versione pubblica. Per la sfoglia occorrono 300 grammi di farina 00, tre uova e un tuorlo. Gli ingredienti per il ripieno sono: 600 grammi di erbette, 80 grammi di burro, 50 grammi di salvia, un uovo, una cipolla, uno spicchio d’aglio, 20 foglie di erba amara, 40 grammi di pane grattugiato, 80 grammi di grana padano, pepe sale e noce moscata.

Ecco come si prepara il ripieno

Per prima cosa pulire e sbollentare le erbette in acqua salata. Poi scolarle, cercando di eliminare tutto il liquido in eccesso, e tagliarle – non troppo fini – con il coltello. Soffriggere nel burro la salvia, la cipolla e l’aglio. Una volta insaporite anche le erbette unirle in una ciotola con le uova, il grana padano, il pane grattugiato, la salvia, la cipolla e l’aglio, la noce moscata, il pepe e il sale. Amalgamare il tutto e in ultimo aggiungere l’erba amara tritata cruda. Preparare la sfoglia di pasta all’uovo tagliata a quadratini, farcire con un cucchiaino di ripieno e piegare a triangolo. Cuocere in acqua salata e servire con una spolverata di buon formaggio grattugiato e un cucchiaio di burro fuso e salvia croccante.

Alla Festa del Tortello Amaro di Castel Goffredo per magiare quelli veri

I forestieri hanno un’unica chance per poter assaporare quelli veramente originali ed è la Festa del Tortello Amaro, quest’anno in programma dal 13 al 16 giugno al Parco la Fontanella. In quest’occasione saranno le massaie in persona a mettersi all’opera, offrendo a chi non è del posto la possibilità di assaggiare i veri Tortelli Amari di Castel Goffredo oppure i Tortelli Amarissi, «proprio come piacciono ai castellani». Anche il resto del menu sarà tutto a base di piatti cucinati con quest’erba: brasato di coppa di maiale con polenta amara, polenta amara con formaggio straccone, Amarburgher con patatine, torta del Buon Umore, Gelato Amaro e GranitinAmara. Per chi invece non riuscisse ad andare alla festa può sempre provarli in alcuni ristoranti del paese, come La Viola, La Pialla, Il Roccolo, oppure nei paesi limitrofi come al Selvole che si trova nell’omonima frazione, alla trattoria Da Laura nella frazione Perosso, all’Agriturismo San Lorenzo nella frazione di Casalpoglio.

Ricerche frequenti:

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