5 regole di base per preparare un buon cocktail anche a casa

5 regole di base per preparare un buon cocktail anche a casa

Dagli strumenti essenziali alla scelta degli ingredienti: il bartender Carlo Simbula ci regala qualche consiglio per muovere i primi passi nel mondo dei drink

In caso di fame o di improvvisa voglia matta e incontenibile di qualcosa di buono, tutti quanti abbiamo le basi necessarie per cucinare in casa almeno un piatto di pasta. E se invece il nostro desiderio fosse quello di un buon cocktail, da sorseggiare come aperitivo, o come speciale dopocena con musica in sottofondo? Probabilmente non saremmo altrettanto pronti, e rischieremmo di combinare qualche pasticcio anche alle prese con un semplicissimo Spritz. O un più che basilare Gin Tonic. «Questo perché per molti di noi il drink è ancora legato esclusivamente al mondo dei bar, dei pub e delle discoteche. E quindi viene meno anche l’attenzione per i passaggi più semplici. Ma imparare, a poco a poco, è assolutamente possibile, anzi, direi divertente». Chi parla, dal retro dell’elegante bancone del The Spirit di Milano, è il bartender Carlo Simbula, che armato di shaker e tanta, tantissima pazienza ha deciso di aiutarci a iniziare con il piede giusto il nostro viaggio domestico nell’universo dei cocktail. Partendo da questi 5 consigli fondamentali.

La qualità degli ingredienti

Così come accade in cucina, quando prepariamo un arrosto o una torta salata ai funghi, anche quando siamo alle prese con un drink è necessario prestare la massima attenzione agli ingredienti che utilizziamo. Partire da un distillato di qualità, che si tratti di vodka o di rum, è assolutamente fondamentale. Ma attenzione a non sottovalutare le componenti non alcoliche della ricetta: una buona acqua tonica, una ginger beer di buon livello e persino una foglia di menta fresca possono cambiare radicalmente il risultato finale della nostra creazione.

Foto: Stefano Pesce

L’importanza del ghiaccio

La maggior parte dei cocktail che possiamo preparare a casa prevede una generosa presenza di ghiaccio nel bicchiere. Che inevitabilmente va a sciogliersi a poco a poco all’interno del drink, mentre lo sorseggiamo. Meglio dunque non lesinare sulla qualità di questo ingrediente: prepariamolo con acqua naturale, magari fatta prima bollire in pentola per eliminare le impurità più grossolane. Certo, ottenere un ghiaccio limpido e trasparente come quello dei migliori bar senza attrezzature professionali può essere molto complicato, ma ricavare qualche cubetto di buona fattura anche a casa è possibile.

Un piccolo set di strumenti

Come ogni arte che si rispetti, anche la mixology richiede i suoi strumenti dedicati. Per iniziare, in particolare, se ne consigliano due: lo shaker, ovvero quella sorta di recipiente richiudibile che permette di mescolare con energia – o shakerare, appunto – i vari ingredienti prima di versarli nel bicchiere; e il jigger, lo speciale misurino che consente di tenere sotto controllo le quantità di alcolici e toniche in aggiunta. Perché andare a occhio, come si suol dire, si può, ma è meglio aspettare di avere accumulato una certa esperienza.

Foto: Cristian Castelnuovo

A ogni cocktail il suo bicchiere

Spulciando le ricette dei vari drink è talvolta possibile trovare un riferimento diretto al bicchiere da utilizzare per la presentazione. Questo perché – come accade anche per i vini – forme, profondità e ampiezza possono andare a esaltare o a smorzare le caratteristiche aromatiche e gustative di quello che stiamo per sorseggiare. In linea generale, però, il consiglio resta quello di non mortificare ciò che abbiamo preparato: no categorico ai bicchieri di plastica, dunque, e un grande sì a un bicchiere bello e funzionale.

Passo dopo passo, partendo da ricette semplici

Così come non è possibile pensare di incominciare la propria esperienza in cucina con una Saint Honoré, allo stesso modo anche per i cocktail è meglio iniziare da qualche ricetta semplice. Almeno per i primi tempi, dunque, lasciamo perdere drink a base di ingredienti sifonati o acidi in polvere da aggiungere alla preparazione. Concentriamoci invece sui vari Negroni, Americano e via dicendo: a poco a poco si accumulerà l’esperienza necessaria per passare ad alternative più elaborate. E, perché no, per iniziare anche a creare qualcosa di originale, lanciando volare la propria creatività a colpi di shaker.

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