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Arancini di riso al pistacchio

Arancini di riso al pistacchio

Fate dorare la cipolla tritata con il burro in un tegame antiaderente.
Unite il riso e lasciatelo tostare, quindi aggiungete il brodo caldo poco per volta e portate a cottura.

Nel frattempo preparate un pesto di pistacchi: tenete da parte 25 gr di pistacchi che ridurrete in granella e frullate il resto (50 gr) con un filo d’olio fino ad ottenere una pasta.

Infine condite con il pesto di pistacchi, la granella e il parmigiano, mescolate bene, aggiustate di sale e lasciate raffreddare.

Tagliate scamorza e mortadella a cubetti.

Prendete 1-2 cucchiai di riso per volta, mettete al centro qualche cubettino di scamorza e mortadella e richiudete, creando una sfera.

Sbattete le uova con latte e un pizzico di sale e passate gli arancini, uno per volta, prima nelle uova e poi nel pangrattato.

Infine friggeteli, pochi per volta, in abbondante olio di semi ben caldo, girandoli per farli dorare in maniera uniforme.
Una volta ben dorati, scolateli con una schiumarola su carta da cucina.

I vostri arancini al pistacchio sono pronti, serviteli caldi o almeno tiepidi.

Cavolo cappuccio: 13 ricette facili

La Cucina Italiana

Amate il cavolo cappuccio? Le ricette per assaporare questa sottospecie della ben nota Brassica oleracea sono tante e tutte gustose, quindi preparatevi per una cucinata ricca di gusto e… di nutrienti. Sì, perché non solo il cavolo cappuccio è gustosissimo ma è anche un ingrediente tra i più ricchi dal punto di vista nutrizionale, leggero e versatile in cucina.

Cavolo cappuccio: proprietà

Questo ortaggio, infatti, è ricco di vitamine, antiossidanti, calcio, omega 3 e 6, ferro e fibre, ottimo per i regimi alimentari ipocalorici in quanto è povero di grassi e ricco di fibre, con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

In cucina, come detto, le ricette con il cavolo cappuccio sono davvero tante: si può mangiare crudo in insalata, in primi e secondi piatti, ma anche come contorno piuttosto nutriente e saporito. È semplice da pulire e preparare: un ingrediente davvero prezioso e gustoso.

Il cavolo cappuccio si può trovare sia verde che viola, ma il gusto non cambia!

3 ricette facili con il cavolo cappuccio

Prima di lanciarci nella gallery in cui il cavolo cappuccio viene utilizzato per arricchire tanti gustosi piatti, scopriamo 3 ricette con il cavolo cappuccio che si possono preparare a casa in modo semplice.

Cavolo cappuccio in umido

Ingredienti

  • 1 kg di cavolo cappuccio
  • 1 spicchio di aglio
  • 20 cl di concentrato di pomodoro
  • 20 cl di vino bianco
  • olio extravergine d’oliva qb
  • sale qb

Procedimento

  1. Iniziate lavando la verdura, eliminando le foglie esterne, e facendo a listarelle sottili tutte quelle rimaste.
  2. Mettete in una padella antiaderente abbastanza capiente uno spicchio di aglio con due cucchiai abbondanti di olio extravergine di oliva e aggiungete le foglie di cavolo cappuccio, lasciando cuocere la verdura per circa 10 minuti, regolando di sale.
  3. Quando il cavolo cappuccio è appassito aggiungete il vino bianco, alzando il fuoco e facendo evaporare l’alcol velocemente. Unite il concentrato di pomodoro diluito in una tazzina di acqua calda e continuate la cottura a fuoco molto basso e con la pentola coperta per circa un’ora, mescolando di tanto in tanto. Se vi piace potete anche fare il cavolo cappuccio in umido leggermente piccante, aggiungendo un cucchiaino di peperoncino in polvere durante la cottura.

Pasta con cavolo cappuccio e gamberi

Ingredienti

  • 400 g di pasta corta tipo penne rigate
  • 300 g di cavolo cappuccio
  • 150 g di gamberi
  • 20 cl di vino bianco
  • 1 spicchio di aglio
  • olio extra vergine di oliva q.b.
  • sale, zafferano, pepe nero

Procedimento

  1. Se siete alla ricerca di un primo piatto con il cavolo cappuccio che abbini al sapore della verdura il prezioso gusto del pesce provate questo, semplice e veloce da fare a casa.
  2. Iniziate pulendo i gamberi (se li avete presi freschi e non già sgusciati o surgelati) e lavate e tagliate a listarelle il cavolo cappuccio. Mettete a bollire l’acqua per la pasta e, in una padella antiaderente, mettete due cucchiai di olio con uno spicchio di aglio, aggiungendo subito dopo la verdura. Aggiungete il pepe e un cucchiaino di zafferano, regolate di sale e fate appassire la verdura aggiungendo un mestolo di acqua di cottura.
  3. Mettete a cuocere la pasta e toglietela quando mancano circa 3 minuti al tempo indicato nella confezione, facendo proseguire la cottura nella pentola con il cavolo cappuccio e aggiungendo anche i gamberi, il vino e (se necessario) ancora un po’ di acqua. Fate evaporare l’alcol a fuoco alto e poi abbassate e continuate a cuocere la pasta fino alla cottura desiderata.

