Tag: antipasti semplici

Come preparare dolci buonissimi spendendo poco

Come preparare dolci buonissimi spendendo poco

Spendere poco e fare un figurone? Si può con i cinque dessert che abbiamo selezionato per voi. Bellissimi da vedere, buonissimi da mangiare e facili da fare

Ecco a voi una selezione di dessert da capogiro perfetti per tutte le occasioni e super economici.

Crème caramel

Il crème caramel è quel dolce al cucchiaio che dovete preparare almeno una volta nella vita perché è un classico e anche abbastanza facile da fare. Per farlo bastano pochi semplici ingredienti quindi costerà pochissimo ma farete un figurone con i vostri ospiti!
Può essere fatto con uno stampo classico, oppure in monoporzioni.
Occhio alla cottura perché se non è abbastanza compatto si rompe.

Pavlova

La pavlova è uno dei dessert più elegante che ci sia.
Bianco e spumoso come la neve e zuccherino come solo le meringhe sanno essere, infatti è fatto solo con albumi e zucchero.
La cosa bella di questo dolce è che potete arricchirlo poi con panna montata o crema pasticciera e tanta frutta colorata per trasformarlo in una vera opera d’arte.

Le mele ripiene

Le mele ripiene e cotte in forno sono il dessert che non ti aspetti: una coccola a fine pasto, da gustare tiepide e con un accompagnamento cremoso a base di gelato, panna o crema.
Con cosa riempire le mele?
Potete sbizzarrirvi con della frutta secca come nocciole e mandorle tritate, oppure uvetta e pinoli, oppure fichi secchi e datteri tritati.
Per una variante molto golosa, usate dei biscotti sbriciolati: i migliori sono gli amaretti.
Per svuotare l’interno della mela utilizzate un togli torsolo e scavatele per bene per eliminare tutti i semini.
Una volta riempite, irroratele con succo di arancia, cospargetele con zucchero di canna e cannella e infornate a 180° per 25 minuti, o comunque finché le mele non saranno morbide.

Mele ripiene.
Mele ripiene.

Gelato fatto in casa

Lo chiamiamo gelato facile per due emotivi: si prepara con due ingredienti e senza gelatiera.
Gli ingredienti sono latte condensato e panna fresca (montata) in egual quantità.
Una volta mescolato tutto con una frusta elettrica riponete il gelato in un contenitore e lasciatelo in freezer per tre ore circa.
Per renderlo più morbido aggiungete una parte alcolica come una tazzina di rum o di crema al whisky.
Potete anche arricchirlo con dei biscotti sbriciolati, gocce di cioccolato o creme spalmabili.
È un ottimo accompagnamento per le mele cotte, per lo strudel o per pandoro e panettone a Natale.

Galette di frutta

La galette è una crostata facilissima, ripiena di frutta fresca, che si prepara con una base di pasta brisè che non deve essere perfetta, anzi… questa torta è bella nella sua imperfezione!
Non regolare nei bordi e rustica a suo modo, la galette di frutta è il dolce che tutti possono preparare senza difficoltà e in pochi minuti.
Costa poco, è buonissima e perfetta in ogni occasione!

Scoprite nella gallery tutte le idee

La bontà della nostra biodiversità

La bontà della nostra biodiversità

A colloquio con un Docente di storia dell’Alimentazione, un Consorzio vinicolo e con una storica azienda proiettata nel futuro. Per assaggiare la bellezza e la pluralità delle nostre eccellenze

Questa nuova serie di webinar sul portale ilfuturocheciaspetta.lacucinaitaliana.it parte da una domanda che è anche il simbolo di uno stile di vita: Perché in Italia si parla sempre di cucina?

Maddalena Fossati Dondero, Direttore de La Cucina Italiana ha dialogato con Massimo Montanari, Docente di Storia medievale e Storia dell’alimentazione Università di Bologna sulle molteplici identità della cucina italiana, ma anche di stagionalità, e di valore culturale e storico della nostra alimentazione «tutti hanno presente, nel mondo la cucina italiana e i nostri piatti-simbolo. Ma in realtà la nostra cucina è fatta di cose diverse. L’identità nazionale italiana è qualcosa che denota appartenenza, ma è fatta di una pluralità questa identità. Esempio? C’è un archetipo nazionale che è indiscutibilmente la pasta. Ma da quante ricette è composta la pasta e quante parole e quanti condimenti ci sono per la pasta? Solo di formati se ne contano 300 e più di 1700 modi diversi per chiamarli: è davvero il trionfo della biodiversità culturale», ha commentato lo studioso con un calzante esempio.

