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Tagliatelle di calamari – Ricetta di Misya

Tagliatelle di calamari

Innanzitutto, se non li avete comprati già puliti, provvedete alla pulizia dei calamari (qui la guida per farlo al meglio).
Mondate e tritate la cipolla e fatela appassire con olio in una casseruola, quindi unite i piselli e l’acqua e lasciate cuocere per 10 minuti

Trasferite in un mixer, condite con sale e pepe e frullate fino ad ottenere una crema liscia.

Prendete le teste dei calamari e tagliatele a listarelle larghe circa 1 cm per creare le tagliatelle.

Preparate un’emulsione con aglio, olio, sale, pepe, succo di limone ed erba cipollina, conditeli e lasciateli riposare per almeno 5-10 minuti.

Trasferite le tagliatelle e la marinatura in un padella e cuocete per circa 5 minuti a fiamma media, mescolando ogni tanto, quindi lasciate almeno intiepidire.

Le tagliatelle di calamari sono pronte, non vi resta che impiattarle sulla loro vellutata e servirle.

Ricetta Calamari ripieni: ricetta classica che profuma di mare

Ricetta Calamari ripieni: ricetta classica che profuma di mare

Il calamaro ripieno è un piatto tipico di diverse regioni italiane. Nella sua versione più semplice, il ripieno è preparato con i tentacoli del calamaro stesso, mollica o pangrattato e uovo, aglio e prezzemolo. La ricetta, però, si presta a infinite variazioni, con il ripieno che può prevedere aggiunte di tutti i tipi, dal pomodoro ad altre verdure, fino a salumi e varie erbe aromatiche. 

Come scegliere i calamari? Al momento dell’acquisto in pescheria, scegliete molluschi non troppo grossi e di grandezza omogenea tra loro: in questo modo saranno più teneri e cuoceranno tutti uniformemente. Tenete conto che le carni del calamaro si ritirano in cottura, perciò non dovrete riempire troppo i sacchi, ma fermarvi circa 2-3 cm sotto l’imboccatura per non rischiare che il ripieno fuoriesca. 

I calamari, come gli altri molluschi della famiglia (seppie, totani, moscardini) si devono cuocere brevemente oppure molto a lungo: se il ripieno della ricetta richiede cottura, i molluschi dovranno prima essere rosolati e poi cotti per un totale di 25-30 minuti. Se il ripieno invece fosse già cotto, basterà una veloce rosolatura. In entrambi i casi, la padella deve essere molto calda all’inizio, per permettere una buona reazione di Maillard che crei una crosticina saporita sulla superficie del calamaro.  

Papa Francesco: i calamari ripieni e altre curiosità a tavola

La Cucina Italiana

Papa Francesco è forse il papa più intervistato della storia, ma nessuno gli ha ancora chiesto la ricetta dei calamari ripieni. «Jorge cucina benissimo, fa dei calamari ripieni da urlo», confidò in una intervista la sorella del pontefice, Maria Elena Bergoglio, pochi giorni dopo l’elezione a pontefice del fratello. Da quel 13 marzo 2013, Bergoglio non ha più avuto occasione di mettersi ai fornelli e la ricetta di quella pietanza «da urlo» rimane un segreto ben custodito.

Il merito delle abilità culinarie del papa è della mamma Regina Maria, la quale a sua volta aveva imparato i segreti di cucina da Rosa, la nonna paterna di Bergoglio, emigrata in Argentina dall’Italia. Erano abbondanti e lunghi i pranzi in casa Bergoglio, soprattutto la domenica, quando le donne di casa ci davano dentro con i piatti della tradizione: risotti, pasta fatta in casa, pollo al forno, dolci.

Il giovane Jorge Mario gettava un occhio in cucina, memorizzando i gesti sapienti della mamma e della nonna. «Mia madre», ha raccontato Bergoglio nel libro intervista El Jesuita, pubblicato in Argentina nel 2010, «rimase paralitica dopo aver partorito l’ultimo figlio, il quinto. Quando tornavamo da scuola, la trovavamo seduta a pelare patate, con tutti gli altri ingredienti per il pranzo già disposti. Ci diceva come dovevamo mescolarli e cucinarli».

Così Bergoglio, anche da semplice prete e poi da vescovo, si è sempre trovato a suo agio fra pentole e fornelli. Quando era professore al Collegio Massimo, il futuro papa cucinava per i suoi studenti la domenica, giorno di riposo per i cuochi. «Ci ha sempre preparato una fantastica paella», ha ricordato il suo confratello gesuita, padre Angel Rossi. A chi gli ha chiesto se sia davvero un buon cuoco, Bergoglio ha risposto: «Beh, non ho mai ammazzato nessuno col mio cibo».

Eletto papa, Jorge Mario Bergoglio, non ha voluto occupare l’appartamento pontificio. Per lui, quindi, niente servizio di cucina personale. Nessun cuoco privato e neanche, come spesso accade per gli ecclesiastici, suore cuciniere. Papa Francesco dorme in un piccolo appartamento della Domus Santa Marta e consuma i pranzi e le cene nella mensa comune.

Il papa viene servito a un tavolo defilato. La cucina è semplice e non diversa da quella di molte altre mense: primi di pasta o di riso, zuppe, secondi di carne e di pesce, verdure, insalata, frutta. Si beve vino bianco e rosso, in genere piemontese. Sulla tavola del papa arrivano anche i prodotti delle fattorie delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo: latte, ricotta, yogurt, formaggi, carne, verdure e un ottimo miele. Probabilmente il papa ha gustato anche i regali che gli ha portato la regina Elisabetta d’Inghilterra in occasione della sua visita in Vaticano nell’aprile del 2014, tutti prodotti delle tenute reali, anzi, «del mio giardino», come disse la regina al momento dello scambio dei doni: miele, dodici uova, costate di manzo, succo di mela, sidro, chutney, marmellate, shortbread, tè e anche una bottiglia di whisky.

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