Involtini di cavolo cappuccio

Ingredienti

  • 400 g di cavolo cappuccio
  • 200 g di macinato di manzo
  • 1 carota
  • 1 gambo di sedano
  • 1 cipolla
  • 20 cl di vino bianco
  • brodo vegetale qb
  • formaggio grattugiato qb
  • sale, pepe

Procedimento

  1. Iniziate la preparazione di questo secondo piatto con il cavolo cappuccio lavando la verdura e tenendo da parte le foglie più grandi, ne serviranno 8 per 8 involtini. Fatele bollire in acqua per circa 3 minuti, giusto il tempo di farle appassire.
  2. Mettete a cuocere in una padella con due cucchiai di olio extra vergine di oliva, la cipolla tritata finemente, il resto del cavolo cappuccio sminuzzato e il macinato di carne. Aggiungete il vino bianco, facendolo sfumare a fuoco alto e continuate a cuocere fino alla completa cottura della carne. Aggiustate di sale e di pepe e spolverate con il formaggio grattugiato.
  3. Dividete il preparato in ogni foglia di cavolo cappuccio e arrotolatele, fermandole poi con uno stecchino. Fate cuocere gli involtini nella stessa padella che avete usato per il ripieno, aggiungendo un po’ di olio e due mestoli di brodo vegetale.
  4. Basteranno circa 15 minuti, girando di tanto in tanto gli involtini. Aggiungete ancora un po’ di formaggio grattugiato prima di portare il piatto a tavola.

Cavolo cappuccio: le altre 10 ricette da provare

10 ricette con il cavolo cappuccio

Puntarelle alla romana: tutti i segreti

La Cucina Italiana

Puntarelle alla romana, il contorno per eccellenza nella Capitale Dal finire dell’autunno all’inizio della primavera, quando sono di stagione, nei mercati – e di conseguenza nei ristoranti – romani è tutto un arricciarsi di puntarelle. Perché la cosa più difficile, in realtà, non è renderle saporite, ma dar loro quella tipica forma a ricciolino che prendono solo se lavorate nel modo giusto. Abbiamo chiesto come le prepara alla cuoca di un ristorante di Trastevere fra i più veraci di Roma. Lei è Stefania Porcelli, cuoca e nipote di Checco er Carettiere, in cucina da quarant’anni, dove dice di aver imparato tutto rubando con gli occhi. Compreso il mondare e condire alla perfezione le puntarelle, che sono quelle che, in tanti anni di assaggi, abbiamo trovato fra le più equilibrate in sapidità e acidità, oltre che perfette nella consistenza. Per la cronaca: Checco er Carettiere, che dà il nome al ristorante, è un mitologico personaggio trasteverino realmente esistito. Ha iniziato la carriera portando in città il vino più buono dei Castelli, poi è diventato oste e poi… la moglie era brava a cucinare e da lì è nato tutto.

Da cicoria catalogna a puntarella alla romana: «Ci vuole pazienza!»

Per prima cosa, le puntarelle sono la parte più tenera della cicoria catalogna. Si usa il cuore della pianta e qualche fogliolina esterna più morbida, ma nient’altro. La lavorazione è una vera e propria arte: a Roma è facile trovare e acquistare l’apposito attrezzo, una specie di griglia con cui incidere dall’alto il cuore della catalogna e zac! si formano i fili. Difficilissimo, peraltro, trovarlo per esempio nel Nord Italia. Anche se, come dice Stefania, «è meglio sfilarle a mano, come si dice a Roma, così da togliere pure i fili esterni, che se no vanno fra i denti. Ci vuole tanta pazienza, ma la differenza si sente eccome». E in effetti, dal momento che si mangiano crude, è facile che qualche fibra causi il fastidioso inconveniente, salvo essere così precisi da mondarle correttamente.

Per arricciarle: acqua, ghiaccio e limone

Appena mondate si mettono a bagno in acqua, ghiaccio e limone. È il freddo che, grazie allo choc termico, aiuta a farle arricciare alla perfezione. La funzione del limone è invece di non farle annerire, in modo da conservare quella bella palette di verdi che va dal chiarissimo dei fili che vengono dal cuore della catalogna al più scuro delle foglioline.

Il condimento: un’emulsione che sa di mare

L’aglio nel condimento delle puntarelle alla romana c’è e ci deve essere, per Stefania, «ma deve essere solo un lontano ricordo perché non piace a tutti». Fondamentale il ruolo delle alici, che danno il sapore e anche la giusta componente di sale. Da Checco comprano rigorosamente quelle sotto sale e poi provvedono loro a dissalarle: «Devo vedere che cosa mi hanno portato, quando sono già in olio a stento riconosci che pesce è», commenta Stefania, che ha negli anni ha consolidato l’arte della selezione della materia prima. Quindi si fa l’emulsione con abbondante olio e aceto. «Le alici si schiacciano nel mortaio fin quasi a scioglierle, insieme all’aglio, che non deve essere presente nel piatto, ma solo al palato, poi con olio e aceto si crea l’emulsione». Volendo dare una proporzione, l’aceto è un quarto dell’olio: «Schiacciate al mortaio una decina di alici dissalate, sciacquate e asciugate bene, insieme all’aglio e, se piace, a una puntina di peperoncino. Una volta che sono diventate una poltiglia, cominciate ad aggiungere l’olio, almeno due cucchiai, e un cucchiaino di aceto. Naturalmente non serve sale perché le alici già danno il loro contributo di sapidità», avverte infine Stefania.

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