La spesa? Sempre più Green

Ecco una delle grandi domande del nostro tempo: «È possibile comprare etico al supermercato?». Abbiamo risposto grazie al prezioso aiuto di Sergio Bertini, Direttore di Iper Arese e di Valter Businaro, titolare dell’Azienda Agricola Businaro, affrontando la questione a partire dalla terra, dal seme.
Ci siamo interrogati per scoprire quale sia il ruolo del tempo in rapporto alla qualità e alla varietà dei prodotti che mangiamo (troviamo le diverse tipologie di verdure in grande distribuzione? teniamo in considerazione la stagionalità degli ingredienti?) e alla sostenibilità (riusciamo a rispettare l’ambiente quando facciamo la spesa?).
Dal campo al banco del supermercato, al menu dei ristoranti presenti all’interno di alcuni punti vendita, abbiamo fatto il punto per capire dove stiamo andando e come si stanno comportano i consumatori.

Che tempo farà? La viticoltura etica parte dalle Colline del Prosecco (Patrimonio Unesco)

Quale impatto hanno i cambiamenti climatici sulla produzione di vino e sulla tutela del paesaggio? Ne abbiamo parlato con il dottor Diego Tomasi, appena nominato direttore del Consorzio Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene e con Piero Benvenuti, professore emerito di Astrofisica all’Università di Padova.
Quello del Conegliano e Valdobbiadene è tra i pochi territori vinicoli al mondo protetto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità; come ha ricordato il direttore Diego Tomasi, è caratterizzato da un paesaggio «ricco di ripide colline e di biodiversità, forgiato nei secoli dal sapiente lavoro dell’uomo che, ancora, pratica a mano molte delle lavorazioni in vigna, compresa la vendemmia».
Per tutelarlo è stato messo a punto un protocollo viticolo che con l’aiuto delle tecnologie più moderne indirizza i viticoltori nella scelta delle migliori pratiche da intraprendere e si pone come obiettivo ambizioso quello di rendere biologica l’intera produzione delle uve in un futuro prossimo. La zona ha già vietato da qualche anno l’utilizzo del glifosate, una molecola di sintesi per la gestione dell’erba, che qui viene tagliata meccanicamente, rendendo così quello di Conegliano e Valdobbiadene il più ampio territorio d’Europa in cui questo prodotto chimico dannoso per l’ambiente è bandito. Un impegno per il futuro che passa dalla campagna alla bottiglia, in modo ormai indissolubile.

L’espresso e Milano: una storia d’amore (e di contemporaneità)

Ripercorriamo, tra storia e piccole leggende, la storia dell’espresso, grande vanto della nostra tradizione, conosciuto nel mondo e ripercorriamo, in un piccolo racconto, la sua evoluzione. Una storia che si interseca con l’azienda Gaggia e inizia a Milano negli anni Trenta. Nel cuore storico della città, in viale Premuda, il geniale barista Achille Gaggia, nel magazzino del bar di famiglia inizia la ricerca dell’espresso perfetto. Dopo molti tentativi e sperimentazioni, il 5 settembre 1938 deposita un brevetto che cambierà la sua storia e che creerà una tradizione che si è evoluta fino ad arrivare ad oggi. Percorriamo con l’azienda anche il tema della sostenibilità, del riciclo virtuoso dei fondi di caffè alla produzione 100% italiana delle macchine che hanno portato il piacere della tazzina  “Italian way” in giro per il mondo. Infine, discutiamo dell’internazionalizzazione del caffè da bar, l’espresso, tipicamente italiano, attraverso le macchine professionali da casa, che hanno reso possibile una personalizzazione sartoriale della «tazzina».

Si ringrazia per la collaborazione Iper La Grande I, il Consorzio del Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene, Gaggia Milano.

Orietta Berti: i biscotti della nonna e il sugo d’uva

Orietta Berti: i biscotti della nonna e il sugo d’uva

La cantante, che torna in Tv come giudice di “The Voice Senior” su Rai 1, ci svela i suoi segreti in cucina e una ricetta emiliana tutta da impastare. «A casa però lo chef è mio figlio Omar»

Stabile come un impasto ben lievitato il successo di Orietta Berti sembra non conoscere battute d’arresto. Dopo il tormentone estivo con ritornello vintage, Mille, con Fedez e Achille Lauro, ora l’usignolo di Cavriago torna in Tv come giudice di The Voice Senior, su Rai 1 dal 26 novembre, con Antonella Clerici. Ottima cuoca, emiliana doc, Orietta non nasconde mai il suo lato casalingo-gourmand, cosa che ha spinto un brand di farine, Lo Conte a metterla (letteralmente) con le mani in pasta per il lancio, ça va sans dire, di Milleusi novità della linea Le Farine Magiche. Il nome, che richiama il simpatico single, in realtà è dovuto alla sua formula passe-partout che semplifica e facilita la cucina di casa perché è perfetta per tutti i tipi di preparazione sia a lievitazione istantanea sia lievitazione breve (2-3 ore) o media (6 ore). Un ingrediente, tra il tradizionale e l’hi-tech che ha incontrato la simpatia di Orietta, certo, ma anche di molti italiani dato che il trend dell’impasto home made, che tanto ha tenuti attivi gli italiani in lockdown, non sembra arrestarsi. Almeno quanto il rinnovato successo di Orietta. L’abbiamo raggiunta in cucina per farci raccontare un fragrante pezzo di vita.  

Come giustifica questa irresistibile attrazione per le farine?
«Adoro preparare la focaccia e i cappelletti fatti in casa. Una buona farina o un preparato ben calibrato ti facilitano la vita e invogliano a cucinare più spesso».

Qual è l’impasto più bizzarro in cui si è cimentata?
«I biscotti dell’Orietta, preparati insieme al mio caro amico fornaio naïf Giordano Ghini, che regaliamo ai miei amici per le festività e le ricorrenze. Sono buonissimi: arrivano da una ricetta di mia nonna di tanti anni fa».

Ci regalerebbe una ricetta a base di farina cui è particolarmente affezionata e un aneddoto a lei legato?
«Sicuramente il sugo d’uva, un dolce tipico emiliano e relativo a questo periodo autunnale di vendemmia. È un “dolce” anomalo, ma che mi fa tornare alla mente tantissimi ricordi dell’infanzia, della mia mamma e della mia nonna. È una sorta di budino di vino che si cucina con il mosto dell’uva (può essere fatto con il mosto di vino rosso oppure con il mosto di vino bianco) e con la farina. La ricetta è molto semplice, ecco come prepararla».

Ingredienti

1 litro e mezzo di mosto di vino
farina Milleusi Le Farine Magiche
3 noci intere
1 pentola grande
1 cucchiaio di legno
1 setaccio o colino

Procedimento

«Si calcola 1 cucchiaio di farina per ogni bicchiere di mosto di vino versato nella pentola. Vuotare tutto il vino nella pentola insieme alle tre noci intere ben lavate. Accendete il fuoco basso e aggiungete a neve piano piano i vari cucchiai di farina con un piccolo setaccio o colino. Continuate a mescolare fino a esaurire tutti i cucchiai di farina. Proseguite fino a quando il “sugo” non arriva a bollitura. Una volta pronto versatelo in scodelle grandi o piccole e mettete in frigo. Va servito freddo ed è molto versatile: ci si può farcire torte, crostate e biscotti».

Orietta, ma alla fine qual è il suo tocco magico in cucina?
«L’improvvisazione, nel bene e nel male. Funziona sempre».

Quali e quanti tipi di farina usa abitualmente?
«Sono una fan della 100% Manitoba, Milleusi, farina tipo 1, farina integrale ai 5 cereali e la farina Manitoba per salati. Quelle di Farine Magiche, anche per il preparato per focacce, sono davvero ottime».

Ama impastare da sola o in compagnia? Nel caso, a chi ha trasmesso la sua passione per la cucina, in famiglia?
«Sempre in compagnia: deve essere un lavoro corale. Infatti mio figlio Omar è molto molto bravo a cucinare, devo avergli trasmesso la mia passione».

Essendo emiliana avrà un segreto per fare pasta fresca e piadina: ce li potrebbe raccontare?
«Il segreto è la sfoglia: io l’ho imparata a fare a Celebrity MasterChef.  Prima facevo dei buchi grandi alla sfoglia; li mi spiegarono di non esagerare e di preparare la sfoglia a piccoli pezzi, cosi si tira meglio».

Ormai i suoi look di scena sono diventati celebri: che cosa indossa nella sua cucina?
«Niente di troppo complicato, in realtà: abiti da giorno».

Che cosa preparerà a Natale?
«Non lo so, chiederò consiglio a mio figlio Omar, è lui il vero chef di casa».

Il nostro giornale ha candidato la cucina di casa italiana come Patrimonio Unesco: che cosa ne pensa?
«È doveroso: è un valore aggiunto per lo stile di vita italiano che è segno di benessere e salute in tutto il mondo».

Qual è il piatto italiano che considera un autentico capolavoro?
«I cappelletti in brodo, che tra l’altro, attenzione, a Parma si chiamano anolini in brodo e a Bologna tortellini in brodo».

Ricerche frequenti:

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